TREU: “LA PROPOSTA ICHINO SULLO SCIOPERO NEI TRASPORTI INDICA LA VIA GIUSTA”

ANCHE LE CONFEDERAZIONI MAGGIORI, CHE HANNO SEMPRE RIFIUTATO LA CONTRAPPOSIZIONE TRA GLI INTERESSI DEI LORO RAPPRESENTATI E QUELLI DELLA COLLETTIVITÀ, DOVREBBERO APPOGGIARE QUESTO PROGETTO: AVREBBERO TUTTO DA GUADAGNARCI

Intervista a Tiziano Treu, ex-ministro del Lavoro e poi dei Trasporti, rispettivamente  del Governo Prodi e del Governo D’Alema, a cura di Francesco Lo Dico, pubblicata sul Giornale di Sicilia il 2 agosto 2015 – Sullo stesso argomento v. la mia intervista al Giornale di Sicilia del 30 luglio – Il mio progetto a cui entrambe le interviste si riferiscono è il disegno di legge 14 luglio 2015, n. 2006 

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Prima da ministro del Lavoro, poi da ministro dei Trasporti, Tiziano Treu si è trovato a fronteggiare nella seconda metà degli anni 90 una fitta sequela di giorni neri: per i trasporti pubblici e per i lavoratori coinvolti nei frequenti disagi che questi comportavano. Gli stessi che hanno imperversato in giorni recenti, provocando la paralisi di una città come Roma, diventata una trappola infuocata per turisti e cittadini indignati, e la chiusura di un sito strategico come quello di Pompei. «È una questione di antica data a oggi rimasta irrisolta», commenta il docente di Diritto del lavoro alla Cattolica di Milano. «È ora di porre argine a iniziative scriteriate di pochi singoli, che si arrogano il diritto di fare danni incalcolabili a milioni di cittadini. Una nuova legge sugli scioperi è necessaria e urgente», chiosa il giuslavorista.

Professore, che cosa ne pensa della proposta di Ichino?
«Già in passato, quando ero ministro, erano venute fuori proposte similari volte a impedire eccessivi disagi ai passeggeri in casi di sciopero. Non c’è dubbio che si tratta del settore afflitto dai guasti più gravi. Il caso di Pompei, anche se va inquadrato come una vicenda eccezionale, non è da meno. Ha ragione il ministro Delrio a sostenere che una svolta è necessaria anche nell’ambito dei beni culturali. Una legge come quella proposta da Ichino è necessaria. Anche se i sindacati più responsabili si facessero da parte e proponessero un’autoregolamentazione del settore, l’autodisciplina non sarebbe sufficiente a impedire altri disastri. I guai maggiori sono prodotti da piccole sigle spesso irresponsabili che vanno contro le indicazioni dei maggiori sindacati assumendo spesso posizioni critiche che fanno danni enormi. Voltare pagina è indispensabile».

I sindacati dicono però che una nuova legge non serve.
«La proposta di Sacconi e Ichino era nel cassetto da tempo. Bisognerà discuterne, ma qualcosa bisogna fare. Le regole che esistono sono utili in molti casi ma non sono sufficienti per casi limite come quelli che si sono verificati in questi giorni. Anche la parte sanzionatoria è da rivedere: non si è rivelata efficace. Sulla scorta di quanto succede negli altri Paesi, anche in Italia bisogna stabilire il principio che un abuso perpetrato da pochi crea danno a moltissimi tra cittadini, lavoratori e turisti. Motivo per cui uno sciopero deve poter essere proclamato solo sulla base di una volontà maggioritaria accertata di tutta la categoria. Non si può più pensare che le decisioni dei portinai di Pompei fermino un intero sito archeologico patrimonio dell’umanità. Servono regole chiare che stabiliscano quali siano le platee di riferimento che devono avere la maggioranza necessaria a poter indire uno sciopero».

Se il ddl diventasse legge, le piccole sigle sindacali si sentirebbero penalizzate. Giusta obiezione?
«Se le piccole sigle vogliono mettere sul tavolo delle recriminazioni devono convincere la maggioranza. Sono le regole della democrazia adottate in tutto il mondo. E valgono anche per loro. Non si può pensare che gruppuscoli sparuti fermino tutto per questioni che riguardano pochi. O sono in grado di motivare le loro ragioni al cospetto di tutti, o devono cedere alla volontà degli altri».

Piloti e macchinisti dei treni rivendicano il diritto di sciopero: non vogliono essere trattati come lavoratori speciali. Hanno ragione loro?
«Le garanzie costituzionali dicono che lo sciopero è un diritto. Ci mancherebbe. Ma è una prerogativa che va esercitata nei limiti della legge. Ce ne sono già alcuni come le fasce di garanzia. Ma vale anche per piloti e macchinisti un principio che devono rispettare tutti: chi è in minoranza non può permettersi di bloccare tutto».

Il disegno di legge promuove due vie per lo sciopero: deve essere proclamato da uno o più sindacati che rappresentino almeno il 50% dei dipendenti interessati. Oppure, se promosso da un sindacato minoritario, deve superare un referendum. Metodo troppo macchinoso?
«L’idea di fare un doppio filtro per rappresentanti e maggioranza mi sembra una proposta adeguata. Se ne può certamente discutere, ma la proposta di Ichino guarda nella giusta direzione. Senza un adeguato coinvolgimento di tutti i lavoratori, scioperi così esiziali come quelli degli ultimi giorni devono essere scongiurati».

La proposta nasce anche nell’intento di impedire che il gestore del servizio pubblico, in presenza di scioperi, finisca col guadagnarci. Funzionerà?
«Su questo punto si erano mossi anche i sindacati. Già la Cisl aveva avanzato la proposta di far pagare anche ai gestori il prezzo degli scioperi con qualche penalizzazione. Si può discutere anche di questo. Ma si tratta di un corollario che verrebbe di conseguenza, una volta fissati i cardini essenziali della riforma».

La nuova legge, se approvata, non metterebbe al riparo secondo alcuni da scioperi selvaggi. Che cosa dobbiamo aspettarci su questo fronte?
«Nella vita non c’è nulla di perfetto. Certo è che le nuove regole avranno un effetto preventivo e deterrente importante. A oggi, in assenza di un referendum che boccia lo sciopero, pochi sciagurati si sentono ugualmente autorizzati a incrociare le braccia perché non c’è nessuna norma che glielo impedisca. Una nuova legge, corredata da sanzioni significative, non potrà che migliorare le cose».

Il leader della Cgil parla di una campagna estiva contro i lavoratori. Che ne pensa?
«Penso che sono lavoratori anche i milioni di cittadini che ricevono ogni volta dagli scioperi danni incalcolabili. Lavorano anche loro».

Camusso sostiene che una riforma non serve: le leggi esistono già, ha spiegato.
«Ci sono leggi che in molti casi funzionano e si sono rivelate adeguate. Il problema vero è che i sindacati stessi sono vittime di questi piccoli gruppi. Gli accordi vincolano soltanto quelli che li hanno firmati. Ed è per questo che la maggior parte degli scioperi sono fatti da sigle che non sono tenute al rispetto dei patti. A Camusso dico che collaborare a una buona legge è nel loro interesse: servirà ai sindacati a difendersi da se stessi».

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