MAGDI ALLAM, L’ITALIANITÀ DEL MINISTRO KYENGE E LE PATATINE FIAMMINGHE

TEMO ANCH’IO DI NON SENTIRMI PIENAMENTE ITALIANO, SECONDO I REQUISITI POSTI DA MAGDI ALLAM, CON CONSEGUENTE NECESSARIO ATTO DI DIMISSIONI DAL PARLAMENTO

Appelli e controappelli a seguito di una dichiarazione del ministro Cécile Kyenge, con una mia confessione finale – 8 maggio 2013

L’APPELLO DI MAGDI ALLAM

Cari colleghi rappresentanti del popolo italiano nel Parlamento nazionale e nel Parlamento europeo,
vi chiedo di sottoscrivere la petizione per le dimissioni del neo-ministro dell’Integrazione Cécile Kyenge perché ha giurato il falso sulla Costituzione.
Nell’assumere il suo incarico, domenica 28 aprile al Quirinale, aveva pronunciato la formula rituale: “Giuro di essere fedele alla Repubblica, di osservarne lealmente la Costituzione e le leggi e di esercitare le mie funzioni nell’interesse esclusivo della nazione”. Ma nella sua prima conferenza stampa a Palazzo Chigi venerdì 3 maggio ha detto che “non potrei essere interamente italiana”, ciò che è incompatibile con il giuramento di esercitare le sue funzioni nell’interesse “esclusivo” della nazione. Queste le sue testuali parole: “Sono italo-congolese e, tengo a sottolinearlo, sono italo-congolese perché appartengo a due culture, a due paesi che sono dentro di me e non potrei essere interamente italiana, non potrei essere interamente congolese, ciò giustifica anche la mia doppia identità, ciò giustifica ciò che io mi porto dietro. Questa è la prima cosa con cui io vorrei essere definita”.
Per la prima volta nella storia della Repubblica viene designato un ministro che dice di non essere e chiarisce che non intende diventare “interamente italiano” perché si concepisce come depositario di una doppia identità nazionale, italo-congolese, sostenendo candidamente di appartenere a due paesi e a due culture. In aggiunta alla chiara incompatibilità costituzionale e politica nell’affidare un ministero della Repubblica a un cittadino che non si riconosce né intende riconoscersi nell’identitÍ italiana nella sua integralità, la Kyenge incarna lo stravolgimento della nostra cultura e della nostra tradizione circa il concetto di cittadinanza, di società, di Patria e di nazione.
È chiaro che se essendoci un vizio d’origine, ossia la non adesione all’identità nazionale italiana in modo integrale ed esclusivo, non dobbiamo stupirci che la Kyenge anteponga le rivendicazioni degli immigrati rispetto alle necessità degli italiani, arrivando a concepire come priorità nazionale la concessione automatica della cittadinanza ai figli degli stranieri nati in Italia, che a loro volta automaticamente accorderebbero ai genitori il diritto alla cittadinanza anche se non sussistessero le condizioni contemplate dalla legge (colgo l’occasione per evidenziare che in tutti gli Stati europei, con l’eccezione della Francia, vige lo ius sanguinis e non lo ius soli). Ugualmente lascia perplessi la richiesta di abolire il reato di ingresso clandestino nel territorio nazionale che vige in tutti gli Stati del mondo, la chiusura dei Cie (Centri di identificazione e di espulsione) adibiti per i clandestini, la regolarizzazione dei clandestini, l’accoglienza incondizionata degli immigrati e la più ampia estensione del diritto all’asilo politico.
Sono convinto che come rappresentanti del popolo italiano, specie in un momento di particolare turbolenza economica, sociale e politica, abbiamo il dovere di salvaguardare innanzitutto il diritto degli italiani ad avere garantito il diritto inalienabile ad una vita dignitosa nel contesto della certezza del nostro patrimonio nazionale, dei nostri valori, delle nostre regole e della nostra civiltà. Dobbiamo far prevalere l’orgoglio di essere italiani concependo l’Italia come la nostra casa comune. Se viceversa dovessimo anteporre le istanze degli immigrati, ci renderemmo responsabili, consapevolmente o meno, di grave discriminazione nei confronti degli italiani in Italia, ciò che inevitabilmente fomenterà il razzismo.
Proprio perché sin dalle sue prime dichiarazioni pubbliche il neo-ministro Kyenge ha evidenziato una strategia che contrappone le rivendicazioni degli immigrati rispetto al diritto-dovere degli italiani di essere pienamente se stessi a casa propria, vi chiedo di sottoscrivere l’appello per le sue dimissioni per il bene dell’Italia e nell’interesse supremo degli italiani.
Potete farlo cliccando l’indirizzo: http://www.ioamolitalia.it/kyenge-dimettiti.html
Sinceri saluti e un mondo di bene.
Magdi Cristiano Allam
(Parlamentare Europeo, Presidente di Io amo l’Italia)
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IL CONTROAPPELLO DI PAOLO GANDOLFI

Egregi colleghi, sono un rappresentante del popolo italiano, eletto alla Camera dei Deputati. Purtroppo sono alto 1 metro e 90 centimetri e il mio cognome Gandolfi denota evidentissime e incontestabili origini longobarde, risalenti al sesto secolo d.C. Ammetto di non sentirmi completamente italiano, anche perchè quando sento il profumo delle patatine fritte, passeggiando per una cittadina delle fiandre, solo allora mi sento veramente a casa. Ad aggravare tutto ciò penso anche che chi nasce in Italia sia e debba essere italiano. Per questo vi chiedo gentilmente di sottoscrivere una petizione anche per chiedere le mie dimissioni dal Parlamento.
Cordiali saluti,
Paolo Gandolfi, deputato PD

UNA MIA CONFESSIONE: IO PURE IN ITALIA NON MI SENTO DEL TUTTO A CASA MIA

Anch’io ammetto di non sentirmi completamente italiano, perché mia nonna è nativa del Cairo e altre mie ascendenze più lontane sono di purezza nazionale assai dubbia. Ma soprattutto perché in questo Paese neanch’io mi sento del tutto “me stesso a casa mia”, come invece giustamente Magdi Allam esige affinché si possa ricoprire una carica pubblica. In particolare, mi scopro a vergognarmi senza ritegno di essere italiano  e a desiderare di essere cittadino del Regno Unito o della Svezia, quando confronto i modi in cui sono trattati gli stranieri nel nostro e in quei Paesi tanto più civili. Temo dunque di dover anch’io dimetterermi dal Parlamento per difetto di piena italianità di sangue e di convinzioni.   (p.i.)

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