AL SERVIZIO DI CHI SONO LE AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE?

PERCHÉ NELLA DISCUSSIONE SULLA RIFORMA SI CONSIDERANO SEMPRE PRIORITARI GLI INTERESSI DEGLI ADDETTI RISPETTO A QUELLI DEGLI UTENTI?

Primo editoriale telegrafico per la Nwsl n. 337, 16 marzo 2015 – In argomento v. anche l’editoriale di ieri di G. Orsina su la Stampa.

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I precari della scuola hanno pure i loro diritti: la riforma deve realizzare la loro migliore utilizzazione anche se servirebbero altre competenze. E gli insegnanti di ruolo? Non puoi mica intaccare i loro diritti acquisiti. E neppure discriminarli in base alla produttività: non sono mica macchine. E tutti gli altri dipendenti pubblici? Si sono conquistati il posto anche loro con un concorso; ora non puoi chiedergli di riciclarsi altrove solo perché in quel posto non servono. Se è per quello, pure i dipendenti delle società controllate da Stato Regioni e Comuni: non è mica colpa loro se queste società non servono a nulla; devi farti carico anche dei loro diritti acquisiti. E i taxisti? d’accordo che svolgono un servizio pubblico, ma sono lavoratori anche loro.
Va bene. Ma se sono tutti servizi pubblici, nel loro governo non dovrebbero stare al primo posto gli interessi degli utenti? Se mettere questi al primo posto da soli è considerato eccessivo, non dovrebbero essere almeno equiparati a quelli degli addetti, invece che essere sistematicamente posposti? Altrimenti, che cosa significa l’espressione “servizio pubblico”? (1)

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(1) L’etimologia insegna che l’aggettivo pubblico deriva da pro populo.

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