LA FINANZIARIA DI RENZI È “DI DESTRA” O “DI SINISTRA”?

LA NUOVA SINISTRA STA CONVINCENDOSI CHE NON È “DI DESTRA” TAGLIARE LE MIRIADI DI POSIZIONI DI RENDITA DI CUI OGGI È DISSEMINATO IL SETTORE PUBBLICO

Primo editoriale telegrafico per la Nwsl n. 316, 20 ottobre 2014

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I lettori di questo sito sanno bene quanto poco io sia convinto dell’attualità, in Italia oggi, della contrapposizione tradizionale fra destra e sinistra. La legge finanziaria annunciata dal Governo nei giorni scorsi conferma – mi sembra – la necessità che la politica nazionale aggiorni le proprie categorie. Dopo trent’anni nei quali destra e sinistra si sono avvicendate nel far spendere al Paese mediamente l’equivalente di 30 miliardi di euro all’anno più di quanto esso produceva, concordemente stabilendo che a farsene carico dovessero essere le generazioni successive, oggi che il nodo è venuto al pettine la questione cruciale è chi debba pagare questo debito: il settore privato con le tasse, o il settore pubblico con i tagli di spesa? Il Governo ha dato la sua risposta, nettissima, scegliendo la seconda alternativa. Un tempo questa scelta sarebbe stata qualificata senza esitazioni “di destra”. Ma oggi, per un verso, la vecchia destra si salda alla vecchia sinistra e al neo-qualunquismo grillino nell’attaccare questa scelta; per altro verso, il Governo che la compie è sorretto da una maggioranza nella quale la componente “di centrosinistra” raccoglie dieci volte più voti della componente “di centrodestra”. E poi, chi oggi può seriamente pensare che sia “di sinistra” difendere le miriadi di posizioni di vera e propria rendita parassitaria di cui è disseminato il settore pubblico (comprese in esso decine di migliaia di “controllate” inutili e mangiasoldi pullulanti nelle Regioni e nei Comuni maggiori), che costituiscono una palla al piede per l’intera economia nazionale?

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