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INTERVENTO NELLA DISCUSSIONE AL SENATO SUL “DDL BRUNETTA”

DALLA DISCUSSIONE GENERALE SUL DISEGNO DI LEGGE GOVERNATIVO IN MATERIA DI LAVORO NELLE AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE

Stralcio dal resoconto stenografico della seduta pomeridiana del 24 febbraio 2009

[…]

Sulla questione preliminare di incostituzionalità dell’art. 2. c. 1° lett. h)

ICHINO (PD). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ICHINO (PD). Signora Presidente, se dovessimo discutere del merito della norma, il nostro voto non potrebbe che essere contrario, come lo e` stato all’origine, in prima lettura. Tuttavia, qui stiamo discutendo di costituzionalita`della norma e, da questo punto di vista, e` decisiva la lettura che se ne da`. La lettera h) del comma 1° dell’articolo 2, testo approvato dalla Camera, prima afferma che si deve rispettare il principio della parita` di condizioni per l’accesso ai pubblici uffici (quindi sembra garantire proprio cio` che la Costituzione impone di garantire), poi, con una formulazione del tutto involuta e francamente anche di difficile comprensione, reca l’inciso «con riferimento al luogo di residenza dei concorrenti».
Dal momento che questa norma dovrebbe costituire oggetto di delega legislativa, chiedo di conoscere che lettura ne da` il Governo. In particolare, se dovesse leggersi nel senso che il requisito della residenza dei concorrenti…
Pregherei il Ministro di ascoltare, perche´ il nostro voto sulla questione pregiudiziale dipende dalla sua risposta, ferma la nostra contrarieta` nel merito a questa disposizione, anche se questo non rileva in questo momento, visto che stiamo discutendo soltanto della costituzionalita` della norma.
Se il luogo di residenza e` requisito per la partecipazione al concorso, la norma e` sicuramente incostituzionale, e cio` determinera` il nostro voto in proposito. Se invece questo inciso, di cui francamente non si capisce bene il significato nella formulazione della norma, deve intendersi nel senso che esso non incide sulla possibilita` di accesso al concorso, ma puo` soltanto diventare requisito per la copertura dell’incarico dopo il concorso, in questo caso resterebbe la nostra contrarieta` nel merito, ma non ci sarebbe incostituzionalita`.
Chiedo quindi al Ministro di darci una risposta al riguardo, anche perche´ la risposta stessa deve costituire impegno nell’esercizio della delega legislativa, e sarà evidentemente vincolante in quella sede.

(il Ministro della Funzione pubblica non chiede di parlare)

Signora Presidente, se il Governo non ci da` una risposta su questo punto, non possiamo che votare a favore della questione pregiudiziale, perche´ evidentemente tale incertezza sull’interpretazione della norma delegante sarebbe essa stessa causa di incostituzionalita`.

PRESIDENTE. Metto dunque ai voti la questione pregiudiziale, avanzata dal senatore Li Gotti.

Non e` approvata.

BELISARIO (IdV). Chiediamo la controprova.

PRESIDENTE. Ordino la chiusura delle porte. Procediamo alla controprova mediante procedimento elettronico.

Non e` approvata.

Dichiaro aperta la discussione generale.

[…]

E` iscritto a parlare il senatore Ichino. Ne ha facolta`.

ICHINO (PD). Signora Presidente, signor Ministro, Colleghi, quando esattamente un anno fa mi venne rivolta da Walter Veltroni la proposta di candidatura alle elezioni per il Senato, tra i motivi determinanti che mi indussero ad accettare c’era la possibilita` di dare un modesto contributo alla realizzazione di un punto assai rilevante del programma elettorale del Partito Democratico. Il punto, contenuto nel manifesto «Per dare valore al lavoro», era espresso in questi termini: «Ridare orgoglio e prestigio al lavoro pubblico, anche voltando pagina rispetto alle inefficienze del settore. Per questo occorre» – proseguiva il manifesto – «introdurre un sistema di trasparenza totale delle amministrazioni, promuovere, incominciando dai vertici, la cultura della valutazione e della misurazione, applicare incentivi efficaci per premiare il merito e costringere al riallineamento le strutture piu` inefficienti». (Quest’ultimo e` quello che nel linguaggio tecnico chiamiamo il benchmarking comparativo).
Mi sembra che il Partito Democratico su questi tre punti programmatici abbia dato un contributo rilevante al lavoro del Parlamento in primo luogo con la presentazione del disegno di legge n. 746 del 5 giugno 2008 e poi, ancor di piu`, con il lavoro parlamentare intenso sul disegno di legge governativo che ha consentito l’inserimento in questo disegno di legge di emendamenti che corrispondono al contenuto del nostro progetto.

(Voci di dissenso dai banchi del Pdl).

PRESIDENTE. Colleghi, come potete immaginare, e` veramente difficile per il collega Ichino proseguire nel suo intervento; vi prego, pertanto, di fare silenzio.

ICHINO (PD). Con l’inserimento nel disegno di legge governativo di emendamenti di notevole peso su questi tre punti abbiamo riempito una lacuna innegabile del testo originario: questo, checchè ne pensino i Colleghi della maggioranza, e` documentalmente provato ed è abbastanza universalmente riconosciuto.
Cio` non di meno, il testo resta per molti versi involuto e reca alcune contraddizioni che vanno rilevate, perche´ assumono una valenza che puo` apparire provocatoria nei confronti delle parti sociali interessate.
Signor Ministro, mi chiedo, per esempio, che senso abbia, dopo che in Senato e` stato sancito il principio della trasparenza totale, ovvero dell’accessibilita`totale dei dati inerenti al funzionamento dell’amministrazione pubblica mediante pubblicazione su Internet, un emendamento che dice che il decreto delegato dovra` «consentire agli organi di vertice politici delle pubbliche amministrazioni l’accesso diretto alle informazioni relative alla valutazione del personale dipendente». Che senso ha dare questa garanzia ai vertici politici dal momento che questo va garantito a tutti i cittadini?
Altre contraddizioni si possono rilevare. In un sistema che vuole realizzare, attraverso la valutazione, un sistema di obiettivi vincolanti per i dirigenti anche riguardo alla struttura e all’organizzazione degli uffici loro sottoposti e, quindi, determinare l’obbligo per i dirigenti di attivare le procedure di mobilita` necessarie per il migliore dimensionamento, Senato della Repubblica, che senso ha introdurre un emendamento che sottolinea il carattere «volontario» delle procedure di mobilità rispetto alle situazioni di overstaffing?
Altrettanto incoerente mi sembra il nuovo articolo 1, che, a darne la lettura più inoffensiva, ribadisce un principio ovvio, in virtu` del quale la legge prevale sul contratto (ma può essere letto anche come minaccia di una riappropriazione di spazi di disciplina della materia da parte di legge o regolamenti, a spese dell’autonomia collettiva). La possibile valenza provocatoria di questo emendamento è evidente se consideriamo che, in questa materia, noi abbiamo invece voluto ribadire il principio del contrattualismo nel governo dei rapporti di lavoro pubblici. Mi riferisco all’articolo 3, comma 2, dove si dice: «fermo restando che e` riservata alla contrattazione collettiva la determinazione dei diritti e delle obbligazioni direttamente pertinenti al rapporto di lavoro» (è questo il contenuto del nostro emendamento che è stato accolto in sede di prima lettura).
Noi abbiamo presentato, signor Ministro, signor relatore, una serie di emendamenti volti a correggere queste incongruenze e contraddizioni, a ridare linearita` a un testo che, per molti aspetti, ci sembra uscito dalla Camera dei Deputati più astruso e disorganico. Sappiamo che, probabilmente, questi nostri emendamenti saranno respinti in omaggio all’esigenza della rapidita` di approvazione del disegno di legge. Auspichiamo che, quanto meno, vengano accolti gli ordini del giorno che prevedono un vincolo per il Governo in sede di esercizio della delega legislativa su questo punto.
E` certo, comunque, che, cosı` come l’amministrazione pubblica ha sempre sofferto del circolo vizioso dell’irresponsabilita` (tra dirigenti che non amano essere valutati e dipendenti che non gradiscono, a loro volta, di essere posti sotto stress dai dirigenti), questa stessa tenaglia sembra aver frenato il Governo nel suo disegno di legge e nella sua gestione parlamentare. In particolare, penso al fatto che la maggioranza e il Governo hanno rifiutato di accogliere quelle parti del nostro disegno di legge che avrebbero reso piu` stringente il nesso fra valutazione e obiettivi fissati ai dirigenti, il nesso fra obiettivi e risultati, il nesso fra risultati e retribuzioni.
Su questi punti, mi sembra che il disegno di legge del PD fosse molto piu` chiaro e netto, molto piu` incisivo di quanto non sia il disegno di legge che stiamo esaminando oggi. Questa tenaglia sembra aver frenato il disegno di riforma anche quando e` stata introdotta una disposizione come quella contenuta all’articolo 4, comma 1°: con una classica fuga in avanti (che rischia di pregiudicare l’applicabilita` della norma), definendo le modalita` di attuazione del metodo del benchmarking comparativo si e` posta una regola per cui le amministrazioni meno virtuose dovrebbero allinearsi alla media del 25 per cento piu` efficiente, cioe` alla testa della graduatoria. Questo e`, normalmente, impossibile; questa fuga in avanti rischia di essere la forma peggiore di gattopardismo: se si pretende che l’ultimo della fila si allinei al primo (perche´ e` praticamente questo che prevede la disposizione), il risultato rischia di essere una totale inesigibilita` dell’obiettivo e, quindi, una forma di rinuncia all’obiettivo stesso.
Altre parti di questo disegno di legge oggi al nostro esame appaiono del tutto fuori luogo, in particolare la norma sul CNEL – un organo costituzionale che probabilmente sarebbe tempo di abolire – e la norma sulla Corte dei conti, norme entrambe che avrebbero semmai dovuto costituire oggetto di appositi e ben piu` meditati disegni di legge a sé stanti.
Detto questo, qui cessa il modesto contributo che puo` essere dato nel breve tempo che in questa sede è concesso dal tecnico, dallo studioso della materia. Ad altri il compito di dare la valutazione politica complessiva del disegno di legge, anche in relazione al contesto politico generale in cui esso si inserisce. Ma, al di la` del voto che daremo al termine di questo esame, resta comunque l’impegno del Partito Democratico a fare dell’innovazione e dell’efficienza delle amministrazioni pubbliche, della restituzione di prestigio ed orgoglio alla funzione pubblica, un terreno privilegiato del proprio impegno, non soltanto in questa sede, ma anche nel vivo della societa` civile.

(Applausi dal Gruppo PD).