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IL MARASMA DEL CAPO DEL PDL – 1 – FORSE NON TUTTA LA CRISI VIEN PER NUOCERE

POTREBBE ANCHE NASCERNE UN NUOVO BIPOLARISMO: DI QUA TUTTI COLORO CHE CREDONO NELLA STRATEGIA EUROPEA DELL’ITALIA, DI LÀ COLORO CHE NE SONO INSOFFERENTI

Primo editoriale telegrafico per la Nwsl n. 265, 28 settembre 2013 – Segue un secondo editoriale telegrafico: Non riusciamo più a tenergli dietro [1] – V. anche l’editoriale del 9 settembre scorso [2] sul dovere di Silvio Berlusconi di chiedere scusa al Paese e dimettersi, anche se fosse vera la versione dei fatti da lui proposta  .

Le autorità europee ci chiedono stabilità e affidabilità dell’Esecutivo. Il PdL di Silvio Berlusconi risponde da mesi con una vera e propria strategia dell’instabilità; e oggi con la decisione inconsulta di ritirare i ministri dal Governo.
Abbiamo concordato con i nostri partner europei – e ribadito ancora nel giugno scorso l’impegno – di detassare prioritariamente il lavoro e l’impresa, solo in secondo luogo i consumi, e per ultimi i patrimoni. Esattamente il contrario di ciò che il PdL di Renato Brunetta, mediante la minaccia della crisi, impone al Governo di fare con il taglio dell’IMU.
Il commissario Olli Rehn, in visita a Roma, ci rimprovera lo sbandamento rispetto alle misure concordate. Maurizio Gasparri (vicepresidente del Senato!) si permette di qualificarlo come “persona non gradita” e di invitarlo a tornarsene al più presto a casa sua.

Le “larghe intese” oggi nel nostro Paese hanno un senso se sono l’alleanza di forze politiche diverse impegnate nella difesa e attuazione della strategia europea dell’Italia. Nel momento in cui uno dei partiti principali della maggioranza rinnega il proprio impegno rispetto a questa strategia, le “larghe intese” perdono il loro significato essenziale.

La crisi potrebbe ancora, però, portare un effetto positivo, se inducesse finalmente coloro che nel PdL hanno veramente a cuore la strategia europea dell’Italia a recuperare la perduta coerenza. Si  determinerebbe, allora un nuovo bipolarismo. Costruito non più sullo spartiacque tradizionale fra “destra” e “sinistra”, bensì sull’unico spartiacque che oggi conta per la salvezza del nostro Paese: quello che corre tra chi è convinto della bontà della strategia concordata con i nostri partner europei e chi è convinto, invece, che essa sia la causa prima dei nostri mali. Avremmo dunque di qua, alla guida del Paese, insieme a SC, la parte maggiore – si spera – del PD e la parte più responsabile e raziocinante del PdL; forse anche qualcuno dei parlamentari del M5S. Di là, all’opposizione, un polo populista composito, costituito dai Brunetta, dai Gasparri, dai Bossi, dai Maroni, dai Grillo e dalla parte della vecchia sinistra che rimpiange l’epoca in cui potevamo svalutare la nostra lira a piacimento. Se questo chiarimento politico salutare fosse l’esito della crisi che si è aperta drammaticamente oggi, potremmo quasi dire che non tutto il male viene per nuocere. Altrimenti sarà una crisi al buio. Buio fitto.

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