ANCORA SUL PENSIONAMENTO DEI LAVORATORI “PRECOCI”

I REQUISITI PENSIONISTICI IN VIGORE PRIMA DELLA RIFORMA FORNERO DETERMINAVANO, NELLA MAGGIOR PARTE DEI CASI, UNO SQUILIBRIO EVIDENTE TRA CONTRIBUTI VERSATI E RENDITA ATTIVATA

Lettera pervenuta il 7 marzo 2016 – Segue la mia risposta, con una replica del lettore.

Egregio Professor Ichino,
sono un lavoratore precoce e l’ho ascoltata in una trasmissione televisiva, non ricordo se Ballarò o Dimartedì, relativamente alle pensioni. Lei ha asserito che dovremmo passare tutti con il contributivo. Ora io le chiedo: noi siamo già penalizzati per dover andare in pensione con 42 anni e 10 mesi di contributi, benché abbiamo iniziato a lavorare a 15 anni. Al momento attuale non possiamo pertanto crearci una pensione integrativa e la penalizzazione per noi sarebbe almeno del 30% con il contributivo e  senza avere nessuna integrazione a sostegno. Dopo che abbiamo iniziato a 15 anni, abbiamo versato fior di contributi, abbiamo fatti risparmiare allo Stato molti costi scolastici, dobbiamo essere così penalizzati? Io la prego di credermi che dopo 40, 41 anni di lavoro non ne possiamo più.  Mi creda siamo coscienti che la Legge Fornero è stata fatta per salvare l’Italia, ma questa Italia è stata salvata, come sempre dai dipendenti pubblici e privati, dai pensionati e dai pensionandi, non dalle banche, che hanno avuto la loro parte nella crisi, non dal potere finanziario, né dalla politica, ma solo da noi. Perché non ricalcolare allora le baby pensioni, quelle d’oro, i vitalizi etc? possibile che tutti abbiano dei diritti acquisiti sempre ad esclusione di noi lavoratori precoci ? Probabilmente lei non è a conoscenza di quanto ha fatto la nostra categoria per questo Paese, avendo lavorato per oltre 40 anni e da quando avevamo 15 anni. Abbiamo fatto sacrifici indicibili e lei, dall’alto della sua carica vorrebbe anche penalizzarci. Dopo 40, 41 anni siamo stanchi, non rendiamo più come una volta, non abbiamo più lo slancio di quando avevamo 35 / 40 anni e, infine abbiamo versato tutti i contributi possibili. Invece che agire sulle pensioni d’oro, sulle baby pensioni, sui vitalizi e sugli sprechi, ancora una volta la nostra categoria appare la più penalizzata. Onestamente, lo dico con il massimo rispetto, non prova vergogna?
Andrea Aiazzi

Se il nostro lettore oggi ha 55 anni, l’attesa di vita media per lui è di circa 30 anni. Non occorre essere esperti di scienze attuariali per rendersi conto che, se la sua pensione fosse calcolata con il sistema contributivo, essa – per definizione – sarebbe coperta dal capitale versato e dal relativo rendimento accumulatosi negli anni; ma se fosse invece calcolata col metodo retributivo, cioè fosse pari all’80% delle sue ultime retribuzioni, essa sarebbe per circa un terzo non coperta dai contributi versati, cioè pagata dallo Stato “a debito”. E quel debito sarebbe destinato a essere pagato dai nostri figli e nipoti, ai quali riserviamo soltanto pensioni calcolate col sistema contributivo, godibili soltanto dopo i 68 o 69 anni. A me questo, francamente, non parrebbe giusto. Il lettore dice che si sarebbe dovuto tagliare sulle baby pensioni; ma questo avrebbe significato, nella maggior parte dei casi, tagliare pensioni che sono già al minimo: l’ingiustizia c’è stata all’origine, ma ridurle ora sarebbe evidentemente una scelta molto problematica. Quanto al discorso sulle “pensioni d’oro”, i frequentatori di questo sito sanno bene che anch’io tre anni fa ne avevo proposto il taglio della parte non guadagnata; ma conoscono anche il motivo per cui, considerate le difficoltà tecniche di questa operazione (mancano i dati per effettuare i calcoli necessari in riferimento agli anni precedenti l’ultimo quarto di secolo) e alcuni effetti indesiderati, ho concordato con la scelta del Governo di non percorrere quella strada. Accontentiamoci di averle eliminate per il futuro, con l’applicazione a tutti del metodo contributivo di determinazione della rendita.     p.i.

Prima di tutto la ringrazio per la cortesia di avermi risposto, mentre i Suoi colleghi… Infatti, la nostra pensione sarà calcolata con retributivo fino al 1995 e successivamente con il contributivo. Poi avendo 58 anni la mia aspettativa sarebbe di 26 anni. E, parimenti a Lei pare giusto che a noi sia toccato l’onere di pagare, come già detto sopra baby pensioni, pensioni d’oro, vitalizi etc? E tocchi solo a noi, che al momento siamo quelli che più abbiamo pagato in termini di contributi e più pagheremo, l’onere di avere penalizzazioni ? E magari dopo 43 anni di lavoro e contributi versati? Se a lei questo pare giusto a noi no! Infatti non stiamo chiedendo la luna, chiediamo solo di andare in quiescenza con 41 anni di contributi, con la parte di retributivo che è concesso dalla Legge e senza vincoli di età anagrafica. Vorrà dire qualcosa, anche per lei,  aver sacrificato la nostra gioventù . E adesso volete anche toglierci la vecchiaia? Francamente… Un cordiale saluto
A.A

A nessuno fa piacere che, nell’abolizione dei privilegi generazionali, si incominci proprio dalla sua classe di età (e godere, senza requisito anagrafico, di una pensione di anzianità non coperta dai contributi versati è un privilegio). Ma da un certo punto occorre pur incominciare, se si vuole evitare che alla lunga il sistema collassi. E comunque se si vuole evitare che a pagare il conto siano figli e nipoti.   (p.i.)

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