LA VERSILIA VISTA DAL FIGLIO DEL CAMIONISTA E DELLA LAVANDAIA

“Ho riattivato ricordi del mio vissuto in quell’ambiente, reso ombroso dagli alti pini marittimi, e sulle larghissime spiagge di sabbia che iniziavano a ridosso della pineta con arbusti vari e vecchie barche di pescatori […] La descrizione degli ultimi giorni di vita di tuo padre è una delle parti più notevoli del libro… mi ha fatto piangere”

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Lettera di Giorgio Lombardi, oggi dirigente politico e d’azienda, pervenuta l’11 giugno 2018 – Gli altri commenti, recensioni e interventi su
La casa nella pineta sono raccolti nella pagina dedicata al libro .
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Galileo Chini, La pineta

Buonasera Pietro. Mi chiamo Giorgio Lombardi e sono nato il 18 maggio 1950 a S.Sofia in Provincia di Forlì-Cesena. Figlio di una famiglia non abbiente; mia madre casalinga, ex mezzadra e mio padre camionista. Entrambi con un livello scolastico elementare. A metà degli anni 50, ho accompagnato mia madre in Versilia, impegnata in un lavoro stagionale, come lavandaia e stiratrice, presso un albergo di Marina di Pietrasanta in località “Le Focette”. Ricordo che nelle vicinanze dell’albergo c’erano ville padronali di importanti famiglie milanesi, tra cui quella dei Colnaghi, proprietarì della ditta IMEC, famosa per la pubblicità in Carosello fatta dalle tre figlie gemelle , che ebbi modo di incontrare perché mi interpellarono a proposito di un loro gatto scomparso.

Mi sono laureato in Ingegneria a Bologna nel 1975. L’università l’ho svolta nel pieno del 68 e io figlio di iscritti al PCI, ho aderito a gruppi extraparlamentari , da cui mi sono poi  affrancato per aderire al PCI nel 1975. Dopo brevi esperienze di insegnamento al Liceo Scientifico di Forlì sono stato assunto in una società di consulenza H.B.Maynard , sussidiaria italiana di un gruppo USA (PRC). Terminato un addestramento  iniziale alla Montedison di Porto Marghera ho operato come consulente nel gruppo Alfa Romeo , prima  presso lo stabilimento di Arese e poi a Pomigliano d’Arco all’interno di Progetti di Riorganizzazione dei Servizi di Manutenzione in cui erano impiegati circa 3.000 dipendenti suddivisi nei due stabilimenti. Nel 1980 sono stato contattato da dirigenti federali del PCI e del Movimento Cooperativo  che mi hanno proposto di rientrare in Romagna per occuparmi della direzione di un consorzio di servizi informatici.Ho aderito alla proposta e ho proseguito la mia attività , fino alla pensione nella direzione aziendale di strutture del cosidetto “terziario avanzato”sia Cooperative che private.

Naturalmente l’attività politica , abbandonata negli anni fuori dalla Romagna, è ripresa ed è continuata all’interno del percorso : PCI-PDS-DS-PD. […]

Quanto sopra solo per far comprendere come la mia personalità non poteva che essere molto singolare, sia come dirigente aziendale e ancor più come dirigente politico. Mi hanno sempre guidato alcuni semplici riferimenti, vale a dire: 1) inderogabilità di vivere del proprio lavoro e non accettare incarichi politico-amministrativi che ostacolassero la mia libertà di giudizio; 2) cercare di sperimentare nuove modalità strategiche e direzionali, sia in ambito aziendale che politico, per cogliere gli stimoli al cambiamento provenienti dalla mutevole realtà delle cose; 3) priorità alla comprensione degli elementi di critica ricevuti , più che ai consensi e complimenti, quale metodo più efficace per migliorarsi. […]

In ambito politico costitui , insieme ad altri , una Unità di Base dei DS denominata James Meade cui aderirono circa un centinaio di dirigenti, quadri e tecnici dei comprensori di Forlì e Cesena. Ed è stato nell’ambito di una iniziativa di questa U.B. che ci siamo conosciuti e scambiato comunicazioni via mail ed ho poi continuato l’interesse per il Tuo operato , quale fedele lettore della Tua Newsletter. Quindi erano due  i motivi di interesse per la lettura del Tuo libro  La casa nella pineta: la mia seppur breve estate giovanile in Versilia  e la tua conoscenza, seppur molto parziale ed episodica.

Ho letto il libro in un paio di giorni e vi ho trovato queste cose interessanti e/o piacevoli :

  • La differenza di dotazione di principi base che, una famiglia “alto borghese” di seri principi elargisce ai suoi discendenti a differenza di ciò che accade nelle famiglie “proletarie”. Intendiamoci non ho nulla da rimproverare ai miei genitori , che si sono “spaccati il petto” per farmi studiare ed educarmi ad uno stile di vita : serio , rispettoso e altruista ; però la tua descrizione dell’infanzia delinea il privilegio di un “altro” livello di “corrispondenza di amorosi sensi” e di trasmissione del senso più vero dei valori della vita.
  • Alla Capannina negli anni ’60

    Ho riattivato con piacere ricordi del mio vissuto in quell’ambiente, reso ombroso dagli alti pini marittimi e dalle larghissime spiagge di sabbia che iniziavano a ridosso della pineta con arbusti vari e vecchie barche di pescatori,  all’interno di una delle quali mi sono ferito su una malriposta ancora arrugginita. La  raccolta dei sacchetti di pinoli,  così abbondanti in quei luoghi e l’incontro con persone di elevato ceto sociale che abitavano le ville circostanti e l’albergo. Quest’ultimo essendo non distante dalla famosa “Capannina” ospitava anche orchestrali, tra cui la moglie di un trombettista di Fred Buscaglione, che spesso mi concedeva di pranzare con lei nella sala dell’albergo e a cui mi aggregavo a volte andando  in spiaggia.

  • La piena condivisione dell’assunto relativo alla casa della vacanza: “Più difficile … è farla vivere, farne un luogo di una famiglia solida e unita”. Circa 20 anni fa , ho acquistato un appartamento al mare in Abruzzo , poi ceduto per acquistare una casa in Salento , nella campagna di Ostuni ad una decina di km dal mare , dove da quando sono in pensione trascorro un paio di mesi con figlie nipoti ed amici. A proposito del “ricevere ed ospitare” ho trovato molto condivisibili le prescrizioni delle tue “matriarche” in proposito, per la verità molto simili all’approccio che mia moglie ha sull’argomento e che sono oggetto di sue reprimende nei miei confronti per il fatto di non possedere, come lei, quella naturale vocazione all’ospitalità.
  • Il rapporto con i genitori in occasione della loro dipartita: mia madre, che ha vissuto solo per il lavoro di cura e di sostentamento per la famiglia , ha fatto meritatamente la “buona morte” .Un giorno ero a caccia, in una mattina poco proficua e  nebbiosa e mi struggevo , senza comprenderne l’origine in una melanconia insolita  al punto che ho chiuso anzitempo l’attività venatoria .Al mio rientro ho ricevuto la telefonata che mi annunciava la sua scomaparsa. L’ho trovata nel letto con una delle sue piccole laboriose mani sotto la guancia come se dormisse .Il suo costante assillo di non costituire un problema nei suoi ultimi anni di vita per chi rimane era stato esaudito. Mio padre è morto a 96 anni compiuti , aveva perso gran parte di vista e udito ed il gusto dei cibi e da tempo mi diceva “Em so stuff ed campè”. Ha avuto un fine vita, per fortuna breve , che mi ha comunque consentito di chiarire alcune incomprensioni. La descrizione degli ultimi giorni di vita di tuo padre è una delle parti più notevoli del tuo libro… mi ha fatto piangere!!!
  • Gli aspetti politici: pur provenendo io da una famiglia di iscritti PCI , ed a parte la breve esperienza extraparlamentare , prima in Lotta Continua e poi soprattutto nel Manifesto/Pdup , sono sempre rimasto nel solco PCI /PDS /DS/PD non senza sperimentare gran parte delle difficoltà , al limite del “fuori linea “ , che anche tu hai sperimentato. Nei momenti di maggior incomprensione , mi sovveniva uno di quei famosi assunti in voga nel “partitone” ..”è meglio sbagliare insieme a tanti , che avere ragione da solo “ . Di fatto sono sempre stato un “eretico organico”, che si è ritagliato la possibilità di esprimere sempre il proprio punto di vista , anche in difformità sulla linea , senza rischiare alcunchè …perché come dicevo all’inizio ..ho sempre difeso la mia attività professionale slegata dall’attività politica , rifiutando di accedere a carriere politico-amministrative che me lo avrebbero impedito. Ho vissuto con trepidazione gli anni di piombo , prima all’interno dell’Alfa Romeo di Arese , dove ero pur sempre un consulente di una società impegnata in riorganazzazioni espressione italiana di società USA il cui dirigente di riferimento che aveva sponsorizzato il ns progetto era stato “gambizzato”. Ricordo di aver raccolto, in un incrocio dei corridoi che portavano al Montaggio un pacco di volantini originali BR che portai diligentemente alle guardie interne .Ricordo altresì il giorno del rapimento di Moro e la scarsissima adesione allo sciopero spontaneo dichiarato dal sindacato nell’immediatezza dell’avvenimento. Ricordo gli avvertimenti di un membro del Consiglio di Fabbrica , cui mi legava la pregressa militanza  nel Manifesto, circa il rischio che io e i colleghi stavamo correndo. Per tutto ciò sono stato sempre stato  “incavolato “ per quello che è successo a D’Antona , Biagi ed il trattamento minaccioso nei tuoi confronti e soprattutto per i recenti servizi televisivi riservati ai membri nostrani del terrorismo , tutti piacevolmente collocati all’esterno delle carceri a pontificare .
  • Da ultimo , ma non per importanza , i costanti riferimenti ai valori , ai personaggi e al vissuto di origine religiosa di cui il libro è colmo. Purtroppo il mio agnosticismo mi relega in una posizione di “osservatore” non disinteressato che comprende il valore aggiunto, anche nella concretezza delle azioni , che  deriva dall’essere sostenuto dalla fede . Nel rapporto con i cattolici , ho sempre perseguito anche in politica strade originali , tant’è che in un’era politico-geologica lontana , si era all’inizio degli anni 80, io segretario a livello Comunale del PCI sono riuscito a costruire una Giunta Municipale PCI-DC che era una delle sole due presenti in tutta la regione Emilia-Romagna e che mi comportò un ostracismo perenne in ogni sede da parte degli esponenti del nostro alleato naturale, il PSI.

Mi sono dilungato e chiedo scusa, ma il tuo libro, almeno a me, ha fornito molti spunti di riflessione e innescato ricordi ormai nascosti in una memoria che cominacia a difettare e che sarà sempre di più difficile resaminare in futuro. Grazie anche per questo.

Ciao, Giorgio

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