IL CENTRO PER L’IMPIEGO COME ONE STOP SHOP SULLA VIA DELLA RICOLLOCAZIONE

UNA FUNZIONE CHE LA RETE PUBBLICA, E SOLO ESSA, PUÒ SVOLGERE EFFICACEMENTE È QUELLA DI  CERNIERA  INFORMATIVA E ORGANIZZATIVA TRA CHI CERCA LAVORO E CHI OFFRE I SERVIZI UTILI PER TROVARLO – PER QUESTO SONO NECESSARI UN MINIMO DI RISORSE E LINEE-GUIDA PRECISE, CHE ANCORA MANCANO

Intervista a cura di Paolo Martini, in occasione della mia conferenza-dibattito di Domodossola del 18 gennaio 2016  – In argomento v. anche la mia interpellanza al ministro del Lavoro del 3 novembre scorso, gli interventi di addetti ai Centri per l’Impiego di diverse regioni che ne sono seguiti, uno sulla situazione in Emilia Romagna e il mio editoriale telegrafico del 23 novembre 2015, Centri per l’Impiego: occorre subito un piano organico di rilancio; inoltre l’articolo di Luigi Olivieri del 15 dicembre e la mia risposta ..

 

Senatore Ichino, in una interpellanza al ministro del Lavoro del mese scorso lei afferma che i centri per l’impiego costituiscono “l’infrastruttura amministrativa fondamentale” perché abbia successo la riforma del lavoro. Come dovrebbero interagire nell’attività di outplacement?
Ogni centro per l’impiego può e deve essere il luogo dove chiunque cerchi un lavoro trova l’informazione sui programmi di assistenza e, soprattutto, sui servizi di orientamento, formazione e riqualificazione disponibili, e magari anche qualche informazione su aziende che cercano. L’immagine è quella di una grande sala con molti videoterminali disponibili per il pubblico, programmati per essere consultati e utilizzati facilmente; e con impiegati che aiutano a usarli i più sprovveduti e mettono in contatto le persone con gli operatori specializzati: quello che nei Paesi anglosassoni chiamano lo one stop shop. Una sorta di indispensabile cerniera tra l’utente e il servizio vero e proprio di collocamento, o di assistenza intensiva nella riqualificazione e ricerca, che deve essere svolto da chi lo sa fare.

E qui veniamo al contratto di ricollocazione e al relativo voucher: diverse regioni si stanno muovendo per rendere operativo lo strumento (Lazio, Sicilia, Lombardia ecc). Il precedente “sperimentale” è stato quello di Alitalia: ha funzionato? Quanti lavoratori ex Alitalia fino ad oggi hanno trovato una occupazione?
Quell’esperimento-pilota è incominciato da poco ed è ancora in corso. La cosa curiosa è che, su 1199 dipendenti licenziati un anno fa, solo 184 hanno aderito al piano predisposto dalla Regione Lazio, imperniato sul contratto di ricollocazione. Di questi 90 sono già al lavoro; i risultati del progetto-pilota per gli altri 94 li conosceremo tra qualche mese; ma credo che verranno ricollocati tutti o quasi. Il problema sono i mille che non hanno aderito. La condizionalità del sostegno del reddito da noi ancora non funziona.

Nel nostro Paese i servizi per l’impiego non hanno mai fatto quel che dovevano fare e i numeri dicevano che il lavoro si trovava per conoscenze familiari o amicali o passaparola. Sono aumentati i numeri di quelli che trovano lavoro con le agenzie specializzate, mandando curricula o entrando in un Centro per l’impiego?
Credo proprio di no, dal momento che il nuovo sistema di politiche attive deve ancora partire.

È stata giusta l’idea di ri-centralizzare i servizi per l’impiego?
La scelta nasce dal bilancio pesantemente negativo di un quindicennio di competenza regionale esclusiva in questo campo. Ma non si deve pensare che l’efficienza del servizio dipenda dalla sua centralizzazione piuttosto che dal suo decentramento: l’efficienza dipende dalla qualità e quantità delle risorse, ma anche dalla responsabilizzazione dei dirigenti per i risultati, che significa rischiare davvero di perdere l’incarico se i risultati non vengono. E dalla conseguente riappropriazione ed esercizio da parte loro delle prerogative manageriali nell’organizzazione e direzione della struttura.

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