ASSUNZIONI A TEMPO INDETERMINATO: IN DICEMBRE-FEBBRAIO +37% RISPETTO A UN ANNO PRIMA

UNA CONSIDERAZIONE ATTENTA DEI DATI MOSTRA, SÌ, UN “EFFETTO RISUCCHIO” DI NUOVI CONTRATTI DI LAVORO STABILI DA PARTE DEL MESE DI DICEMBRE 2015 AI DANNI DEI DUE SUCCESSIVI; MA ANCHE UNA TENDENZA RILEVANTE ALL’AUMENTO DI QUESTI CONTRATTI, EVIDENTEMENTE IMPUTABILE ALLA RIFORMA DEL RAPPORTO E NON ALL’INCENTIVO ECONOMICO

Intervista a cura di Maria Grazia Furlo in corso di pubblicazione su Italia Oggi, 25 aprile 2016 – In argomento v. anche la nota tecnica del 16 marzo scorso sullo stesso tema.

Professor Ichino, gli ultimi dati Inps mostrano un calo di assunzioni a tempo indeterminato (-33% rispetto a febbraio dello scorso anno); sembra dunque che l’effetto decontribuzione si sia fermato. Cosa ne pensa e cosa ci dobbiamo aspettare per i prossimi mesi?
Per un motivo o per l’altro, ogni anno tra dicembre e gennaio c’è uno “scalino”, all’insù o all’ingiù, nel flusso delle assunzioni. Normalmente è all’insù, perché quando si assume una persona si preferisce per lo più farlo con effetto dal primo gennaio piuttosto che prima di Natale. Invece quest’anno tutti hanno preferito assumere a dicembre, per beneficiare dello sgravio contributivo pieno. Per questo motivo, se si vuole avere un’idea precisa dell’andamento delle assunzioni, occorre sempre evitare di considerare il dato del singolo mese: occorre invece prendere il dato relativo al bimestre o al trimestre a cavallo del capodanno. Se dunque consideriamo il trimestre dicembre 2014-febbraio 2015, abbiamo un totale di 396.309 assunzioni a tempo indeterminato; nel trimestre dicembre 2015-febbraio 2016 il totale è stato di 543.119, con un aumento del 37,04 per cento. Il fatto che dicembre abbia “risucchiato” moltissime assunzioni che sarebbero altrimenti avvenute a gennaio o febbraio non ha alcun rilievo, dal punto di vista del trend generale. E se si considera che nel gennaio e febbraio 2015 l’incentivo economico era già operante, ci si rende conto del fatto che gran parte di questo aumento del 37 per cento è imputabile proprio alla nuova disciplina del contratto a tutele crescenti, e non all’incentivo economico. Nei mesi prossimi, appena l’effetto “risucchio” si sarà esaurito, vedremo che la tendenza all’aumento tornerà a manifestarsi.

E dal punto di vista del contenzioso che cosa è cambiato dall’entrata in vigore delle nuove norme sul lavoro? è aumentato o si è ridotto?
Purtroppo non abbiamo un monitoraggio nazionale preciso dell’andamento del contenzioso giudiziale, come lo abbiamo per i flussi delle assunzioni e delle cessazioni. Tutti gli osservatori privilegiati, sia sul versante degli avvocati giuslavoristi, dei consulenti del lavoro e dei sindacalisti, sia sul versante dei magistrati, concordano però nell’osservare una riduzione drastica del contenzioso in materia di cessazione dei rapporti di lavoro. Attendiamo, dunque, prudentemente i dati attendibili che ci verranno forniti, quando ci verranno forniti. Ma se questi confermeranno quanto ci viene anticipato dagli addetti ai lavori, vorrà dire che la riforma ha raggiunto, e anche più rapidamente del previsto, uno dei suoi obiettivi principali, semplificando la normativa in materia di cessazione del rapporto, sdrammatizzando la perdita del posto, dando un forte sostegno del reddito a chi lo ha perso e abbattendo drasticamente i costi di transazione fra datore e prestatore di lavoro.

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