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PERCHÉ LA QUESTIONE DEL FINANZIAMENTO DEI PARTITI È CRUCIALE

UN NUOVO SISTEMA DI FINANZIAMENTO PUBBLICO SOLO INDIRETTO, BASATO SUI CONTRIBUTI VOLONTARI DEI SINGOLI CITTADINI, IMPEDIREBBE CHE UN CETO POLITICO AUTOREFERENZIALE SI PERPETUI PERDENDO DRAMMATICAMENTE I CONTATTI CON L’OPINIONE PUBBLICA

Secondo editoriale telegrafico per la Nwsl n. 243, 8 aprile 2013

Il sistema italiano attuale di “rimborso delle spese elettorali” favorisce l’affermarsi di un modello di partito “pesante”, con apparati di grandi dimensioni e molto costosi. Se invece – come propongono l’Agenda Monti [1] nella sua formulazione originaria e il programma presentato da Matteo Renzi [2] alle primarie del centrosinistra nell’autunno scorso – il finanziamento pubblico consistesse essenzialmente in un meccanismo del tipo di quello del 5 per mille, e/o nella detassazione dei contributi versati dai singoli cittadini, i partiti sarebbero costretti a cercare quotidianamente il consenso attivo di decine o centinaia di migliaia di cittadini. Non potrebbe accadere, così, che un ceto politico autoreferenziale si perpetui perdendo drammaticamente i contatti  con l’opinione pubblica, come è accaduto nel nostro Paese negli ultimi anni. È questo il motivo per cui la sostituzione del sistema attuale di finanziamento dei partiti con un meccanismo basato sull’agevolazione del contributo dei singoli cittadini assume un’importanza cruciale per la modernizzazione del nostro sistema politico.
Si obietta che, senza un robusto finanziamento pubblico diretto, i più ricchi ne risulterebbero privilegiati nella competizione politica. Ma negli ultimi due decenni il robustissimo finanziamento pubblico diretto erogato dallo Stato italiano ai partiti non ha evitato affatto che i più ricchi facessero pesare – e come! – le loro disponibilità astronomiche a sostegno proprio o di altri nella competizione politica; né che i partiti stessi cercassero a destra e a manca finanziamenti ulteriori da parte di sostenitori facoltosi.