“INSIEME SENZA MURI”: IL SENSO DI UNA MANIFESTAZIONE

Risposta a un lettore che vede nella sfilata di sabato a Milano un tentativo di rilancio della politica del “pas d’ennemis à gauche”

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Lettera pervenuta il 21 maggio 2017, a seguito della pubblicazione su questo sito di un post del sindaco di Milano Beppe Sala sui motivi della manifestazione del 20 maggio
Insieme senza muri – Segue la mia risposta  .
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La manifestazione "Insieme senza muri", 20 maggio 2017

La manifestazione “Insieme senza muri”, Milano, 20 maggio 2017

Caro Ichino, la seguo sempre con interesse, quasi sempre condividendo le sue idee e le sue iniziative politico-culturali. Mi ha lasciato perplesso, invece, la ripresa sul suo sito del post di Beppe Sala a sostegno della manifestazione milanese di ieri. Come si concilia la sua meritoria battaglia per l’emersione di un onesto fronte pro-integrazione europea, alla Macron per intenderci, con il sostegno a una manifestazione che ha messo insieme di nuovo la “gioiosa macchina da guerra” di occhettiana memoria, dallo stesso Sala a Pisapia, dall’ex-bersaniano Martina a Bersani e a un trionfante D’Alema, dai centri sociali a Gino Strada? Non le sembra che ieri a Milano si sia assistito al tentativo di rilancio della politica del “pas d’ennemis à gauche”? La saluto cordialmente
B.G. (Milano)

Insieme senza muri 1

Beppe Sala con Emma Bonino alla manifestazione

Nella topografia politica della manifestazione milanese di ieri B.G. dimentica una figura molto importante: Emma Bonino, che con la “gioiosa macchina da guerra” di Achille Occhetto non aveva nulla a che fare. Figura importante perché impersona nel modo più limpido innanzitutto la politica della piena attuazione del principio di diritto internazionale, ma anche costituzionale italiano, dell’accoglienza nei confronti dei profughi; inoltre, non seconda per importanza, la politica tendente ad aggregare tutte le forze favorevoli alla “riforma europea” dell’Italia, in funzione della costruzione della nuova Unione Europea, come premessa fondamentale per consentire al nostro Paese di trarre tutti i possibili benefici dalla globalizzazione, invece che limitarsi a subirne i costi. Nonostante alcune loro ambiguità rispetto a questo discrimine fondamentale, non considero né Pierluigi Bersani, né Massimo D’Alema, e neppure Giuliano Pisapia, come politici indisponibili per questa battaglia: motivo per cui non ho affatto gioito della decisione dei primi due di lasciare il Pd, e vedrei favorevolmente un’alleanza tra il Pd e la nuova forza politica cui l’ex-sindaco di Milano decidesse di dare vita, come con qualsiasi altra forza politica disponibile per la stessa battaglia. Certo, non vedo come possano allearsi col Pd in questa battaglia i cosiddetti centri sociali che considerano l’Unione Europea e la globalizzazione come le cause principali di tutti i nostri mali; ma mi sembra che ieri siano stati essi stessi a sottolineare in modo inequivocabile la loro radicale non disponibilità per questa alleanza. Del resto, per volontà esplicita degli stessi centri sociali, la loro partecipazione alla manifestazione di ieri si è svolta all’insegna della nota stonata.       (p.i.)
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