UN MIO MANUALE DI DIRITTO DEL LAVORO MESSO ALL’ INDICE!?

UN LAUREANDO SCOPRE CHE UN CORSO DI LEZIONI DA ME PUBBLICATO NEL 1975 SAREBBE STATO INDICATO DALL’OPUS DEI TRA I LIBRI VIETATI – NE NASCE UN DIALOGO CURIOSO

Lettera pervenuta l’11 gennaio 2013 – Segue la risposta alle domande che mi vengono poste – Il libro messo “all’indice” sarebbe Diritto del lavoro per i lavoratori, De Donato, 1975
Gentile Sig. Ichino, […]
Il mio lavoro per l’elaborato di tesi è concentrato su quello che è il simbolo della censura editoriale per eccellenza, L’index dei libri proibiti, creato nel 1558. L’Index ufficiale fu abolito nel 1966. Facendo delle ricerche sono venuto a conoscenza, ed in mio possesso, di un altro Indice compilato dall’Opus Dei che riprende quello precedente aggiornandolo attraverso le recensioni delle più importanti testate giornalistiche vicine alla Chiesa come l’Osservatore Romano o l’Avvenire. C’è da dire che quest’Indice non ha nessuna valenza ufficiale, ma la richiesta di consultazione si riferisce soltanto agli individui vicini alla congregazione dell’Opus dei. Ad ogni testo viene attribuito un valore che va da 1 (libro consigliato) a 6 (libro eretico). Il mio lavoro è stato quello di individuare tutti quegli autori italiani con voto 6, e di sottoporgli un’intervista via email.Hanno gentilmente collaborato, concedendomi le loro interviste, grandi nomi come, Camilleri, Francesco Alberoni, Vittorino Andreoli, Sveva Casati Modignani, Manlio Sgalambro, Luca Desiato e tantissimi altri. Le domande sono state sviluppate cercando di capire quale sia il pensiero dell’autore su quella che è una sorta di censura editoriale, anche se circoscritta ad un gruppo di appartenenti all’Opus dei, e quale sia il rapporto dello stesso con la religione e di conseguenza con la Chiesa compilatrice dell’elenco. Sotto troverà le dieci domande che compongono l’intervista, sarebbe per me un piacere assoluto poter avere il suo contributo.
Alessio Grillo

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LE MIE RISPOSTE


Perché secondo lei il suo libro è stato messo all’Indice?
Molto probabilmente perché non lo hanno letto. Altrimenti avrebbero visto che si trattava di un manuale di diritto del lavoro, privo di qualsiasi possibile interferenza con temi teologici o filosofici. Il libro, in due volumi editi da De Donato, era la raccolta di una serie di lezioni di diritto del lavoro organizzate per i rappresentanti sindacali aziendali dalla Cgil: forse è bastato questo a far sentire odore di zolfo.


È stato mai vittima di forme di censura editoriale?
Mai. E sì che ho scritto molto, sia libri, sia saggi, sia articoli di giornale. Per i miei articoli di giornale ho avuto molte querele per diffamazione, sempre da intere categorie che si sentivano offese dalle mie critiche: i vigili urbani, gli avvocati, i consulenti del lavoro. Ma censure mai.

Proibire la lettura per evitare la conoscenza: è questo l’obiettivo della Chiesa?
Lo è stato un tempo. Dal Concilio Vaticano II mi risulta che l’Indice delle letture sconsigliate o vietate sia stato abolito.

Ragioniamo al contrario: cosa censurerebbe lei del sistema cattolico?
Comincerei col censurare questa espressione: che significa “sistema cattolico”? La Chiesa cattolica è l’insieme di tutti i credenti, sacerdoti e laici. Un insieme molto complesso, al cui interno si confrontano orientamenti teologici e pastorali talora molto diversi tra loro. “Cattolico” significa “universale”, cioè capace – almeno come tensione – di abbracciare tutta l’umanità che coltiva l’eredità evangelica.

L’indice dovrebbe contenere, secondo l’Opus Dei, quei testi che sono conflittuali con l’insegnamento della congregazione; perché allora non vi è traccia ad esempio del Mein Kampf di Hitler?
Questo dovrebbe chiederlo all’Opus Dei, non a me.

A che punto arriveremmo se la Chiesa avesse un potere politico diretto sugli affari dello Stato?
Dal punto di vista della Chiesa sarebbe prima di tutto una trasgressione del comando evangelico: “A Cesare quel che è di Cesare”. E probabilmente anche una violazione del secondo comandamento: “Non nominare il nome di Dio invano”. Dal punto di vista dello Stato sarebbe la perdita del suo carattere laico. Insomma, da tutti i punti di vista una cosa da evitare.

L’Opus Dei limita quello che è l’art 21 della nostra Costituzione: la stampa non può essere soggetta a autorizzazioni o censure. Perché allora in questo caso non si agisce sul piano giudiziario?
Guardi che proprio l’articolo 21 garantisce a tutti, e dunque anche all’Opus Dei, il diritto di esprimere un giudizio su qualsiasi pubblicazione. Comprese le indicazioni di una associazione o congregazione ai propri membri circa i libri da leggere o da non leggere. Poi ci pensa lo Stato a garantire a tutti, anche ai membri della congregazione eventualmente proibente, la libertà di leggere i libri che vogliono.

Come si vive da “eretico”?
Che quel mio libro di 35 anni fa fosse stato messo “all’indice” dall’Opus Dei lo imparo oggi da lei. Ma se anche lo avessi saputo prima, non penso che avrei perso il sonno per questo.

Secondo lei, Dio esiste?
Posso spingermi al massimo, per rispondere a questa sua domanda, a dirle che, sulla base di una buona notizia di duemila anni or sono, credo che la mia vita abbia un senso ultimo; e nella ricerca di questo senso ultimo sta la preghiera del cristiano. Ma un grande teologo tedesco ammonisce a non applicare a Dio le nostre categorie mentali; al punto che persino affermarne l’esistenza potrebbe implicarne il nominarlo invano. Per questo le chiedo di non tirarlo dentro in questo nostro dialogo dedicato a cose infinitamente più piccole.

Quale libro mi sconsiglia assolutamente di leggere?
Non metto libri all’indice. Neppure per evitarle di leggerne uno pessimo.
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