DUE PADRI PER DUE FIGLI: UN’ESPERIENZA POSITIVA

“VIVO DA 10 ANNI NEL REGNO UNITO CON MIO MARITO, DA 5 ABBIAMO ADOTTATO DUE BIMBI E CI SIAMO SPOSATI, CI SENTIAMO UNA FAMIGLIA MODELLO ANCHE RISPETTO A COPPIE ETEROSESSUALI”

Lettera pervenuta l’11 febbraio 2016  – Segue la mia risposta – In argomento v. anche la lettera di segno opposto pervenutami due giorni dopo, in riferimento alla mia proposta di emendamento in tema di stepchild adoption
.

Egregio Senatore Ichino, della legge delle unioni civili a me importa poco, dell’adozione del figlio del coniuge ancora meno. Da dieci anni vivo in Regno Unito con mio marito, anche lui italiano. Auspico di convincerla non soltanto al sostegno pieno al disegno di legge Cirinnà, ma anche al suo superamento il giorno dopo la sua entrata in vigore.
Dopo dieci anni insieme, nel 2010 abbiamo deciso di formare una civil partnership e, dopo mesi di preparazione e approfondimenti con i servizi sociali nel 2014 abbiamo adottato due fratelli di 3 e 5 anni. Qualche giorno dopo la sentenza di adozione del tribunale, abbiamo convertito la nostra civil partnership in matrimonio civile. La nostra famiglia è ben inserita nel contesto in cui viviamo e con estrema umiltà le confesso che sappiamo di rappresentare un esempio per molti genitori, siano essi dello stesso sesso, singoli o di sesso diverso.
Come in Italia, la politica in Regno Unito si interroga e scontra su temi sensibili, talvolta accesamente. A differenza dell’Italia in Regno Unito il dibattito è generalmente rispettoso dell’individuo e basato su fatti, corroborati da analisi scientifica ove necessario. È un fatto acquisito che la discriminazione di genere, orientamento sessuale o di qualsiasi altro tipo influisca negativamente sulla salute mentale e a lungo termine anche fisica delle persone. È fatto acquisito anche che l’orientamento sessuale dei genitori e il loro genere non abbiano influenza negativa sullo sviluppo dei bambini.
Mi auguro che riconosca nella Carta costituzionale e non in altro che nulla ha a che fare con la nostra Repubblica il ruolo di guida nel suo lavoro di legislatore. Auspico quindi concordi che, sulla base dell’articolo 3 della Costituzione, il legislatore italiano è in ritardo di molti decenni nel rimuovere la discriminazione sulla base del genere all’atto di contrazione di un matrimonio diffusa nel codice civile e nella pratica amministrativa. Non vedo limiti nella definizione all’articolo 29 della costituzione ad un riconoscimento immediato del matrimonio egualitario, ma accetto che la mediazione politica e culturale possa richiedere l’introduzione del nuovo istituto delle unioni civili. Il superamento necessario del disegno di legge Cirinnà, non appena diventato legge, sta proprio nel rimuovere l’ennesima discriminazione derivante da un istituto giuridico separato sulla base dell’orientamento sessuale.
Come altre coppie io e mio marito abbiamo discusso su come e quando diventare genitori e prenderci cura per tutta la vita di un altro essere umano. Abbiamo misurato in noi il desiderio di riconoscere il nostro materiale genetico in un ipotetico bambino e concordato che sarebbero state altre le cose a renderlo nostro o nostra. Ho provato tormento nel negare il mio seme ad una amica che mi chiedeva aiuto per diventare madre assieme alla sua compagna perché, nella mia debolezza, mi sarei sentito in difficoltà ad osservarlo crescere da lontano. Provo ammirazione per uomini e donne che fanno un dono così grande come quello della vita in modo disinteressato. Il disegno di legge Cirinnà non regolamenta la gestazione per altri che rimane al di fuori del suo scopo. Mi auguro quindi che questa mancanza possa presto essere colmata andando a regolare per tutti, singoli e coppie omosessuali ed eterosessuali, con una legislazione all’avanguardia che permetta la gestazione per altri e la donazione dei gameti scaturita da un accordo disinteressato fra le parti. Da sempre i divieti creano solo sfruttamento dei deboli.
Io e mio marito abbiamo quindi deciso di prenderci cura di uno o più bambini che, per scelte indipendenti dalla loro volontà e per la loro tutela fisica e mentale, si ritrovano ad essere affidati allo Stato così come previsto anche in Italia dall’articolo 30 della costituzione. In Regno Unito, come immagino anche in Italia, i bambini sotto la cura delle autorità provengono da situazioni familiari molto difficili riconducibili a violenza, abbandono fisico o negligenza affettiva da parte dei genitori di nascita.  Un bambino adottato ha bisogno in primo luogo di sentirsi al sicuro, voluto bene, accudito ed educato oltre ovviamente a tutto il resto. Il ruolo del genitore adottivo, sia esso un singolo o una coppia, è quello di essere genitore terapeuta. Come genitore svolge il ruolo di cura primaria che, nella nostra società attuale, viene spesso svolto dalla madre di nascita e che può essere fornito, senza alcun rischio di creare nel bambino confusione nell’identificazione di genere e orientamento sessuale, anche da due persone dello stesso sesso o da una persona singola. Come terapeuta poi aiuta il bambino a ridare ordine, significato e scopo alla propria vita dopo che gli è stato negato per troppo tempo. Questi per inciso sono fatti, non mie opinioni.
Anche in Regno Unito l’interesse del minore è prevalente come dettato dalla convenzione ONU sui diritti dei bambini. Nella sua interpretazione, l’Italia ritiene che i 35000 bambini oggi in cura di case-famiglia siano meglio tutelati nella negazione del diritto alla vita familiare piuttosto che, fra le altre cose, riconoscere anche a singoli e a coppie omosessuali la possibilità di essere valutati come potenziali genitori adottivi. Non tutti sono tagliati per essere genitori, ma l’orientamento sessuale è l’ultima delle qualità da cercare nei genitori adottivi per le motivazioni già espresse. Questa è un’altra area non coperta dal disegno di legge Cirinnà che pragmaticamente si limita a regolamentare le situazioni di fatto piuttosto che riordinare la materia delle adozioni. Per il bene di questi bambini a cui oggi non è riconosciuta la tutela legale del secondo genitore, il sostegno del disegno di legge Cirinnà deve essere pieno.
La esorto quindi a farsi promotore dal giorno seguente l’approvazione del disegno di legge Cirinnà di un disegno di legge che riveda in toto la disciplina delle adozioni nazionali e che punti ad eliminare lo sfruttamento economico dei minori operato dalle strutture di accoglienza, dia certezza sui tempi alle coppie e ai singoli che si rendono disponibili a curare, in affido o adozione, i bambini in cura allo Stato. Rimuova inoltre ogni ostacolo e discriminazione che impedisca la selezione delle migliori famiglie o singoli genitori adottivi, inclusa quella sulla base dell’orientamento sessuale. Abbrevi i tempi delle sentenze di adottabilità, la permanenza in situazioni di affido e il riconoscimento della sentenza di adozione. Introduca un sussidio di assistenza economica per aiutare coppie e singoli che, pur desiderandolo ed essendone capaci, non possono adottare per motivi economici.
Con l’introduzione di una nuova, giusta legge sulle adozioni, è ragionevole attendersi che i ricorsi alla gestazione per altri saranno limitati a chi non può o non vuole adottare.
Il giorno in cui incontrai per la prima volta il più grande dei miei figli mi disse che aveva bisogno di un papà per fare due cose: andare in un albergo e far volare un aquilone. Ogni sera almeno uno fra quei 35 000 bambini in Italia sogna che qualcuno gli insegni a far volare un aquilone e il parlamento perde ancora tempo a discutere le opinioni, piuttosto che i fatti, sul riconoscere ad un bambino già amato ed accudito il proprio genitore sociale.
Rimango a disposizione per eventuali approfondimenti e le porgo i miei saluti.
Francesco Marasco

Per non ripetere cose già dette, mi limito a richiamare il mio intervento in Senato del 3 febbraio nella discussione generale del disegno di legge n. 2081/2015 , cui questa lettera si riferisce. Aggiungo solo che non ho dubbi sulla bontà della maggior parte dei casi di adozione come questa; il problema è che, in campo omo come in campo etero, esistono anche casi diversi: non bastano i buoni esempi per eliminare il rischio di adozioni opportunistiche, o comunque da parte di persone non capaci di assicurare al minore l’affetto la sicurezza e l’educazione dovuta. L’emendamento che propongo all’articolo 5 del disegno di legge non risolve questo problema – che, ripeto, già sussiste nel campo delle “adozioni deboli” regolate dall’articolo 44 della legge n. 184/1983 -, però può forse ridurre le conseguenze pregiudizievoli per l’adottato. D’altra parte sono convinto che la soluzione perfetta non ci sia e che si produca un danno complessivamente molto maggiore agli stepchildren negando in radice la possibilità dell’adozione, piuttosto che ammettendola con i temperamenti che ne riducano i rischi.    (p.i.) 

.

Stampa questa pagina Stampa questa pagina

 

 
 
 
 

WP Theme restyle by Id-Lab