MANTENERELA PROMESSA DEL JOBS ACT ENTRO MARZO È TECNICAMENTE POSSIBILE

SI PUÒ FARE: DISEGNO DI LEGGE-DELEGA SUL CODICE SEMPLIFICATO ENTRO MARZO E DECRETO DELEGATO A GIUGNO; DECRETO-LEGGE SULLA SPERIMENTAZIONE DEL CONTRATTO A PROTEZIONI PROGRESSIVE SUBITO, CONVERTITO ENTRO APRILE – MA OCCORRE CHE NON VENGA MENO LA VOLONTÀ POLITICA ORIGINARIA

Intervista a cura di Francesco Riccardi, pubblicata sul quotidiano l’Avvenire, 23 febbraio 2014.

«Va rispettata la promessa di agire subito sul lavoro». E niente illusioni: «Non è tassando le rendite finanziarie che si può abbassare il costo del lavoro». Pietro Ichino, giuslavorista e senatore di Scelta Civica incalza il Governo.

Il nuovo ministro del lavoro viene dalla cooperazione. Si esce in qualche modo dallo schema della grande impresa industriale, si darà più attenzione ai servizi, all’autoimprenditorialità e al modello cooperativo e non profit?
Certamente questo è l’intendimento di Matteo Renzi. E la persona scelta per questo compito difficile ha qualità eccellenti di equilibrio, di apertura mentale e di spirito pragmatico. Quel che conta è che sappia e voglia mantenere la promessa della presentazione del Jobs Act entro marzo.

Ne dubita?
Mi hanno solo un po’ preoccupato due parole nella sua prima intervista a Repubblica: “niente fretta”. Renzi ha sostituito Letta imputandogli troppa lentezza; ora il Governo Renzi deve giustificare la propria nascita rispettando, per prima, la promessa sul lavoro, con i suoi tempi.

Il governo resta di coalizione. È possibile mettere assieme il Jobs act con le proposte di Scelta civica e quelle del Ncd? Quali sono i punti imprescindibili?
Sono quelli che compaiono nel programma del nuovo Governo: Codice del lavoro semplificato, che è ormai più che maturo sul piano tecnico, oltre che su quello politico; introduzione sperimentale del contratto di lavoro a tempo indeterminato a protezioni crescenti; spostamento di risorse dalle politiche passive, in particolare dalla Cassa integrazione in deroga, alle politiche attive, incentrate sul nuovo metodo del contratto di ricollocazione.

Per ridurre il cuneo fiscale si alzerà la tassazione delle rendite finanziarie?
Alzare l’aliquota sulle rendite di azioni e obbligazioni dal 20 al 25% può forse portare uno miliardo o poco più di maggior gettito; ma rischia di costare al Paese molto di più in termini di immagine sui mercati finanziari [v. in proposito la scheda tecnica – n.d.r.]. Ricordiamo che cosa è accaduto con la “Tobin Tax” introdotta nel 2012: doveva fruttare più di un miliardo, ha dato un gettito di 200 milioni. Le risorse per abbattere il cuneo fiscale sulle buste paga vanno reperite altrove: innanzitutto eliminando sprechi giganteschi che fin qui non abbiamo neppure scalfito.

Per esempio?
Ci sono migliaia di società controllate da Comuni, Province e Regioni il cui prodotto utile è vicino allo zero. Ricollocare i dipendenti di queste false imprese è possibile, garantendo loro continuità di reddito nel passaggio e assistenza intensiva con il contratto di ricollocazione di cui parlavamo prima. Poi c’è tutto il resto della spending review su cui sta lavorando molto bene Cottarelli. Altre risorse possono provenire dalla soppressione di sussidi alle imprese. Ma ci sono anche altri spazi di manovra che possono aprirsi per il Governo.

Quali?
Un accordo bilaterale con l’UE, che veda l’Italia mettere sul piatto proprio queste riforme incisive di cui abbiamo urgente bisogno, in cambio di criteri diversi di contabilità del deficit, più attenti alla dinamica economica reale. E domani, magari, anche in cambio di investimenti sulle infrastrutture finanziati con gli eurobond.

In che tempi si possono fare queste riforme nel campo del lavoro?
Se la volontà c’è davvero, la promessa di Renzi può essere mantenuta facilmente: per il Codice semplificato, disegno di legge-delega entro marzo e decreto-delegato entro giugno o luglio: sono già pronti entrambi. Ancor prima per la sperimentazione del contratto a protezioni crescenti: un decreto-legge potrebbe essere emanato addirittura ai primi di marzo e convertito in legge entro aprile. Quanto al contratto di ricollocazione, alcune Regioni come il Lazio, il Friuli, Trento e Bolzano, sono già pronte per partire con la sperimentazione: basterebbe autorizzarle a utilizzare per questo una parte del miliardo già stanziato per la Cassa integrazione in deroga.

Dispiaciuto di non essere stato nominato, nonostante la consonanza di idee con Renzi?
Fin da lunedì scorso ho scritto sul mio sito che per me la gratificazione di gran lunga maggiore è che vadano in porto questi progetti, sui quali ho lavorato negli anni passati e si è raccolto un consenso molto ampio. Capisco bene che ora noi sessantenni dobbiamo far posto ai trentenni e quarantenni. Quel poco di competenza ed esperienza di cui dispongo resta comunque a disposizione, come è sempre stato, di chiunque sia chiamato in prima linea. Purché, ovviamente, queste riforme voglia farle davvero.

C’è chi dice che il suo nome avrebbe pesato troppo.
Questa valutazione non spetta a me.

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