IL SETTARISMO, MALATTIA INFANTILE DEL RIFORMISMO

RISPOSTA A QUELLA PARTE DEL PD CHE CONSIDERA ANCORA POSSIBILE DIFENDERE “LA LINEA” DEL PARTITO CON LE TECNICHE DELL’INTIMIDAZIONE, DEL TABÙ E DELL’ISOLAMENTO DEI DISSENZIENTI

Lettera di Michele Magno, già dirigente della Cgil, pubblicata dal Riformista del 13 novembre 2011, in risposta a una intervista del giorno prima a Matteo Orfini, della Segreteria nazionale del Pd, nella quale si leggevano queste sue affermazioni: “… per quanto riguarda la proposta di riforma del mercato del lavoro proposta da Pietro Ichino, non è certo quella la soluzione. La proposta di Ichino sarebbe un atto di violenza contro il welfare. Nominare Ichino ministro sarebbe, per il Pd, una vera e propria provocazione che avrebbe un solo, unico,  fine: far saltare il governo Monti. Le posizioni di Ichino sono largamente minoritarie nel Pd. Il governo Monti deve avere il profilo di personalità autorevoli e di garanzia, non certo di pasdaran”.
 
Caro direttore, nonostante la sua strada sia in salita, Mario Monti oggi è certamente più tranquillo. Perché ieri, nell’intervista apparsa su queste colonne, Matteo Orfini gli ha spiegato cosa deve fare e, soprattutto, cosa non deve fare. Non deve, in primo luogo, nominare Pietro Ichino ministro del Welfare. Infatti, la sua scelta suonerebbe per il Pd  come una vera e propria provocazione, destinata addirittura a far fallire il governo di emergenza. Del resto quest’ultimo, secondo il giovane dirigente dei democratici, ha bisogno di personalità autorevoli e di garanzia, non di pasdaran le cui proposte costituiscono un “atto di violenza” (testuale) contro il sistema di protezione sociale italiano.
Non so se Ichino diventerà ministro del Welfare, anche se lo ritengo improbabile. Mi limito a constatare che il tentativo di dettare condizioni e imporre veti al premier in pectore i sembra un vizietto non solo del Pdl, ma anche del Pd (Orfini ha parlato chiaramente a suo nome). Un dato politicamente avvilente, che rispecchia lo stato di confusione e di faziosità in cui versa il dibattito interno al maggior partito di opposizione. Eppure Bersani non dovrebbe ignorare che queste sono ore in cui ogni “voce dal sen fuggita” dalla sua segreteria può portare acqua solo al mulino del re di Prussia, non delle riforme. Non dovrebbe ignorare, inoltre, che imputare di “intelligenza col nemico” una delle migliori e più lucide risorse intellettuali di cui  dispone la sinistra nel campo del diritto del lavoro, oltre ad essere indice di cecità culturale, ricorda metodi di lotta politica che appartengono agli anni più bui della storia del movimento operaio.
Monti, poi, non ha mai nascosto il suo interesse per il progetto flexsecurity che Ichino ha illustrato magistralmente in un libro fresco di stampa (Inchiesta sul lavoro). Se riuscisse a varare un nuovo esecutivo e ne proponesse alcune idee, il Pd sarebbe disposto a discuterle o, come sostiene Orfini, il professore dovrebbe essere sfiduciato? In attesa di qualche delucidazione, spero che tutti potremo convenire sul fatto -per parafrasare Lenin- che il settarismo resta la malattia infantile del riformismo.
Michele Magno
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