ANCORA SUL FEMORE CHE SBAGLIA IL GIORNO IN CUI ROMPERSI

SBAGLIANO I MEDICI CHE ATTRIBUISCONO PIÙ PESO ALLE PROCEDURE CHE AI RISULTATI, MA ANCHE I POLITICI CHE NON OSANO METTERE IN DISCUSSIONE IL POTERE DEI MEDICI IN CASA LORO, QUANDO ESSO DIVENTA AUTOREFERENZIALE

Lettera pervenuta a seguito della pubblicazione della mia Lettera sul lavoro,  sul Corriere della Sera del 3 gennaio 2015.. 

Illustre Professore, ho letto il Suo accorato articolo sul Corriere di oggi.
Lei ha rilevato due aspetti tecnici (clinici) di grande rilievo, cioè l’incapacità di rispettare le 48 ore per l’intervento in caso di frattura di femore (come indicano le molte linee guida  a livello internazionale) e la scarsa attenzione al dolore (nonostante tutta la stupida retorica di questi anni attorno a “l’ospedale senza dolore”).
Chi ha la responsabilità di questa condizione? Prima di tutto la politica, che non ha mai avuto il coraggio di mettere mano al potere dei medici, troppo spesso incapaci di dare senso sociale al loro lavoro. Grande responsabilità ha anche la cultura clinica che abbiamo insegnato ai medici (chi le scrive è un vecchio professore, in cattedra dal 1980); siamo stati sempre attenti alle procedure e pochissimo ai risultati, per cui il Toradol “deve” andar bene, anche se il paziente continua a soffrire terribilmente. Purtroppo non vedo cambiamenti possibili a breve; c’è una élite che capisce e agisce in modo adeguato, ma questa è completamente inascoltata dalla grande massa degli operatori della sanità. Però ben vengano denunce come la Sua: servono, se non altro, a far capire che non tutti i cittadini soccombono al potere dell’ignoranza.
Con viva stima
Marco Trabucchi
Gruppo di Ricerca Geriatrica
Brescia

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