IL VALORE SOCIALE DELLA CONTENDIBILITÀ DEL SERVIZIO PUBBLICO

Per evitare la peggiore delle “privatizzazioni”, ovvero la trasformazione dell’azienda pubblica in fonte di rendite da inefficienza, occorre applicare il principio contenuto nell’articolo 97 della Costituzione anche nei rapporti tra ente pubblico e impresa cui viene affidato (o rinnovato l’affidamento di) un servizio

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Articolo pubblicato sul Corriere della Sera, edizione romana, il 17 giugno 2017 – In argomento v. anche, di Mattia Feltri, Se i lavoratori dell’ATAC rifiutano di lavorare, e il manifesto, a prima firma di Francesco Giavazzi e mia, a sostegno dell’iniziativa referendaria promossa dai radicali romani per la messa a gara del servizio dei trasporti municipali: Mettere a gara la gestione dei trasporti pubblici di Roma, 16 maggio 2017     .
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atac_roma_1_8068L’intervento di Walter Tocci di domenica scorsa spiega con precisione perché e come il meccanismo della gara può costituire uno strumento prezioso per migliorare la funzione del trasporto pubblico municipale della capitale. Che significa anche migliorare le condizioni degli addetti al servizio, se è vero che un lavoro più produttivo è anche un lavoro più sicuro e meglio retribuito. Perché dunque la sinistra politica (nella quale Walter Tocci fa eccezione) e quella sindacale sono da sempre contrarie a che lo strumento della gara venga attivato?

Sul piano politico, logica e tradizione vorrebbero che fosse proprio la sinistra a difendere la funzione pubblica, cioè a promuoverne l’efficienza al servizio dei cittadini. L’aggettivo “pubblico” nasce dal latino “pro populo”: esso dovrebbe implicare che la struttura così qualificata sia interamente dedicata e orientata al soddisfacimento delle esigenze degli utenti attuali e potenziali; ma non può esserlo una struttura cui si consente di operare prioritariamente al servizio di se stessa, dei propri addetti. E questo le è consentito ogni volta che la si esenta dall’onere della verifica costante della sua capacità di raggiungere obiettivi precisi, specifici e misurabili; dall’onere di sottoporsi periodicamente al confronto della propria idoneità, rispetto alla funzione cui è preposta, con quella di altre strutture concorrenti.

Il discorso non riguarda soltanto i trasporti pubblici romani, ma qualsiasi struttura preposta a un servizio pubblico. Nel panorama italiano è impressionante la frequenza con cui si osservano strutture di questo genere che operano prioritariamente al servizio di sé stesse, e “pro populo” soltanto subordinatamente agli interessi ed esigenze dei propri addetti. In tutti questi casi, a ben vedere si assiste a una sorta di “privatizzazione” radicale dell’ente pubblico, il quale, non operando più “pro populo”, si trasforma nella fonte di una serie di rendite “pro singulo operario”.

Sciopero rimozione rifiuti a RomaQuando sento Stefano Fassina, esponente storico della sinistra italiana, rammaricarsi perché Walter Tocci si pronuncia a favore della gara europea per i trasporti municipali romani, vorrei chiedergli se non si rende conto che in questo modo è lui a difendere la peggiore delle “privatizzazioni”: la trasformazione dell’azienda pubblica in una fonte di rendite (gli stipendi non corrispondenti a un servizio adeguato). Che cosa c’è di più “privato” dell’interesse di un dirigente di servizio di trasporto pubblico a non rispondere dell’efficienza della struttura e dei risultati conseguiti, o di un collettivo dei netturbini a mantenere guasti i camion per ridurre l’attività di raccolta dei rifiuti, o di un vigile urbano a imboscarsi negli uffici accampando impedimenti personali al servizio in strada, o di un impiegato pubblico a sottrarsi a qualsiasi “stress da esame”, e così via?

Se, proprio per difendere la funzione pubblica, vogliamo voltar pagina rispetto a queste gravi deviazioni, dobbiamo estendere e perfezionare la regola, contenuta nell’articolo 97 della Costituzione, per cui allo svolgimento della funzione stessa si deve accedere per concorso. Il principio del concorso non deve applicarsi soltanto nella fase dell’accesso iniziale, ma anche nella fase successiva, con l’applicazione di una regola di periodica contendibilità della funzione; e deve applicarsi non soltanto al singolo rapporto di impiego, ma anche e soprattutto al rapporto tra l’ente pubblico e l’impresa cui è attribuito qualsiasi servizio. Proprio per evitarne la peggiore delle “privatizzazioni”.

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