UNO SGUARDO LUNGO SUL MERCATO DEL LAVORO

500.000 OCCUPATI IN PIÙ 2014-2016 – LA SITUAZIONE RESTA GRAVE, MA SI INTRAVEDONO SEGNALI DI MIGLIORAMENTO: L’ANDAMENTO DELL’OCCUPAZIONE DIPENDENTE PERMANENTE O A TEMPO DETERMINATO E LA CONTRAZIONE STRUTTURALE DEL LAVORO AUTONOMO, EFFETTI DELLE MISURE DI INCENTIVAZIONE

Articolo di Bruno Anastasia, direttore dell’Osservatorio sul mercato del lavoro regionale Veneto Lavoro, già professore di Economia del Lavoro nell’Università di Trieste, pubblicato sul sito lavoce.info,  – In argomento v. anche Ancora sull’andamento del flusso delle assunzioni dopo la riforma.
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L’andamento dell’occupazione dal 2008

L’Istat ha pubblicato qualche giorno fa i dati relativi alla dinamica di occupazione e disoccupazione nel mese di marzo: si va così formando il quadro degli andamenti del mercato del lavoro nel primo trimestre 2016. Proviamo a delinearne i tratti riconoscibili, analizzando non le variazioni mese su mese (il cui segno non di rado è effimero), ma i più solidi trend di medio periodo su cui si innestano, conducendo a rafforzarli o invertirli. Il ciclo dell’occupazione è ben delineato nel grafico 1. Nel 2008 gli occupati avevano superato i 23 milioni. La crisi finanziaria internazionale con le sue forti ripercussioni sull’economia reale ne ha determinato una continua contrazione fino all’inizio del 2010. Ha fatto seguito, quindi, una lunga fase – oltre un biennio – di ripresa frustrata: si è mantenuto il livello occupazionale poco sopra i 22,5 milioni, senza avviare alcun recupero di quanto perso precedentemente. Poi, la seconda recessione e una nuova contrazione occupazionale, di poco inferiore per entità a quella del 2008-2009: i livelli occupazionali sono calati fino alla fine del 2013. Finalmente, e seppur lentamente, la domanda di lavoro si è poi rianimata: sul finire del 2015 si può dire che almeno quanto perduto con la seconda recessione è stato recuperato; ma per ritornare ai valori del 2008 manca ancora mezzo milione di occupati. I primi mesi del 2016 confermano sostanzialmente quanto acquisito tra il 2014-2015: al di là delle oscillazioni delle statistiche mensili, si riconosce che non c’è nessuna inversione di trend e che, al contempo, accelerare o semplicemente proseguire nel recupero dei livelli occupazionali non è affatto facile e scontato.

Grafico 1

Schermata 2016-05-02 alle 13.32.10

Il quadro generale è l’effetto finale congiunto di andamenti differenziati delle varie tipologie occupazionali. Le statistiche disponibili ci consentono di osservare distintamente tre grandi componenti. Innanzitutto, l’occupazione dipendente “permanente” (i rapporti di lavoro dipendente a tempo indeterminato – grafico 2): qui si è prodotto il recupero più significativo nel corso del 2015 (qualche centinaia di migliaia di occupati) per l’apporto sostanziale di vari provvedimenti – decontribuzione in primo luogo – e ci si possono attendere ancora, nei dati statistici, positivi effetti di trascinamento, come emerge nettamente da quelli di fonte amministrativa.

Grafico 2

Schermata 2016-05-02 alle 13.32.25

Per quanto riguarda la seconda componente, vale a dire gli occupati dipendenti a termine (grafico 3), il ciclo delineato dai dati Istat si discosta, in alcuni tratti significativamente, da quello generale: non tanto per le fasi di contrazione, che sono le medesime, quanto per le dimensioni del recupero, che risulta pieno sia dopo la prima recessione che dopo la seconda (vi possono aver contribuito vari fattori: dal decreto Poletti alla crescita di tirocini e voucher). Il trend risulta infine prevalentemente riflessivo, a partire dalla seconda metà del 2015: su ciò hanno senz’altro influito gli effetti di spiazzamento determinati dall’incentivazione spinta dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato.

Grafico 3

Schermata 2016-05-02 alle 13.32.38

Se, infine, osserviamo la terza componente, vale a dire l’aggregato (eterogeneo) del lavoro indipendente, la sua dinamica generale – eloquentemente evidenziata nel grafico 4 – risulta stabilmente orientata alla contrazione (ciò anche prima del 2008), seppur con velocità variabile e con momenti di pausa. È troppo presto e troppo poco per affermare che i minimi segnali positivi degli ultimi mesi annuncino qualche novità significativa in termini di tendenza: di sicuro l’Italia è stata un paese per lavoratori autonomi e indipendenti, ma questa caratterizzazione si va dissolvendo.

Grafico 4

Schermata 2016-05-02 alle 13.32.51

I dati sulla disoccupazione

L’altra faccia del mercato del lavoro è quella della disoccupazione, che peraltro riflette non solo le variazioni della domanda di lavoro, ma anche i cambiamenti demografici, di regolazione (pensionamento), di struttura sociale (composizione delle famiglie). Dal 2007 al 2014, salvo una pausa tra il 2010 e il 2011, i disoccupati sono continuamente aumentati, praticamente raddoppiando, da 1,6 a 3,2 milioni: solo a partire dal 2015 ha preso corpo qualche segnale percettibile di riduzione.

Grafico 5

Schermata 2016-05-02 alle 18.58.52

In sintesi, la situazione sul mercato del lavoro – che resta comunque grave – di sicuro non si sta aggravando, si ravvisano anzi segnali di miglioramento, e ci si augura che le cure prodigate continuino a spingere al miglioramento un paziente il cui quadro clinico è per diversi aspetti compromesso da vizi antichi.

 

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