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RISOLTA LA QUESTIONE DEI RITARDI DI PAGAMENTO DEI DEBITI STATALI VERSO LE IMPRESE

UNA NORMA INTRODOTTA DAL SENATO NEL DISEGNO DI LEGGE DEL GOVERNO CONSENTE AL CREDITORE DI OTTENERE LA CERTIFICAZIONE DEL CREDITO STESSO IN FUNZIONE DELL’ANTICIPAZIONE BANCARIA E DELLA COMPENSAZIONE CON IL DEBITO FISCALE

Dichiarazione di voto di Enrico Morando per il Gruppo Pd al Senato, nella seduta pomeridiana del 4 luglio 2012, sulla legge di conversione del decreto-legge n. 3284-B, recante  “Razionalizzazione della spesa pubblica” – La notizia riguardante questa innovazione legislativa, ignorata dai media, ha invece una importanza di primo piano per la riattivazione della crescita economica del Paese, consentendo di rimettere decine di miliardi di euro a disposizione del tessuto produttivo – Nel testo dell’intervento la notizia tecnica è evidenziata in grassetto

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MORANDO [1] (PD). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MORANDO (PD). Signora Presidente, voglio accompagnare la dichiarazione favorevole del Gruppo del Partito Democratico con due osservazioni: una sul merito di questo disegno di legge che ormai ci accingiamo a votare definitivamente, l’altra sul processo più generale di revisione della spesa. […]
Nella versione licenziata dal Consiglio dei ministri effettivamente questo decreto – diciamo le cose come stanno – era un decretino non dannoso, forse utile, ma sostanzialmente ininfluente, che prevedeva un comitato interministeriale per fare da regia all’operazione «revisione integrale della spesa» e alla nomina di un commissario con il compito preciso di occuparsi di quella componente della revisione della spesa che ha a che fare con l’acquisto di beni e servizi. Poco altro. Un po’ di articoli inutili, ma le due scelte giuste erano queste.
Cosa è capitato poi, cari colleghi? Dopo la lettura del Senato della Repubblica e, in parte, anche dopo la lettura della Camera dei deputati, malgrado la scarsa o addirittura nulla attenzione che noi stessi stiamo dedicando a questo provvedimento, abbiamo un provvedimento, che tra qualche ora sarà legge, che acquisisce un’enorme rilievo. Tale testo, se le cose andranno come è previsto nell’articolo 13-bis, sarà una legge di portata storica per il nostro Paese. Naturalmente non lo sa nessuno anche perché, a partire dal legislatore, nessuno lo dice. Ma si tratta di questo.
Signora Presidente, onorevoli colleghi, è vero o no che da anni, da mesi, tutti – sinistra, centro, destra, sotto, sopra, padroni, sindacalisti, opinionisti, commentatori – denunciano lo scandalo dei ritardati pagamenti delle pubbliche amministrazioni nei confronti delle imprese che hanno il torto di avere lavorato, fornito un servizio o un bene alle pubbliche amministrazioni?
Noi non le paghiamo, non le paghiamo in tempo e molte non le paghiamo per niente, da anni e anni. Allora cosa avviene? Che le imprese non pagate falliscono, e falliscono per colpa dello Stato; che le imprese non pagate mettono in cassa integrazione i loro lavoratori per colpa dello Stato; che le imprese non pagate non pagano i loro clienti e fornitori. In questo modo si propaga l’effetto dei ritardati pagamenti della pubblica amministrazione anche verso imprese che non hanno lavorato per essa bensì per imprese le quali, a loro volta, hanno lavorato per la pubblica amministrazione e, non essendo pagate dallo Stato, non possono pagare i loro clienti ed i loro fornitori. Una situazione drammatica.
Tra i fattori della grave recessione in atto nel nostro Paese, non dico che questo dei ritardati pagamenti della pubblica amministrazione sia il fattore più profondo, però, certo, dal punto di vista delle aspettative è il fattore più grave. Il grande Keynes ci ha insegnato che l’economia moderna funziona in larga misura grazie al sistema delle aspettative: quando è positivo, si tratta di aspettative che si auto-avverano; quando è negativo, si tratta di aspettative che determinano ulteriore caduta nella recessione.
Ora, quando tu sei un’impresa e lo Stato per cui hai lavorato ti mette in difficoltà e non ti crea le condizioni per stare sul mercato, le tue aspettative si deprimono, con un effetto moltiplicatore molto più grave che se fosse un privato che non ti paga, perché lo Stato è quello che rappresenta l’interesse generale e dovrebbe sapere che non pagarti significa propagare un effetto negativo di lungo periodo nell’economia e nella società, ed è per questa via che abbiamo un aggravarsi della situazione economica. Perché? Perché i ritardati pagamenti della pubblica amministrazione si incrociano con il credit crunch, cioè con il contingentamento del credito.
Il risultato è una crisi di liquidità della stragrande maggioranza delle imprese italiane, che non deriva soltanto dal fatto che vai in banca e non ti danno i soldi: quello c’è, ma contemporaneamente al fatto che in banca non ti danno soldi hai lavorato per lo Stato che non ti paga. Così non hai soldi e, anche se sei un’impresa che è in grado di stare sul mercato, esci dal mercato, fallisci, metti i lavoratori in cassa integrazione e determini effetti economici recessivi non per colpa tua, ma a causa dei comportamenti della pubblica amministrazione.
Signora Presidente, lo dico così perché oggi pomeriggio questo non è stato detto da nessuno: l’articolo 13-bis di questo provvedimento, che tra poche ore sarà legge dello Stato, inserito grazie al Senato – perché è stata un’iniziativa non del Governo ma del Senato della Repubblica nella sua interezza (centro, destra, sinistra, PD, PdL, Italia dei Valori), dato che abbiamo concorso tutti – consente di affrontare e probabilmente di risolvere il problema dei ritardati pagamenti della pubblica amministrazione.
Infatti, l’articolo 13-bis al nostro esame prevede che un’impresa possa avere la certificazione del credito in modo da poter agire con l’istituto di credito sia con il meccanismo del pro solvendo che con il meccanismo del pro soluto consentendo che grazie all’istituto di credito si affronti la crisi di liquidità dell’impresa. Ma non basta, perché sempre nell’articolo 13-bis abbiamo scritto che se quell’impresa ha debiti nei confronti della pubblica amministrazione di tipo fiscale può compensare credito con debito. Certificazione e compensazione.
Ora, noi del PD, il Gruppo del PdL e gli altri Gruppi politici presenti abbiamo presentato centinaia, migliaia, di emendamenti da mesi e anni per affrontare questo problema. Adesso abbiamo un testo che che affronta e tendenzialmente lo risolve, facendo sì che da domani sia possibile che una cifra variabile tra 30 e 60 miliardi di euro sia oggetto di certificazione e di compensazione (naturalmente in misura parziale, in un caso e nell’altro), e noi sottovalutiamo la portata di questa iniziativa. Mi consenta, di dire signora Presidente, per le cose di cui solitamente mi occupo, che ancora non capisco quale sia la ragione per cui oggi, in termini di tecnica finanziaria e di corretta copertura della norma, è ammissibile quello che fino a ieri è stato risolutamente e selvaggiamente dichiarato impossibile e inammissibile, tale che tutti gli emendamenti erano improcedibili e avevano il parere negativo della Ragioneria, mancava la bollinatura e così via. Comunque, è andata così. Adesso hanno bollinato, e in un testo di legge c’è scritto che si certifica e si compensa. Ma vogliamo dirlo, colleghi? Capita solo a me che non posso fare un’assemblea di più di tre persone che uno dei tre mi sollevi il problema dell’impossibilità di compensare e di certificare? Che uno dei tre mi sollevi il problema del ritardato pagamento della pubblica amministrazione? Qui abbiamo dato una risposta. Vogliamo o non vogliamo dirglielo, preferendo magari parlare continuamente delle società che subiranno – udite udite – il controllo del signor Bondi? È un problema minore – per carità, con tutto il rispetto – rispetto a questo, o no?
Un’ultima osservazione. In generale questo è un atto, non tra i più rilevanti, che fa partire il processo di revisione integrale della spesa. Ora, signora Presidente, come deve essere la revisione integrale della spesa il Senato della Repubblica discutendo della legge di conversione del decreto manovra di agosto lo ha deciso sulla base di un emendamento parlamentare fatto proprio dal Governo Berlusconi – non dal governo Monti – su cui Tremonti diede parere favorevole, per cui c’è l’articolo 01 e l’articolo 1 della legge di conversione del decreto manovra che dice come si deve fare la revisione integrale della spesa. Questo processo parte. Io sto leggendo sui giornali dichiarazioni improvvide, di esponenti di destra, di centro e di sinistra, di dirigenti politici che stanno cercando di mettersi di traverso, con la tecnica del «sì, facciamo la revisione della spesa, ma questo no; questo settore sì, questo no». Forse non ci siamo capiti. L’abbiamo scritto noi: non un euro speso dallo Stato deve sottrarsi al processo di revisione integrale della spesa, in qualsiasi settore.
Questa è l’operazione di cambiamento del Paese che adesso è affidata al Governo e alle nostre mani. Se cominciamo con il “sì, questo si fa, ma quest’altro no” andiamo a finire in un angolo, a ottobre aumentiamo l’IVA e la recessione che è in atto diventa depressione economica. Vogliamo questo, o vogliamo dare una svolta?
Penso che il Senato della Repubblica tutto, senza nessuna eccezione, voglia svoltare. Ed è per questo che noi non siamo tirati per i capelli a votare questa legge di conversione del decreto-legge. Noi siamo entusiasticamente favorevoli a questa norma. (Applausi dai Gruppi PD e PdL).

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