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CHE COSA IMPEDISCE AL DISOCCUPATO DI FARSI IMPRENDITORE

SE L’IMPRENDITORE SI CARATTERIZZA, RISPETTO AL LAVORATORE DIPENDENTE, PER LA MAGGIORE PROPENSIONE AL RISCHIO E PER IL FATTO DI AVERE UN'”IDEA IMPRENDITORIALE”, È DIFFICILE PENSARE CHE L’ “AUTOIMPRENDITORIALITÀ” POSSA COSTITUIRE UNA VIA ORDINARIA DI USCITA DALLA DISOCCUPAZIONE

Video del seminario promosso dall’Istituto Bruno Leoni a Milano, presso la sua sede, il 6 marzo 2017, in occasione della presentazione del libro di Raffaele De Mucci e Rosamaria Bitetti, Disoccupazione, Imprenditorialità e Crescita, Rubbettino, 2016, con la mia partecipazione, accanto agli Autori, come discussant sul libro; moderatore Alberto Mingardi – In argomento v. anche Hire your best employer! [1].
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Il mio intervento introduttivo, che fa seguito alla presentazione del libro da parte di Rosamaria Bitetti, parte dal minuto 21 del video e arriva al minuto 50. Seguono nel video un intervento del prof. De Mucci, interventi e domande del pubblico e le mie risposte. Qui sotto una sintesi del mio intervento.

La tesi principale che ho sostenuto nel corso del seminario è che, se l’imprenditore si caratterizza rispetto al lavoratore dipendente per la maggiore capacità di affrontare il rischio – che nasce anche dall’avere l’ “idea imprenditoriale”, cioè la visione di come combinare i fattori della produzione in funzione di un prodotto che soddisfi una domanda effettiva nel mercato – è difficile pensare all’ “autoimprenditorialità” come via d’uscita ordinaria dalla disoccupazione. Il discorso cambia solo in parte laddove con l’espressione “autoimprenditorialità” si intenda soprattutto indicare il collocarsi della persona disoccupata nell’area del lavoro autonomo (che però è cosa diversa dalla piccola impresa). La via maestra per combattere la disoccupazione sta invece, a mio modo di vedere, nel rendere il nostro Paese più attrattivo per gli investimenti diretti esteri e nel rendere i lavoratori italiani, per mezzo dei loro rappresentanti politici e sindacali, capaci di “ingaggiare” il meglio dell’imprenditoria mondiale [1], accentuando il carattere concorrenziale del mercato del lavoro dipendente sul lato della domanda di lavoro. Su questo punto si è concentrato il dibattito nella seconda parte del seminario.

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