LAVORO OCCASIONALE – 3. IL PARTITO DELLA COMPLICAZIONE

Non è questione di singoli diritti e tutele per la persona che lavora: la Cgil e chi se ne fa portavoce in Parlamento considerano che la migliore garanzia della dignità del lavoro consista negli alti costi di transazione

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Terzo editoriale telegrafico per la
Nwsl n. 438, 29 maggio 2017 – Sullo stesso argomento v. anche il primo editoriale telegrafico, Una questione “di metodo” infondata (ivi altri riferimenti ad articoli precedenti), e il secondo, Dove sta la vera incostituzionalità della nuova norma       .
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Sinistra Italiana
Se dai sette euro e mezzo di retribuzione oraria minima prevista per il lavoro occasionale togliamo i ratei di ferie, tredicesima mensilità e trattamento di fine rapporto, arriviamo più o meno ai 6 euro che costituiscono il minimo orario per la generalità dei lavoratori, secondo i contratti collettivi nazionali. I diritti alla sicurezza del lavoro, a non essere spiati, a non subire discriminazioni, si applicano integralmente anche al lavoro occasionale. Resta fuori solo il diritto alla conservazione del posto in caso di malattia, che però ha poco senso in un rapporto della durata di poche ore o pochi giorni. Stando così le cose, perché Susanna Camusso sostiene che la vecchia come la nuova disciplina semplificata del lavoro occasionale è “la forma estrema della mercificazione del lavoro”, permette “la degradazione del lavoro, [è] l’ultimo gradino della precarietà” (dichiarazione a Repubblica)? La ragione è questa: la Cgil, MDP e SI, sono convinte che la semplificazione e la riduzione dei costi di transazione siano di per sé incompatibili con la dignità del lavoro. Nella loro visione, la dignità del lavoro presuppone che la costituzione del rapporto richieda tempo e un know-how specifico: documenti, pratiche Inps e Inail, stipulazione scritta, comunicazioni alla DTL, ecc.; se si può far tutto comprando un buono alle poste o dal tabaccaio, o con un clic dal computer di casa, il lavoro viene banalizzato. La questione sulla quale rischia di rompersi la maggioranza è dunque di portata molto più ampia di quanto appare: la stessa questione si porrebbe il giorno in cui, per ipotesi, fosse possibile semplificare drasticamente anche la costituzione e la gestione dei rapporti di lavoro ordinari. Anche in quel caso la Cgil e chi se ne fa portavoce in Parlamento griderebbero alla banalizzazione del lavoro, alla sua mercificazione. Per loro la vera garanzia irrinunciabile della dignità del lavoro è costituita dagli alti costi di transazione. Sono il partito della complicazione.

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