LA LEZIONE POLITICA DI CARLO AZEGLIO CIAMPI

DA TECNICO PRESTATO ALLA POLITICA, HA SAPUTO INTERPRETARLA NEL MODO PIÙ ALTO E INSIEME PIÙ EFFICACE E INCISIVO, TOTALMENTE PERMEATO DI SPIRITO DI SERVIZIO E SCEVRO DA FAZIOSITÀ

Terzo editoriale telegrafico per la Nwsl n. 406, 19 settembre 2016

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Catlo Azeglio Ciampi

Catlo Azeglio Ciampi

Quando scompare una persona importante, è umanamente comprensibile che chi la ha conosciuta da vicino – come, per esempio, Eugenio Scalfari ha conosciuto Carlo Azeglio Ciampi – colga l’occasione per ricordare quanto le è stato amico, quanta parte della vita e quante idee ha avuto in comune, quanto profonda sia stata la stima reciproca, quanto intensa la frequentazione fino all’ultimo giorno o quasi. Per quel che mi riguarda, ho un motivo di forte gratitudine personale verso Carlo Azeglio Ciampi; ma, non potendo e non volendo competere con i sommi in quel genere letterario, qui preferisco non parlarne. Mi limito a ricordare di lui che, nella storia della Repubblica, è stato il primo Capo del Governo non membro del Parlamento: un tecnico prestato alla politica, se mai ve ne furono; però uno che la politica non la ha mai disprezzata, né guardata dall’alto in basso. Anzi, della politica ha colto l’essenza più profonda e ha saputo esaltarla. Sia nel ruolo di Capo di uno dei governi migliori che l’Italia abbia avuto (1993-94), poi di ministro del Bilancio dei due governi successivi, sia in quello di Capo dello Stato (1999-2006), sia infine in quello di senatore a vita, ha saputo interpretarla nel modo più alto, e al tempo stesso più incisivo ed efficace, imprimendo una fortissima accelerazione al processo di integrazione dell’Italia in Europa; lo ha fatto sempre volendo bene a tutti e facendosi voler bene da tutti, anche da chi non condivideva la sua linea d’azione. Carlo Azeglio Ciampi ci ha dato un raro esempio di quel che può essere la politica liberata dalla faziosità; anzi: la politica con la P maiuscola proprio perché antitesi della faziosità.

P.S. L’esempio esattamente inverso ce lo ha dato invece Matteo Salvini, che a poche ore dalla morte ha pensato bene – lui, il secessionista! – di qualificare Carlo Azeglio Ciampi come un “traditore dell’Italia”. Il poveretto, travolto dalla propria faziosità, non si è reso conto dell’abisso di ridicolo in cui si stava precipitando.

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