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IL PARTITO DEMOCRATICO E LA MANIFESTAZIONE DELLA FIOM

IL PRINCIPIO DI AUTONOMIA RECIPROCA TRA LA SFERA POLITICA E QUELLA SINDACALE IMPLICA CHE IL PD COME TALE NON ADERISCA AD ALCUNA MANIFESTAZIONE SINDACALE O IMPRENDITORIALE, E CHE, PER ALTRO VERSO, NON VI SIA ALCUNA CONTRADDIZIONE TRA L’APPARTENENZA AL PD E L’APPARTENENZA O LA PARTECIPAZIONE A INIZIATIVE DELLA CGIL, DELLA CISL, DELLA CONFINDUSTRIA O DI QUALSIASI ALTRA ASSOCIAZIONE PROFESSIONALE

Editoriale per la Newsletter n. 123, del 18 ottobre 2010

          La polemica sulla partecipazione o no di dirigenti ed esponenti del Partito democratico alla manifestazione della Fiom-Cgil di sabato a Roma non ha senso. Il principio dell’autonomia reciproca tra sfera politica e sfera sindacale implica che il Pd come tale non aderisca ad alcuna manifestazione sindacale, sia essa promossa dalla Cgil, dalla Cisl, dalla Uil o da qualsiasi altra associazione, di lavoratori o di imprenditori. Per altro verso, in forza dello stesso principio di autonomia non c’è alcuna contraddizione tra l’appartenenza al Pd e l’appartenenza alla Cgil, alla Cisl, alla Uil o anche a Confindustria o altra associazione professionale: è del tutto naturale, dunque, che alla manifestazione della Cisl del 9 ottobre abbiano partecipato tanti iscritti e dirigenti del Pd, mentre altri hanno  partecipato a quella della Fiom dell’altro ieri, così come altri ancora hanno partecipato o parteciperanno a manifestazioni della Confindustria.
          Nel manifesto Per dare valore al lavoro col quale il Pd si è presentato alle ultime elezioni politiche, si legge che “tra lavoratori e imprenditori è fisiologico il contrasto di interessi sulla spartizione del frutto del loro comune lavoro nell’impresa: comporre questo contrasto, anche attraverso nuove forme di democrazia economica e partecipazione, spetta esclusivamente al sistema di relazioni sindacali, in piena autonomia dalla politica. Compito della politica, del Governo del Paese, su di un piano diverso e autonomo da quello delle relazioni sindacali, è invece di interpretare e tradurre in misure efficaci un interesse comune di lavoratori e imprenditori: quello al migliore possibile funzionamento complessivo del sistema economico nazionale, in particolare del mercato del lavoro, per consentire la massima crescita dell’occupazione e della ricchezza prodotta”.
          Questo principio di autonomia del sistema delle relazioni industriali implica che il Pd non possa e non debba interferire nelle scelte del sindacato circa le piattaforme rivendicative e i contenuti dei contratti collettivi. E che in una situazione, come l’attuale, di frattura tra le confederazioni maggiori il Pd non possa e non debba prendere posizione a sostegno dell’una parte o dell’altra. D’altra parte, in un regime come il nostro di pluralismo sindacale, il dissenso tra le confederazioni maggiori dovrebbe essere considerato del tutto fisiologico.
          Patologico è soltanto che, per difetto di regole di democrazia sindacale, il dissenso produca paralisi del sistema delle relazioni industriali. Se il sistema stesso delle relazioni industriali tarda a darsi quelle regole, tocca al legislatore intervenire a dettarle – ma solo in via provvisoria e sussidiaria – in modo da garantire la possibilità che visioni e strategie sindacali diverse possano confrontarsi e competere tra loro, senza neutralizzarsi a vicenda. Un esempio di come questo intervento legislativo sussidiario potrebbe configurarsi è delineato nel disegno di legge n. 1872/2009 [1], che costituisce parte integrante del progetto per il nuovo Codice del lavoro semplificato.
           Certo, esorbita da una normale dialettica tra sindacati diversi l’esasperazione faziosa – e a tratti addirittura aggressiva – della critica mossa dalla Fiom nei confronti della Fim-Cisl e della Uilm per la firma dell’accordo di Pomigliano d’Arco: critica fondata oltretutto su affermazioni non vere circa violazioni della legge e della Costituzione che sarebbero contenute in quell’accordo [2]. Rispetto a quei comportamenti e a quelle affermazioni (imputabili peraltro soltanto a una parte della Fiom e della Cgil) credo che il Pd debba prendere le distanze, proprio per la responsabilità che compete anche alle forze politiche di garantire per davvero il rispetto della legge e delle regole indispensabili per il funzionamento corretto del sistema delle relazioni industriali.