LA LETTERA FIRMATA DEL MITTENTE DELLE LETTERE ANONIME: UNA RICONCILIAZIONE

Il mittente di diverse lettere anonime di minacce e ingiurie mi scrive per scusarsi del proprio comportamento e raccontarmi la propria vicenda – Gli rispondo con simpatia, osservando che non fecero altrettanto i brigatisti imputati del tentativo di aggressione omicida, quando proposi loro di riconoscerci vicendevolmente come persone umane


Lettera pervenutami il 15 settembre 2017, che pubblico con l’autorizzazione del mittente, dopo averlo incontrato di persona – Segue la mia risposta – In argomento v. anche la mia dichiarazione al processo contro i nuovi brigatisti rossi, del 28 maggio 2012       
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Anonimo13  settembre  2017

Pregiatissimo  Dottor Pietro  Ichino, sono A***** M*****, pensionato,  colui che in modo abietto Le ha inviato le lettere anonime presso  il Suo studio di Roma.

Ho  71 anni  e convivo in qualità di ospite  in  economia separata  con la mia compagna Luciana,  nostra figlia  Roberta  e  Susy  una timida cagnolina nera  che abbiamo salvato dal canile lager di Pavia. Siamo una famiglia serena,  ci vogliamo bene e cerchiamo di tirare avanti nel migliore dei modi.

Siamo tutti incensurati. Non abbiamo precedenti penali. Nessuno di noi ha mai avuto a che fare con la  Giustizia.

Da parecchi anni Luciana é invalida perché affetta da epilessia  e per scongiurare le crisi  tutti i giorni prende le pastiglie di Depakin. Siamo fiduciosi che un giorno possa guarire da questa brutta malattia.

Quando mia  figlia  Roberta é nata  avevo  quasi 50 anni,  la bimba é stata tanto desiderata e non ci ha mai deluso.   Con molti sacrifici l’abbiamo fatta studiare.  Tuttavia una volta conseguito il diploma ha solamente trovato lavoro con i contratti  “stage”  a  300 euro di stipendio mensile,  circa 70 centesimi per ogni ora di lavoro…..   tolte le spese per i mezzi pubblici a nostra figlia restano solo  200 euro. Noi genitori siamo presenti e non vogliamo che la ragazza si avvilisca,   per darle coraggio abbiamo deciso che avrebbe tenuto il resto del compenso per le sue esigenze “Roberta metti via i soldini così fai un poco di cassettina”.

Mentre la mia compagna  Luciana é in qualche modo felice che nostra figlia guadagni anche una misera somma, al contrario io sono molto angustiato.

La mia vita da pensionato non é un granché.    Non sono iscritto a nessun partito e non frequento i circoli per anziani, dove si gioca a carte, si balla e beve vino.    Non sono cliente delle sale Bingo e neppure dei bar,  dove i miei coetanei lasciano la pensione nelle slot machine. Non vado neanche in bicicletta. Faccio un poco di volontariato e anche il Babbo Natale alla scuola. Mi é sempre piaciuto aiutare il prossimo,  non me l’ha insegnato nessuno,   sono nato così.

Passavo le giornate davanti alla televisione, dove i dibattiti tutto sono tranne una libera e civile discussione. Gli scontri fatti di urla,  volgarità, parolacce e offese gravi  anche tra i nostri rappresentanti in Parlamento. Un pessimo esempio per chi li osserva da casa.

La cronaca nera, il degrado e le ingiustizie,  purtroppo, fanno parte della cattiveria umana. Qualcuno di molto importante,  parlando dei giovani,  dei nostri figli e del problema del lavoro,  li ha ripetutamente derisi,  sbeffeggiati e  ingiuriati  con sprezzanti epiteti  e  affermazioni gravi. Fannulloni, bamboccioni, schizzinosi e sfigati, sono offese pesantissime! Un dileggio generalizzato e continuo, rivolto anche a mia figlia,  la mia bambina,  proprio lei che con enorme fatica cerca  in tutti i modi  di crearsi un avvenire.

Ma  perché questa gara a chi tira lo schiaffo più forte? Mia figlia  Roberta che male vi ha fatto? I ragazzi vi chiedono solidarietà e speranza  e voi li offendete e prendete in giro. Le parole sono importanti,  hanno un valore e sono pesanti come macigni,  eppure queste persone non vengono mai  perseguite dalla Legge  per il dolore che procurano ai cittadini. Noi siamo gente per bene, perché tutta questa cattiveria?

In tarda età ho maturato una progressiva visione pessimistica della vita, mi sono sempre di più intristito e  ho nel cuore tanta malinconia,  tanta amarezza.

Tutti i giorni penso ai miei famigliari così vulnerabili,  a  Luciana che ha seri problemi di salute e a mia figlia che non ha un lavoro stabile. Purtroppo anch’io non sto bene, sono anziano,  non mi rimane molto tempo, sono in retta d’arrivo, il traguardo si avvicina, tra poco non ci sarò più e dal cimitero di  Milano non potrò più proteggerle.

Fino a una certa età sei sempre giovane, poi improvvisamente sei vecchio.

Gentile Onorevole, quando il Parlamento approvò la riforma del lavoro, televisioni e giornali indicarono nel  dottor Ichino Pietro  uno degli ideatori che aveva anche contribuito alla stesura del testo della riforma stessa. Nel Parlamento di Atene, ai tempi dell’antica  Grecia,  chi avanzava una proposta di legge ne restava responsabile, nel senso che, entro un anno dalla data della sua adozione, se i risultati erano stati negativi, oltre all’annullamento della decisione, si poteva multarne l’autore.

Sono un anziano pensionato che ha studiato fino alla terza media,  non sono in grado di dare giudizi e tantomeno sentenze. Però, dottor Ichino, constato l’enorme fatica che mia figlia fa a costruirsi  un futuro   laddove lavora saltuariamente con assurdi contratti di tre mesi. Poi, dopo una lunga pausa, una fatica enorme a trovarne un’altro di un mese  alla bancarella del mercatino di Natale in Piazza del Duomo a Milano, in piede e al gelo a vendere le candele profumate.

Questi ragazzi non hanno tutele,  non hanno diritti, non hanno futuro, questi ragazzi sono disperati.

Sapesse quante volte ho consolato mia figlia in lacrime…. E’ una brava ragazza, sono suo padre,  le voglio bene  e, intanto che  sono ancora in vita devo starle vicino,  se non l’aiuto  io  non  l’aiuta  nessuno.

Quando non so cosa fare, nella mia solitudine casalinga, mi metto sempre a rovistare in cerca dei ricordi del passato. In fondo all’ultimo cassetto del comò ritrovai un mio vecchio quaderno delle elementari,  quelli del dopo guerra con la copertina nera, anno 1954. Sfogliandolo lessi una delle frasi che il maestro ci faceva ricopiare dalla lavagna “l’utopia non é una chimera, ma un sogno nobile di rifondare il mondo”. Fu così che senza avere assolutamente nulla contro di Lei come persona, ma fortemente turbato  per la mia situazione famigliare e alle responsabilità che alcuni mass media Le addossavano, che ebbi l’ignobile e assurda idea di mandarle le  lettere anonime. Giustamente Lei si é allarmato e ha fatto bene a depositare una denuncia. Quello che Lei non poteva sapere era che, in questo comportamento stupido, vergognoso  e da pessimo cristiano,  nelle mie intenzioni non c’era assolutamente nulla di ostile e pericoloso per la Sua persona

Anziché dedicarmi ai bisogni di Luciana e Roberta, passavo in solitudine troppo tempo davanti alla televisione. Profondamente deluso per questo mondo che va a rotoli  ho assorbito nel cuore troppe sofferenze altrui,  fatti ed episodi che non mi riguardavano e di conseguenza ho perso di vista il buonsenso e la serenità.

Adesso speriamo di non perdere gli affetti famigliari. I rapporti con mia figlia Roberta sono discreti,  ma con la mia compagna Luciana sono appesi ad un filo.  Come darle torto? Speriamo in bene. Nell’appartamento dove abito  sono praticamente un ospite e se Luciana  decidesse di cacciarmi sarei rovinato.   Alla mia età finirei alla Stazione Centrale a dormire per terra   su un cartone  come un miserabile.

Le conseguenze giudiziarie comporteranno delle spese per l’avvocato che non potrò mai pagare. Purtroppo, nella mia vita sono stato eccessivamente generoso,  non ho risparmi, non ho il conto corrente, non possiedo alcun bene mobile o immobile  e la mia misera pensione é di circa 900 euro mensili. Chissà come andrà a finire questa storia….

normografoCortese Dottor Ichino, QUESTA E’ UNA LETTERA DI PENTIMENTO E DI PROFONDE SINCERE SCUSE. Mi dispiace tanto per il disagio e turbamento che Le ho procurato.   Ci hanno insegnato che chiedere scusa quando si sbaglia é un gesto coraggioso ed io l’ho fatto spontaneamente. Non sono una persona pericolosa e non sono un delinquente. Sono incensurato,  per tutta la vita non avevo fatto mai nulla di male,  ma in tarda età ho sbagliato anch’io rovinando una esistenza limpida. Non volevo minacciare il mio prossimo.  Sono scivolato,  ho avuto un periodo di turbamento e di smarrimento,  e tutto quello che di buono avevo fatto nella vita, purtroppo oggi non conta più nulla.

Ho smesso di vedere i reportage, i telegiornali e  sto alla larga anche dai talk show che sono stati la  principale causa di tanta ansia e angoscia.

In Questura  in coro mi hanno detto   “Attilio si vede che sei una persona mite  e  innocua. Lascia perdere le brutte notizie,  non devi prendertela per i fatti altrui, non farti il sangue amaro,  il mondo non lo sposti neppure di un millimetro,  porta la cagnolina ai giardinetti e stai vicina a Luciana  che ha seri problemi di salute.   Siete una famiglia per bene,  vedrai che questo temporale passerà. Se ti può essere di consolazione sappi che a questo mondo nessuno é perfetto e le cavolate,   prima o poi, le fanno tutti”.

Onorevole Ichino, deve credermi, per quanto mi riguarda questa spiacevole storia é finita da molto tempo e per sempre! Non so se le mie sincere scuse e l’aver raccontato della mia semplice famiglia saranno sufficienti a farLe rimettere la denuncia querela. Da parte Sua  sarebbe un gesto di grande generosità e umanità. Noi ci speriamo.

Per me é stato importante scrivere questa lettera e  farmi conoscere, confessare lo sbaglio e avere chiesto umilmente perdono. E’ già amaro commettere delle sciocchezze,  ma le sciocchezze inutili sono quanto di più amaro ci sia e, a volte capita, quando uno si mette in croce  che i chiodi vadano a ferire qualcuno dietro di lui. Anche per Luciana e Roberta sono momenti difficili e di grande preoccupazione. Per questo motivo, qualora Lei decidesse di accettare le mie scuse e ritirare la denuncia querela, sia gentile, La prego in ginocchio di farcelo sapere, Le saremo eternamente grati. Abbiamo il morale sottoterra.

Qualcuno ha detto che per non sbagliare mai ci vogliono due vite…  una di prova e una da svolgere. E aveva ragione !

Grazie.   Cordiali Saluti.     Mi perdoni.

A***** M*****
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LA MIA RISPOSTA

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Caro A******, La ringrazio della Sua lunga lettera, alla quale rispondo immediatamente.

Non ho presentato alcuna denuncia-querela contro di Lei, né ho certo intenzione ora di coltivare nei Suoi confronti alcuna pretesa. A suo tempo mi sono limitato a inoltrare alla Digos le Sue lettere anonime, secondo un’indicazione datami dalla stessa Digos per l’ipotesi che dietro di esse potesse nascondersi un pericolo effettivo. Come forse Lei sa, infatti, da quindici anni sono sottoposto a un dispositivo di protezione a seguito di minacce esplicite di aggressione, dei preparativi di un attentato omicida di un gruppo di terroristi e di ingiurie e minacce, di contenuto analogo a quello delle Sue lettere, che tuttora mi vengono rivolte via Internet.

Mi dispiace di apprendere delle difficoltà che Sua figlia sta attraversando nel mondo del lavoro. Vorrei incontrarLa per poterLe spiegare che queste difficoltà non hanno nulla a che fare con i progetti di riforma del mercato del lavoro italiano a cui ho dedicato gran parte della mia esistenza: al contrario, mi sono sempre battuto contro la divisione dei lavoratori tra protetti e precari, per una equa distribuzione della sicurezza e della flessibilità necessarie tra tutti i lavoratori. È evidente, del resto, che la riforma del lavoro del 2015 di cui Lei mi considera l’ispiratore non può essere la responsabile degli stages e dei tirocini con cui è stata assunta Sua figlia: queste forme di inserimento provvisorio in azienda, che dovrebbero essere utilizzate rigorosamente soltanto per finalità di formazione e addestramento, non sono state certo introdotte in Italia in questi ultimi anni, ma esistono da almeno mezzo secolo. Negli ultimi due decenni si è diffuso il loro abuso; ma questo è un altro discorso.

Vorrei anche poter ragionare con Lei sul meccanismo mediatico responsabile del fatto che tante persone, come è accaduto a Lei, abbiano potuto identificare in me – o in alcuni altri miei colleghi giuslavoristi, come Marco Biagi, che per questo è stato assassinato – un fautore della diffusione di queste forme di lavoro precario. Non mi sono mai sognato di promuoverle; mi sono invece sempre battuto per rendere più facile l’accesso di tutti, e dei più giovani in particolare, al lavoro stabile, a tempo indeterminato; e sono sempre stato convinto che per questo fosse necessario ridurre alcune rigidità della disciplina del lavoro stabile. Di questo mi assumo tutta la responsabilità; ma ridurre gli eccessi di rigidità del lavoro stabile non ha nulla a che vedere con la diffusione abusiva degli stages, dei tirocini, dei rapporti di lavoro precari: al contrario, mira a contrastarla. Il fatto che anche Lei, come tanti altri, abbia potuto vedere in me il responsabile della precarizzazione di una intera generazione è la conseguenza di una grave falsificazione, finalizzata a demonizzare le proposte di riforma che mirano proprio a combattere quella precarizzazione, in modo da impedire che esse venissero discusse serenamente.

Osservo infine che non ho mai usato, nei confronti dei giovani, i termini critici caustici che alcuni politici hanno usato nel recente passato. Ho sempre imputato alla mia generazione e a quella degli attuali quarantenni e cinquantenni, le responsabilità maggiori del fatto che i giovani oggi affrontino il non facile passaggio dell’ingresso nel tessuto produttivo senza il necessario servizio di orientamento scolastico e professionale e con servizi di formazione di cui nessuno controlla l’efficacia e l’affidabilità. Su questo terreno mi sento, verso Sua figlia, corresponsabile con tutto il ceto politico e quello dei giuslavoristi italiani, che nei decenni passati di questo problema si sono occupati troppo poco e male.

Spero che Lei accetti la mia proposta di incontrarci, di guardarci in faccia, di riconoscerci reciprocamente come persone di buona volontà e in buona fede. È la stessa proposta che rivolsi ai brigatisti arrestati mentre preparavano contro di me un’aggressione omicida (per motivi analoghi a quelli che ispiravano le Sue lettere) nel corso del processo in cui di questo erano imputati. Proposta che essi non vollero mai accogliere.

La ringrazio della lettera che mi ha inviato e La saluto con sincera amicizia

Pietro Ichino

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