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“ESODATI”: DI CHI È LA COLPA DELLO SCOPPIO DELLA BOLLA

LA RIFORMA DELLE PENSIONI DEL DICEMBRE SCORSO HA FATTO IN DUE SETTIMANE QUELLO CHE AVREMMO DOVUTO FARE GRADUALMENTE NEI DUE DECENNI PASSATI – I PROBLEMI TRANSITORI CHE NE SONO NATI VANNO RISOLTI GUARDANDO AVANTI E NON TORNANDO INDIETRO

Primo editoriale telegrafico per la Nwsl n. 205, 18 giugno 2012
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Le bolle crescono lentamente, poi scoppiano tutto d’un tratto. Così è accaduto per la nostra spesa pensionistica: per decenni ci siamo consentiti di andare in pensione a cinquant’anni accumulando debito pubblico, poi debito per ripagare il debito e gli interessi sul debito, finché i creditori hanno incominciato a dubitare della nostra capacità di restituire il tutto. Così, di colpo, nel dicembre scorso, abbiamo dovuto rimettere i piedi per terra. Eravamo, noi cinquantenni e sessantenni, in malafede nera. Sapevamo da tempo che il sistema non poteva reggere in quel modo: tanto che nel 1995 abbiamo fatto la riforma delle pensioni necessaria; ma l’abbiamo applicata solo ai ventenni e trentenni, cioè ai nostri figli e non a noi stessi. Il Governo Monti, appena costituito, ha dovuto fare in due settimane quello che avrebbero dovuto fare i Governi precedenti nell’arco di due decenni, estendendo la riforma del 1995 a tutti. Naturale che in questo modo molti di noi cinquantenni e sessantenni siano rimasti scottati; ma la colpa non è del Governo che ha gestito lo scoppio della bolla: è di chi per tanto tempo ha lasciato che si gonfiasse.
Ora, certo, occorre curare le scottature prodotte dallo scoppio. Ma non certo tornando indietro rispetto alla riforma. Ai cinquantenni e sessantenni senza lavoro non dobbiamo tornare a offrire una pensione, ma un congruo trattamento di disoccupazione; e tutti gli incentivi e le agevolazioni possibili per favorire il loro ritorno a un’occupazione retribuita adatta a loro, ancora per qualche anno. Non dobbiamo farli uscire dal mercato del lavoro, ma far funzionare meglio questo mercato: non è affatto impossibile.

Per tutti i dati quantitativi e qualitativi disponibili sulla questione, e indicazioni più precise sulle misure più appropriate ed efficaci per affrontarla, v. la nota di approfondimento Vero e falso sulla questione degli esodati (e come risolverla) [1].

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