LA POLEMICA FASULLA SUI PARLAMENTARI “NOMINATI”

ANCHE NEL SISTEMA ELETTORALE BASATO SUL COLLEGIO UNINOMINALE L’ELETTO È UN “NOMINATO”, POICHÉ LA SUA CANDIDATURA È DECISA DAL PARTITO, MA QUESTO NULLA TOGLIE AL CARATTERE DEMOCRATICO DI QUEL METODO DI SELEZIONE DEL PERSONALE POLITICO

Editoriale telegrafico per la Nwsl n. 364, 19 ottobre 2015.

È diffusissimo il luogo comune secondo cui l’Italicum produrrà un Parlamento composto prevalentemente da “nominati”. Perché nei nuovi collegi, assai piccoli, solo il primo partito riuscirà a conquistare più di un seggio, quindi ad avere almeno un vincitore eletto con le preferenze, mentre tutti gli altri risulteranno eletti solo in quanto capilista. Anche il migliore notista politico italiano, Stefano Folli, su Repubblica di venerdì, come anche Eugenio Scalfari nel suo sermone domenicale di ieri, indicava questo come il difetto più grave del sistema con cui si voterà alle prossime politiche, così motivando la proposta di passare all’uninominale maggioritario a due turni, come in Francia. I miei lettori sanno bene che anch’io considero l’uninominale, sia nella versione francese a doppio turno, sia (e ancor più) in quella australiana “a ballottaggio simultaneo”, come la soluzione migliore per il nostro Paese. Ma non certo per il motivo indicato da Folli e Scalfari: anche l’eletto in un collegio uninominale è un “nominato”, cioè un candidato scelto dal partito, esattamente come i capilista con l’Italicum! In questo senso sono dei “nominati” tutti i parlamentari francesi, britannici, statunitensi, australiani, e più in generale quelli di tutti i Paesi (la quasi totalità nel mondo) nei quali non è prevista l’espressione di una preferenza da parte dell’elettore. Mi spingo a dire che vedo nell’Italicum un vantaggio rispetto all’uninominale alla francese: il ballottaggio per il premio di maggioranza assicura che al governo vada il partito che ha avuto davvero la maggioranza assoluta dei consensi; e ci vada con la prospettiva di rimanerci davvero per tutta la legislatura, cosa che nel nostro Paese costituirà già di per sé una novità straordinaria. Prima di svalutare la riforma che siamo fortunosamente riusciti a varare, evitando per un pelo un rischio mortale di paralisi politica, pensiamoci bene. Quanto meno, prima di bocciarla mettiamola alla prova.

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