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PERCHE’ E’ SBAGLIATO IL SISTEMA DI ASSEGNAZIONE DEI PREMI PREVISTO NELLA LEGGE BRUNETTA

LA LETTERATURA SCIENTIFICA SUGGERISCE CHE SIA MEGLIO RIFERIRE L’INCENTIVO ECONOMICO ALLA PERFORMANCE DI UN UFFICIO O GRUPPO DI LAVORO, PIUTTOSTO CHE A QUELLA DEL SINGOLO: NON SOLO PER LA MAGGIORE FACILITA’ DI UNA MISURAZIONE OGGETTIVA, MA ANCHE PER I MECCANISMI VIRTUOSI DI CONTROLLO TRA PARI CHE IN QUESTO MODO SI ATTIVANO

Lettera pervenuta il 30 novembre 2009

Caro Professor Ichino,
     sono un lettore del Corriere e leggo sempre con molto interesse i Suoi articoli, sia per le proposte e le denunce che contengono, sia per il fatto che sono un pubblico dipendente e rappresentante sindacale. Ho acquistato il suo libro I nullafacenti in occasione di una Sua conferenza ad Aosta nel 2007 e ho avuto il grande piacere di vederlo siglato da Lei (lo conservo tra le cose più preziose…).
     Le scrivo a proposito delle formule incentivanti per i pubblici dipendenti. Nel corso dell’ultimo congresso della Funzione Pubblica del S.A.V.T. (Syndicat Autonome Valdôtain des Travailleurs) – il mio sindacato – prendendo spunto dal Suo lavoro, ho formulato una proposta che sottopongo alla Sua attenzione. Mi sembra possa coniugare l’esigenza di una migliore efficienza con quella di evitare l’instaurarsi di un pericoloso sistema di competizione esasperata tra singoli.
     In sostanza si tratterebbe di utilizzare quegli indici che Lei ha più volte sostenuto esistano per misurare qualsiasi funzione amministrativa e utilizzarli per valutare ogni singolo dipendente. Una volta individuato un valore “minimo” a cui corrisponda una produzione “normale” (ovviamente sul “minimo” ci sarebbe da discutere) e assegnato al raggiungimento di questa produzione minima un determinato compenso incentivante (in misura percentuale: 40, 50, 60%?), la restante parte delle risorse disponibili dovrebbe essere attribuita al raggiungimento di livelli di produzione più elevati , ma calcolati sulla struttura produttiva (Servizio, Ufficio.) e divisa in parti uguali.
     La mia esperienza di lavoro nel pubblico impiego (dapprima come dipendente dello Stato, poi come dipendente della mia Regione, la Valle d’Aosta) mi dice che molte volte il clima degli uffici si è avvelenato e ha generato anche liti piuttosto accese tra dipendenti, proprio perché le “classifiche” non sono facili da accettare, fanno nascere invidie che, a loro volta, possono portare a gesti meschini, non escluso il “boicottaggio” a danno dei colleghi più retribuiti (e soprattutto a danno dell’Amministrazione).
     Attribuire un premio alla “squadra”, invece, potrebbe (condizionale d’obbligo trattandosi di pubblici dipendenti.) contribuire alla creazione di un ambiente di lavoro caratterizzato dalla cooperazione, in grado di migliorare i rapporti interpersonali e aumentare l’efficienza della struttura. Ovviamente coloro che non raggiungono il “minimo” non percepirebbero alcun compenso incentivante, ma, trattandosi di una minoranza, si sentiranno spronati ad adeguarsi allo standard.
     Naturalmente la scelta degli indici si rivela di importanza basilare, così come il coinvolgimento della dirigenza, perché non va dimenticato che il sistema premiale sino ad oggi adottato, è fallito anche a causa dell’azione di dirigenti che molte volte hanno mostrato in modo impietoso la loro totale inettitudine e – in alcuni casi – la scarsa o addirittura inesistente conoscenza del Servizio chiamati a dirigere.
     Le sarò infinitamente grato se vorrà farmi pervenire anche solo un suo telegrafico parere.
Chiudo formulando i migliori auguri per la Sua attività che considero – come cittadino e come pubblico dipendente – assolutamente meritoria.
     Marco Griso

Concordo con l’indicazione contenuta in questa lettera e mi spingo oltre. Come risulta anche dal saggio di Lorenzo Bordogna presentato alla Commissione Lavoro del Senato [1] alcuni mesi or sono, la letteratura scientifica su questo tema suggerisce che in numerose situazioni possa essere assai più vantaggioso riferire l’incentivo economico al gruppo (ufficio, reparto, team), invece che al singolo lavoratore: ciò non soltanto per la maggiore facilità di una valutazione obbiettiva, ma anche per le dinamiche virtuose di controllo e stimolo tra pari, che in questo modo si attivano in seno a ciascun gruppo. Nel mio libro citato nella lettera e nel disegno di legge n. 746/2008 ho proposto, inoltre, che vengano esclusi dai premi gli uffici o comparti di amministrazioni pubbliche in relazione ai quali il sistema di valutazione individui obiettivamente una situazione di grave overstaffing o di permanente difetto di efficienza ed efficacia: questo favorirebbe l’accettazione, da parte dei dipendenti di questi uffici o comparti, del trasferimento ad altre sedi dove il loro lavoro sia meglio valorizzato.                (p.i.)