TASSE UNIVERSITARIE – 1 – QUANDO LA POLITICA SI RIDUCE A IMPROVVISAZIONE

Alle analisi e discussioni approfondite indispensabili Piero Grasso ha preferito l’escogitazione estemporanea, col risultato di rovinare con una gaffe il proprio esordio nell’agone politico

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Terzo editoriale telegrafico per la
Nwsl n. 465, 15 gennaio 2017 – In argomento v. anche l’intervista ad Andrea Ichino pubblicata sul Foglio il 9 gennaio, nonché i documenti e interventi raccolti nel portale su Il finanziamento indiretto degli atenei mediante il sistema degli income contingent loans    .
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Nei Paesi dove i politici fanno meglio il loro mestiere, l’idea di una riforma non nasce dall’oggi al domani come escogitazione improvvisata del leader di turno, ma da un lavoro di elaborazione e discussione collettiva. Questa passa attraverso una prima fase dedicata a fare il punto della situazione su di un tema indicando i possibili sviluppi (oggetto, in genere, del cosiddetto Libro verde); una seconda fase dedicata a mettere a punto i contenuti dell’intervento normativo, che si conclude con la pubblicazione di un Libro bianco; una terza fase di discussione politica del progetto e di approvazione nella sede istituzionale appropriata. Questo modo di procedere, l’unico capace di assicurare l’evidenza di tutti i contenuti e i probabili effetti della riforma, è ignoto ai leader di M5S e Centro-destra, che preferiscono rincorrersi a vicenda con annunci mediatici improvvisati e totalmente privi di un supporto adeguato di elaborazione e discussione: essi possono permettersi, così, di lanciare dall’oggi al domani idee come quella dell’“abrogazione della riforma Fornero delle pensioni”, del “reddito di cittadinanza di 10.000 euro annui” o del “reddito di dignità di 1000 euro al mese garantito a tutti gli anziani”, senza minimamente discuterne i problemi di copertura finanziaria e gli effetti. Pazienza.

Pietro Grasso

Piero Grasso

Colpisce, però, che questo malcostume sia praticato anche dal neo-leader di LeU Piero Grasso, con la sua improvvisata parola d’ordine dell’“abolizione delle tasse universitarie”. Se ne avesse discusso anche solo per mezz’ora con qualche esperto, avrebbe avuto almeno una vaga idea della complessità del problema di attivare gli incentivi giusti per la buona organizzazione dell’insegnamento universitario e della ricerca, per l’impegno dei professori e per quello degli studenti. Qualcuno gli avrebbe spiegato che l’ostacolo finanziario per l’accesso all’istruzione superiore si supera agevolmente con le borse di studio e i prestiti d’onore; ma che l’ostacolo maggiore è costituito da un’università sempre meno capace, per difetto degli incentivi necessari, di fornire un’istruzione di livello veramente “superiore”.

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