TEMPI: L’IMPROVVISAZIONE DEL GOVERNO E L’ALTERNATIVA POSSIBILE

LE MISURE CHE NON COMPAIONO NELLA MANOVRA E CHE POTREBBERO ESSERE RISOLUTIVE: UNA RIFORMA SERIA DEL DIRITTO SINDACALE E DEL LAVORO, LA DISMISSIONE DEL PATRIMONIO PUBBLICO MALE UTILIZZATO, L’ELIMINAZIONE DRASTICA DELL’EVASIONE FISCALE MEDIANTE LA CIRCOLAZIONE INFORMATICA DEL DENARO

Intervista a cura di Massimo Giardina, pubblicata sul mensile Tempi, settembre 2011 – In argomento v. anche la mia intervista pubblicata da la Stampa il 31 agosto 2011

 Il senatore Pietro Ichino, tra i più autorevoli esperti di welfare, esprime a Tempi.it il suo giudizio negativo nei confronti dello sciopero indetto per il prossimo 6 settembre dalla Cgil. Si rivolge al governo in modo molto critico affermando che «sta dando la sconcertante impressione di improvvisare». Il politico del Pd propone delle soluzioni tempestive e originali: abolizione delle pensioni di anzianità, estensione a tutti i lavoratori del regime contributivo e preparazione di un nuovo Codice del Lavoro semplificato, ma in particolare caldeggia un deciso intervento sull’economia sommersa. Come? Con il Bancomat.

Senatore, è saltato anche l’accordo di Arcore che aveva come tema dominante la riforma pensionistica. Che cosa ne pensa?
È molto sconcertante l’impressione di improvvisazione che il nostro Governo sta dando: questa ridda di misure che vengono proposte un giorno e ritirate il giorno dopo per essere sostituite con altre. Non è certo in questo modo che potremo riconquistarci la fiducia dei mercati internazionali. Osservo, poi, che una valutazione politica non può essere espressa sulle singole misure proposte, separate dal contesto. L’intervento di riduzione della spesa che colpisce una categoria può essere accettabile, o no, a seconda del rapporto di equità che lo lega, o no, ad altre riduzioni della spesa, che colpiscono altre categorie.

Per quanto riguarda gli interventi sullo Statuto dei lavoratori, il governo sembra aver fatto un passo indietro rispetto ai proclami d’agosto. A suo giudizio, l’esecutivo su cosa non dovrebbe mollare la presa in merito ai temi del lavoro?
L’articolo 8 del decreto-legge va riscritto da cima a fondo. Non si può delegare in blocco la riforma del diritto sindacale e del lavoro alla contrattazione aziendale: in questo modo si producono soltanto dei pasticci. E mi stupisce molto che Confindustria, Cisl e Uil non se ne siano accorte subito. La riforma è urgentemente necessaria; ma occorre un disegno organico, anche nel segno di una drastica semplificazione della legislazione in materia di lavoro, e un legislatore che sappia confrontarsi su questo disegno con le parti sociali ma sappia anche, poi, assumersene la responsabilità piena. Per quel che mi riguarda, con i disegni di legge n. 1872 e 1873/2009 ho indicato come potrebbe essere redatto un nuovo Codice del Lavoro semplificato, sostitutivo di cento leggi oggi in vigore, realmente applicabile in modo universale a tutto il lavoro dipendente. È solo così che possiamo proporci di superare il regime attuale di vero e proprio apartheid tra protetti e non protetti nel mercato del lavoro.

E in materia di pensioni?
Occorre innanzitutto estendere il regime “contributivo”, introdotto dalla riforma Dini del 1995 per i soli lavoratori la cui carriera è incominciata dopo il 1978, anche a chi ha incominciato prima. E abolire, gradualmente ma rapidamente, nell’arco di tre o quattro anni, le pensioni di anzianità. Almeno metà dei risparmi ottenuti con queste misure deve essere destinata a garantire una decente continuità contributiva alle generazioni più giovani, che altrimenti si troveranno ad avere pensioni da fame.

La CGIL ha indetto uno sciopero generale per il 6 settembre. Le critiche sono state molte, soprattutto dagli altri sindacati. Qual è il suo giudizio?
I motivi della protesta della Cgil mi sembrano troppo centrati sulla difesa dell’esistente: qui c’è poco da difendere. Quanto allo strumento della protesta, da iscritto alla stessa Cgil non condivido la scelta dello sciopero, per il suo carattere non unitario e per la sua inidoneità a produrre, sia pure solo in parte, il risultato voluto. In altre parole, anche guardando alla questione dal solo punto di vista degli interessi dei lavoratori che fanno riferimento alla Cgil, mi sembra che il rapporto costi-benefici di questo sciopero sia sfavorevole.

In questo momento di crisi causata dal debito pubblico e dalla necessità di pareggio di bilancio, sarebbe opportuno introdurre l’ICI per i sindacati? Come considera l’introduzione di norme che tolgano i privilegi dei sindacati?
In una situazione di stretta drammatica si può anche decidere di introdurre l’ICI a carico delle organizzazioni no-profit; ma in tal caso la misura dovrebbe riguardare anche le istituzioni religiose. Niente da obiettare. Osservo solo che ci sono anche molte altre misure assai più efficaci per il pareggio di bilancio e l’abbattimento del debito pubblico: la dismissione delle partecipazioni pubbliche in una miriade di imprese, incominciando da Eni – dove basterebbe che lo Stato conservasse una partecipazione di controllo – e Rai, fino alla miriade di partecipazioni regionali, provinciali e comunali; la dismissione del patrimonio immobiliare pubblico male utilizzato: basti pensare ai valori enormi immobilizzati per il demanio militare nelle zone centrali delle nostre città; la messa a gara delle frequenze televisive e delle concessioni per gli stabilimenti balneari su tremila chilometri di coste. Ma la regina delle misure da adottare è un’altra ancora.

Quale?
L’eliminazione dell’evasione fiscale e il lavoro nero nel giro di tre mesi. Sarebbe possibile dotando gratuitamente tutti i cittadini di un conto corrente e di una tessera Bancomat e tutti gli operatori economici di un terminale mobile pos (point of sale), vietando severamente i pagamenti in contanti superiori ai 100 euro e riducendo corrispondentemente la circolazione di contante. Banche e Poste ne avrebbero un notevole vantaggio in termini di liquidità, per l’aumento dei depositi: si accollerebbero dunque volentieri il costo della generalizzazione del servizio. Certo, la fase di avvio comporterebbe qualche disagio per qualcuno; ma se la cosa venisse presentata bene dal Governo, spiegando che questo è l’unico modo per guarire davvero la piaga dell’economia sommersa, e se venisse accompagnata con una riduzione automatica delle aliquote Irpef e Iva in corrispondenza con l’aumento del gettito fiscale che ne deriverebbe, sono convinto che una larga maggioranza degli italiani la accetterebbe. A questo serve la buona politica.

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