LA REPUBBLICA: EVOLUZIONE TECNOLOGICA vs OCCUPAZIONE NEL SETTORE BANCARIO

NEGLI ISTITUTI DI CREDITO I NUOVI STRUMENTI INFORMATICI E TELEMATICI IMPONGONO PROFONDE RISTRUTTURAZIONI, CHE POSSONO E DEVONO ACCOMPAGNARSI CON NUOVI STRUMENTI PER LA SICUREZZA ECONOMICA E PROFESSIONALE DEI LAVORATORI COINVOLTI

Intervista a cura di Rosaria Amato, pubblicata da la Repubblica il 12 novembre 2015.

ROMA. I tagli non sono dovuti solo alla crisi: per Pietro Ichino, giuslavorista e senatore Pd, le banche attraversano “un cambiamento epocale».
Professore, le banche erano sovradimensionate?
«Che le banche fossero sovradimensionate è l’unico punto su cui tutti concordano. Tutti sperimentiamo gli effetti dell’informatica e della telematica sui nostri rapporti con le banche: penso soprattutto al bancomat e allo home banking, ma i cambiamenti epocali non sono solo questi».

La Fabi, il principale sindacato bancari, accusa: si tratta solo dell’ennesima riduzione, nessuna idea di rilancio. È davvero così, si taglia per far fronte alla riduzione dei profitti senza un’idea di rilancio?
«Non conosco il piano industriale di Unicredit. Il compito di valutarlo e di negoziarne le ricadute sugli interessi dei lavoratori è del sindacato. Il problema è che i sindacati italiani per lo più non sono attrezzati per farlo, col risultato che tendono a difendere l’esistente».

Per quanto tempo continueranno, di quanto dovranno ridursi personale e filiali?
«Quando è davvero necessario, l’aggiustamento degli organici di un istituto bancario, come di qualsiasi altra impresa, deve poter avvenire sempre, anche quando l’occupazione complessiva del settore si è stabilizzata. La domanda più importante è se il sistema delle relazioni industriali, e più in generale il nostro sistema di servizi al mercato del lavoro, sono in grado di gestire il passaggio dei lavoratori dall’impresa in crisi a quella più solida e produttiva assicurando ai lavoratori la necessaria sicurezza economica e professionale. Senza questo, è difficile che la produttività possa crescere nel nostro Paese».

L’Abi ha presentato numeri sorprendenti sulla diffusione dei social network. Le filiali si stanno trasformando in “salotti”. Gli sportelli tradizionali diventeranno obsoleti nel giro di alcuni anni o un certo numero dovrà rimanere sul territorio?
«Questo è uno dei grandi mutamenti in atto, ma non il solo. Dobbiamo renderci conto che l’innovazione tecnologica ha sempre prodotto la riduzione di determinate mansioni; ma il risultato dell’evoluzione, sul medio e lungo termine, non è mai stato una riduzione complessiva dell’occupazione: semmai il contrario. Questo processo va favorito, non ostacolato. Ma questo va fatto sostenendo efficacemente i lavoratori nella transizione».

Come?
«Innanzitutto con un buon trattamento complementare di disoccupazione negoziato con l’azienda che licenzia. Poi c’è tutto il nuovo discorso sul contratto di ricollocazione: cioè l’assistenza intensiva per la riqualificazione e il reperimento della nuova occupazione: il settore bancario in parte è già, e ancor più potrà diventare, un settore leader per entrambi gli aspetti».

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