LA CGIL E IL DIRITTO DEL LAVORO COME VARIABILE INDIPENDENTE

Stupisce questo grande sindacato convinto che la Gazzetta Ufficiale abbia il potere di assicurare ai lavoratori piena e buona occupazione

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Primo editoriale telegrafico per la
Nwsl n. 436, 16 maggio 2017 – In argomento v. anche Un’idea del lavoro molto lontana dall’Europa    .
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Cgil Carta dei diritti universaliA Roma la Cgil ha lanciato una notevole campagna pubblicitaria, con manifesti sugli autobus, a sostegno del proprio disegno di legge per la Carta diritti universali del lavoro, presentandolo come il rimedio contro il lavoro scarso, precario e mal retribuito: il “diritto al lavoro” come antidoto contro la mancanza di lavoro. Abbiamo già mostrato, a suo tempo, come i diritti che questa Carta intende in concreto garantire siano tutt’altro che “universali”: non conosciamo alcun altro Paese al mondo nel quale la legge preveda una stabilità e rigidità dei rapporti neppure lontanamente simile a quella che la Cgil intende applicare qui anche nelle imprese di minime dimensioni. Ma, soprattutto, sorprende questo grande sindacato aggrappato – ancora oggi, a quasi trent’anni dal collasso del comunismo reale – all’idea che il diritto del lavoro sia una variabile indipendente del sistema e la  Gazzetta Ufficiale abbia il potere di evitare ai lavoratori la disoccupazione, assicurare l’eguaglianza e cancellare i lavori precari. Ciò che fa crescere la domanda di lavoro e il potere contrattuale dei lavoratori è l’aumento degli investimenti; che in Italia oggi purtroppo possiamo attenderci soltanto da un aumento del flusso dei capitali e piani industriali che arrivano da fuori. Se solo fossimo capaci di allineare l’attrattività del nostro Paese alla media dei Paesi UE, (nei quali l’afflusso annuo di investimenti stranieri è mediamente intorno al 4,5 per cento del PIL, mentre in Italia è intorno all’1 per cento), potremmo contare su decine e decine di miliardi di investimenti in più ogni anno dall’estero; che significherebbero ogni anno centinaia di migliaia di nuovi posti di lavoro. Davvero la Cgil ritiene che la sua Carta dei diritti universali del lavoro aumenterebbe l’attrattività dell’Italia per gli imprenditori d’oltralpe?

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