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GIUSTIZIA LENTA? NESSUNA RISPOSTA

In democrazia il Governo ha il dovere inderogabile della massima trasparenza: perché, dunque, il Guardasigilli tace ostinatamente sul motivo per cui rifiuta la donazione di uno strumento che, dove è sperimentato, si sta rivelando utile per accelerare i processi? .

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Articolo di Gianantonio Stella pubblicato sul
Corriere della Sera del 1° novembre 2017 – In argomento, oltre all’articolo di mio fratello e mio [1] citato nel testo, e all’intervista al dott. Maurizio Paganelli [2] essa pure citata nel testo, v. la scheda presentata dalla Fondazione Giuseppe Pera al Consiglio Superiore della Magistratura [3], attualmente investito della questione
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Gianantonio Stella

Gianantonio Stella

«Già da tempo ho inviato alla tua Carità una lunga lettera in risposta a quella che tu mi ricordi di avermi fatto recapitare… Non so se tale lettera abbia avuto ancora la sorte di arrivare nelle tue mani…» Ogni volta che Agostino scriveva a Girolamo restava in ansia per mesi, stagioni, anni…

Qui no. La lettera aperta di Pietro e Andrea Ichino al ministro della Giustizia [1] Andrea Orlando, pubblicata sul Corriere due settimane fa, è arrivata sicuramente a destinazione. Eppure, risposte zero. Non ha avuto un minuto il ministro, non uno i tre sottosegretari né il capo di gabinetto, il direttore generale… Zero.

Per carità, come dice il proverbio, domandare è lecito, rispondere è cortesia. È da immaginare, però, che non solo il senatore e giurista e il fratello economista siano interessati alla risposta ma anche tanti italiani che, davanti ai tempi biblici della giustizia civile si fanno la stessa domanda posta dai due professori: perché il dicastero di via Arenula la tira in lungo da due anni senza decidere se accettare o meno (e in questo caso, ovvio, dovrebbe spiegare perché no) il regalo di un’agenda digitale messa a punto da una equipe di studiosi «capace di aiutare i magistrati nella programmazione del lavoro » e quindi in grado di dare una svolta alle nostre elefantiache procedure con un guadagno per l’intera società?

Come spiegava la lettera, «pochi sanno che all’inizio di ogni giudizio civile la legge obbligherebbe il giudice a fissare e comunicare alle parti l’intero Calendario del processo, con data, orario e durata di ciascuna udienza, fino alla discussione finale». Un miraggio. Tanto più che i magistrati usano ancora, in larga parte, le agende di carta. Sulle quali annotano via via il programma, forse, con penna e calamaio. Perché dunque non usare la «A-Lex», l’agenda elettronica «intelligente e personalizzabile», già pronta e pagata grazie alla Fondazione Giuseppe Pera e altri sponsor, «che consente al giudice di fissare l’intero calendario di ciascun processo fin dall’inizio». Unica condizione per il dono: che sia messa a disposizione dei magistrati interessati. Oggi una decina su 9000. Pochissimi. Uno di loro, Maurizio Paganelli, entusiasta, ha detto al Carlino [2]: «Non costa nulla, non è complicata, hai tutto nel cellulare, accorcia i tempi, elimina le code, soddisfa utenti e avvocati…». Era stracolmo di arretrati: li ha dimezzati. E allora? Se il ministero ha delle ragioni, per rifiutare il dono, perché non dirle? Certi silenzi, si sa, alimentano cattivi pensieri…

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