CHE FARE? UN GOVERNO DI TRANSIZIONE COSTITUZIONALE

Quando le squalifiche inappellabili reciproche tra le forze politiche si saranno sfogate, il Capo dello Stato potrà far leva sulla necessità di compiere la facile riforma costituzionale su cui ormai (quasi) tutti concordano

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Editoriale telegrafico pubblicato sul quotidiano
il Foglio il 30 aprile 2018 – In argomento v. anche quello del 9 aprile, Se Mattarella pone esplicitamente sul tappeto la questione europea    .
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C’è un impegno programmatico sul quale oggi è probabilmente possibile mettere insieme una maggioranza molto ampia, e che sembra fatto apposta per superare i veti incrociati fra i tre poli. È quello di una riforma istituzionale essenziale, della cui necessità sono convinti anche gran parte di quelli che hanno votato no al referendum costituzionale. Ridotta all’essenziale, la riforma potrebbe consistere nell’attribuire alla sola Camera dei Deputati il compito di dare la fiducia al governo e nel prevedere un doppio turno elettorale alla francese. Anche il M5S, a questo punto, dovrebbe esservi interessato. Quando la “tempesta perfetta” delle squalifiche inappellabili reciproche tra le forze politiche si sarà finalmente sfogata, il Capo dello Stato potrà dunque far leva sulla necessità evidente e condivisa di questo passaggio, per dar vita a un governo di transizione costituzionale, cui competerebbe ovviamente anche l’adempimento degli obblighi internazionali dell’Italia, a cominciare da quelli europei riguardanti i nostri conti pubblici. Il Pd fa bene a non mettere ora il proprio timbro su questa prospettiva; ma è evidente che questo esito della crisi costituirà la conferma della bontà delle sue posizioni, per quanto impopolari. Per coltivare questa prospettiva, però, occorre che i dirigenti Pd, tutti, smettano immediatamente di partecipare al gioco del “mai con questi” e “mai con quelli”. Quali che siano “questi” e “quelli”.

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