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SE LA NUOVA SINISTRA PUNTA TUTTO SU DI UN FERRO VECCHIO

“Al primo posto il ripristino dell’articolo 18” – Ma il suo superamento non ha prodotto alcuna lesione della libertà o dignità dei lavoratori: solo un abbattimento del contenzioso giudiziale e un aumento dei posti stabili

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Secondo editoriale telegrafico per la Nwsl n. 445 – In argomento v. anche gli articoli raccolti nei portali 
Sentenze anomale in materia di licenziamento [1]    
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Al primo punto del programma della nuova formazione politica che sta costituendosi alla sinistra del Pd ci sarà il ripristino dell’articolo 18. Si potrebbe pensare che questa priorità assoluta sia motivata con la constatazione di danni gravi prodotti dalle due norme del 2012 e del 2015, che – seguendo anche un’indicazione molto netta da tempo rivoltaci dall’UE e dall’OCDE, ora fatta propria anche dalla Francia di Macron – hanno segnato l’abbandono del regime italiano di job property. Ma così non è: neppure sul piano della cronaca spicciola si registra un solo caso nel quale la nuova disciplina abbia prodotto effetti abnormi di lesione della libertà o dignità delle persone; il che non stupisce, poiché contro i licenziamenti discriminatori o antisindacali continua ad applicarsi la sanzione severa della reintegrazione prevista dall’articolo 18. Non si è registrato neppure un aumento apprezzabile della frequenza dei licenziamenti. Due soli effetti molto evidenti si sono visti. Quello più macroscopico è il crollo del contenzioso giudiziale [2]: dal 2012 il numero delle cause in materia di cessazione del rapporto di lavoro si è ridotto di oltre due terzi. Inoltre si è visto che, combinata con l’incentivo economico della decontribuzione, la nuova disciplina ha favorito l’occupazione a tempo indeterminato: due terzi degli 800mila posti in più ottenuti nell’ultimo biennio sono di lavoro stabile.

L'on. Roberto Speranza

L’on. Roberto Speranza, MDP

Così stando le cose, perché mettere al primo posto del programma della nuova formazione di sinistra questo ritorno all’indietro? Ce lo spiega sul Corriere di sabato (pag. 9) un protagonista della scissione, l’on. Roberto Speranza: questa è “la prova regina che il solco tra noi e Renzi è ormai incolmabile”. Come dire: dell’impatto concreto del programma sulla vita delle persone ci importa poco; quello che ci interessa di più è chiarire le ragioni della scissione e rendere impossibile qualsiasi ricucitura.

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