SULLA NOTIZIA FALSA DEI “100MILA POSTI DI LAVORO FALSI” PRODOTTI DAL JOBS ACT

I POSTI DI LAVORO CI SONO: FASULLE SONO SEMMAI LE NOTIZIE DATE IN PROPOSITO IERI DA LIBERO, IN UN ACCESSO DI DOLOSA FAZIOSITÀ (E OGGI ACRITICAMENTE RIPRESE DAL SENATORE MALAN)

Intervento svolto nella sessione pomeridiana del Senato dell’11 maggio 2016 – In argomento v. anche la mia lettera aperta al direttore Maurizio Belpietro, pubblicata il giorno dopo su Libero.
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PRESIDENTE – Ha chiesto la parola il senatore Ichino. Ne ha facoltà.

ICHINO (Pd) – Grazie, Presidente. Il collega Malan questo pomeriggio ha ritenuto di attingere dal quotidiano Libero di ieri la notizia, riportata in prima pagina a caratteri cubitali, secondo cui la riforma del lavoro avrebbe prodotto “100mila posti di lavoro falsi”. Intervengo soltanto per avvertire lo stesso collega Malan e tutti i colleghi che quella notizia è radicalmente falsa.
Il quotidiano Libero ha attinto la pretesa notizia da una comunicazione dell’Inps, il cui contenuto ha però totalmente stravolto. Per la precisione, l’Inps ci ha detto molto chiaramente che, su 1,6 milioni di nuovi contratti di lavoro stabili stipulati nel 2015, per i quali le imprese hanno fruito dell’incentivo economico (la c.d. “decontribuzione”), in circa 100mila è stata rilevata una irregolarità di tale fruizione. Il che non significa affatto che questi 100mila contratti di lavoro siano “falsi”, cioè inesistenti: significa, invece, che sono tutti contratti veri, i quali però, più modestamente, secondo l’Inps non dovrebbero beneficiare dell’incentivo economico. Questo viene, peraltro, affermato sulla base di un accertamento effettuato sulla base di un incrocio di dati informatici, cui dovrà seguire una verifica caso per caso. Quand’anche, comunque, le 100mila fruizioni irregolari risultassero tutte confermate, esse non toglierebbero proprio nulla ai due milioni di contratti a termine stipulati nel 2015; né al 49 per cento di aumento di questi contratti rispetto al 2014. Di questo dato – peraltro non contestato – non ho sentito alcun cenno né oggi da parte del collega Malan, né ieri dal quotidiano Libero.

Colgo l’occasione per osservare che i giornalisti ogni giorno che il buon Dio manda in terra rimproverano a noi politici inconcludenza e promesse non corrispondenti ai fatti, quando non anche disonestà. Non è che, per caso, anche sui giornalisti grava un dovere di verità? Più precisamente, chiedo ai giornalisti e in particolare al Direttore di Libero: non vi sembra che, quando la politica fa qualche cosa di buono sul terreno delle riforme, essa debba essere premiata dai giornali con una informazione seria e accurata, quale che sia il colore del Governo in carica? Se anche i media che hanno riconosciuto la complessiva bontà della riforma del lavoro del 2014-15 (come ha fatto Libero nei mesi scorsi) cedono poi alla tentazione faziosa di dileggiarla senza fondamento, come possono questi stessi media ergersi credibilmente a censori dell’inconcludenza e dell’irresponsabilità dei politici? (Applausi del Gruppo PD e del senatore Berger)

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