UNA LETTERA DALL’ERGASTOLO (E LA RISPOSTA)

NULLA DI QUELLO CHE ACCADE FUORI DEL CARCERE DOVE SEI DETENUTO TI  È ESTRANEO, PERCHÉ LA PENA DEVE PREPARARE IL TUO RITORNO A ESSERE LIBERO; COSÌ COME NULLA DI QUELLO CHE ACCADE DENTRO PUÒ ESSERE ESTRANEO A NOI CITTADINI LIBERI, PERCHÉ NON C’È CRIMINE MERITEVOLE DEL CARCERE CHE ANCHE CIASCUNO DI NOI NON POSSA, SCIAGURATAMENTE, COMMETTERE

Lettera di Carmelo Musumeci, che sta scontando la pena dell’ergastolo nel carcere di Padova, pervenuta il 22 giugno 2016 – Segue la mia risposta –  In argomento v. anche l’interrogazione presentata sulle misure di massima sicurezza nelle carceri nel gennaio scorso, all’esito di una serie di incontri con i detenuti e di un fitto scambio di lettere con alcuni di loro, tra i quali lo stesso Carmelo Musumeci; inoltre, ultimamente, Un saluto al convegno sull’ergastolo ostativo    

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Carmelo Musumeci

Gentile Professore,
La ringrazio per le sue parole, avute tramite Ornella, che, sinceramente, mi hanno spronato a continuare a scrivere. Ci sono storie che aspettano di essere raccontate, ma sono pochi gli scrittori che narrano quelle dei detenuti e ancora meno sono le case editrici che le pubblicano. Ecco, io vorrei continuare a scrivere per fare conoscere le storie dei cattivi come deterrente affinché altri non facciano i nostri stessi sbagli. E anche per fare sapere che si può essere “cattivi” anche senza commettere reati e “buoni” se si commettono perché non è semplice scegliere tra il bene e il male in particolar modo quando t’insegnano fin da bambino che il male in realtà è il bene. Professore, molti miei compagni in questi anni mi hanno spesso detto che non aveva senso studiare per un ergastolano, ma io ho sempre sentito lo stesso il dovere di farlo.E l’altro giorno mi sono laureato anche in Filosofia con 110 e lode e il mio regalo più bello è stato passare una giornata da uomo libero con mia figlia. Mentre passeggiavo con lei per il centro storico di Padova ho pensato che in tutti questi anni non ho mai sperato che un giorno avrei camminato per le strade con mia figlia perché la speranza mi è sempre sembrata una illusione. Non sapevo quanto mi sbagliavo. Le confido che quando sono fuori rimango sempre a bocca aperta. E mi stupisco di quanti bei colori ha la libertà, forse perché il carcere è un mondo in grigio e nero. Ho pensato anche che ho vissuto troppi anni senza speranza e senza un domani. Forse per questo ho tentato di concentrarmi per nascondere nel mio cuore più emozioni possibili per tirarle fuori adesso che sono di nuovo dentro l’”Assassino dei Sogni.” E chissà perché in certi momenti invece di gustarmi la felicità ho pensato a quanto sono stato infelice in tutti questi anni di carcere. Adesso, in questi giorni post laurea, sto pensando cosa fare da grande e le confido che non ho le idee chiare. Desidererei fare un eventuale dottorato con borsa di studio, in questo modo potrei continuare a studiare e portare avanti la mia lotta per l’abolizione dell’ergastolo, ma chissà cosa troverò dietro l’angolo perché anche se non ho più l’ergastolo ostativo il mio fine pena rimane nel 9.999. Credo che molti ergastolani siano intelligenti anche se in passato hanno usato la loro intelligenza per fare del male. Chissà se la società o la politica lo sia altrettanto per “costringerci” a rimediare, in parte, al male fatto dandoci la possibilità di fare del bene. Penso che quando vivi troppo intorno al male alla fine non puoi che farne parte, ma, se la società rinuncia in parte a vendicarsi, la stessa cosa può accadere se qualcuno ci aiuta a vivere nel bene.
Un caro saluto fra le sbarre.
Carmelo

Caro Carmelo, innanzitutto vivissime congratulazioni per questo suo nuovo successo accademico. Quanto al resto, non molli: continui a scrivere per noi e continui a guardare al mondo oltre il muro come mondo suo: nulla di quello che vi accade deve esserle estraneo, perché lei è destinato a tornarvi (a questo deve tendere ogni pena: anche l’ergastolo). Così come nulla di quello che accade dentro il carcere può essere estraneo a noi cittadini liberi, perché non c’è crimine meritevole del carcere che anche ciascuno di noi non possa, sciaguratamente, commettere. Arrivederci presto, dentro, o (possibilmente) fuori.   (p.i.)

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