I BOMBARDAMENTI DI KUNDUZ E I GESTACCI DI PALAZZO MADAMA

APPUNTI SU DI UNA SETTIMANA DI COLPI SOTTO LA CINTURA NEL DIBATTITO SULLA RIFORMA COSTITUZIONALE IN SENATO (E NON SOLO LÌ)

Primo editoriale telegrafico per la Nwsl n. 362, 4 ottobre 2015 – Su alcuni altri aspetti della discussione parlamentare di questi giorni forse non adeguatamente messi in rilievo dai media  v. il secondo editoriale telegrafico, Il paradosso dell’emendamento Cociancich, e il terzo, Il paradosso della nuova passione del M5S per il voto segreto.

È sempre un crimine bombardare un ospedale in terra nemica. Anche se nell’ospedale si nascondono dei guerriglieri che magari  da lì sparano o si preparano a farlo. Certo è, però, che con l’abuso della protezione dell’ospedale, se di questo si è trattato ieri a Kunduz, i guerriglieri si sono resi quanto meno corresponsabili di quel bombardamento. Il parallelo potrà apparire ardito, se non addirittura del tutto inappropriato; ma non riesco a togliermi dalla testa una qualche analogia tra il caso dell’ospedale afghano e quello dell’Aula di Palazzo Madama, violentata venerdì sera dal senatore autore di un gestaccio di indicibile volgarità, ma ancor prima dal comportamento dei destinatari di quel gestaccio, i senatori e le senatrici del gruppo M5S, che avevano fatto di tutto per provocarlo. Per due lunghi giorni quest’ultimo gruppo, sentendosi protetto da una malintesa immunità e insindacabilità dell’attività parlamentare, oltre che da un troppo indulgente Presidente dell’assemblea, si è attivato in modo sistematico per zittire i senatori “verdiniani” – e non solo loro – ogni volta che prendevano la parola, rivolgendo loro accuse gravissime (tradimento per denaro) accompagnate da insulti ossessivamente insistiti, altrettanto volgari quanto il gestaccio assurto agli onori delle cronache (prostituzione, non senza precisazione crudamente esplicita della parte anatomica oggetto del meretricio), il tutto ingigantito dalla diretta televisiva che accompagna ogni attività dell’assemblea plenaria del Senato.  La colpa dei “verdiniani”, agli occhi dei grillini, è una sola: il voto di oggi sulla riforma costituzionale, coerente col voto dato mesi fa in prima lettura; cioè il rifiuto di seguire Forza Italia nel suo voltafaccia improvviso rispetto al c.d. patto del Nazareno. Liberi i grillini di dare risalto con ogni mezzo al loro inedito asse anti-riforma costituzionale con Silvio Berlusconi; ma se vogliono impancarsi a difensori della dignità e libertà del Senato e dei suoi membri devono incominciare da un serio esame di coscienza.

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