PERCHÉ OCCORRE DIFFERENZIARE L’ETÀ PENSIONABILE IN RELAZIONE AL LIVELLO DI ISTRUZIONE

SE CHI HA UN TITOLO DI STUDIO INFERIORE HA ANCHE UNA ATTESA DI VITA MINORE, NE CONSEGUE CHE LA MAGGIOR DURATA DELLE PENSIONI DEI LAUREATI È (INGIUSTAMENTE) PAGATA DALLA MINOR DURATA DI QUELLE DI CHI HA AVUTO UNA CARRIERA SCOLASTICA PIÙ BREVE

Articolo di Gianpiero Dalla Zuanna, professore di Demografia nell’Università di Padova e Senatore del Partito Democratico – Segue la tabella contenente i dati impressionanti cui l’articolo si riferisce.

122469360-580x388In vista della prossima legge di stabilità, sta entrando nel vivo la discussione sulle possibili modifiche della legge Fornero sulle pensioni. Il 15 di aprile l’Istat – dopo un complesso lavoro di integrazione fra banche dati – ha rilasciato alcuni dati sulle differenze di mortalità per livello di istruzione, fondamentali per ragionare sulle diseguaglianze del sistema pensionistico e sui possibili correttivi (istat.it/it/archivio/184896). Le differenze di sopravvivenza secondo la classe sociale sono rilevanti. A 65 anni, gli uomini con licenza elementare e senza titolo hanno una attesa di vita media di 2,2 anni minore rispetto ai laureati (17,8 contro 20,0 anni). Per le donne le differenze sono inferiori (21,6 contro 22,9 anni), ma sempre statisticamente significative. Non è facile distinguere fra le cause di queste diseguaglianze. In parte, esse sono dovute a diversità nei comportamenti individuali: ad esempio, fra le persone con basso titolo di studio sono oggi più diffusi i fumatori. Inoltre, le persone più istruite sono anche mediamente più ricche e più informate, e quindi meglio in grado di usufruire dei vantaggi del sistema sanitario, e più in grado di adottare comportamenti più salutisti, come buone abitudini alimentari. Tuttavia, parte di queste differenze è attribuibile alle diverse attività lavorative: com’è facile immaginare, quarant’anni in ufficio o quarant’anni in un cantiere hanno effetti assai diversi sulla probabilità di ammalarsi per svariate patologie. Le necessarie rettifiche del sistema pensionistico dovrebbero tener conto di questi risultati. Infatti oggi la definizione dell’età all’uscita non ne tiene conto, e per questo motivo – paradossalmente – i più poveri e i meno istruiti si trovano a pagare parte delle pensioni dei più ricchi e dei più istruiti. Senza intaccare l’equilibrio del sistema, l’età all’uscita potrebbe essere modificata, abbassandola per le persone meno istruite e alzandola per quelle più istruite. Non è un’operazione semplice, ma credo sia una doverosa azione di equità, e i dati oggi pubblicati dall’Istat la rendono effettivamente possibile.

Speranza di vita ad alcune età per istruzione e sesso della popolazione residente in Italia – 2012
LIVELLO DI ISTRUZIONE Maschi Femmine
0 anni 25 anni 45 anni 65 anni 80 anni 0 anni 25 anni 45 anni 65 anni 80 anni
SPERANZA DI VITA
Nessun titolo o licenza elementare 77,2 52,8 34,2 17,8 7,8 83,2 58,7 39,6 21,6 9,7
Licenza media inferiore 79,4 55,0 36,0 18,6 8,1 84,6 60,1 40,5 22,1 10,1
Licenza media superiore 80,9 56,5 37,1 19,2 8,4 85,3 60,8 41,1 22,5 10,3
Laurea o titolo superiore 82,4 58,0 38,5 20,0 8,6 85,9 61,4 41,7 22,9 10,5
TOTALE 79,6 55,2 35,9 18,3 8,0 84,4 59,8 40,2 21,8 9,8
DIFFERENZA ASSOLUTA DI SPERANZA DI VITA RISPETTO A “LAUREA O TITOLO SUPERIORE”
Nessun titolo o licenza elementare 5,2 5,2 4,3 2,2 0,8 2,7 2,7 2,1 1,3 0,8
Licenza media inferiore 3,0 3,0 2,5 1,4 0,5 1,3 1,3 1,2 0,8 0,4
Licenza media superiore 1,5 1,5 1,4 0,8 0,2 0,6 0,6 0,6 0,4 0,2
Laurea o titolo superiore

 

 

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