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IL RISENTIMENTO INDEBITO DI SERGIO COFFERATI

L’EX-LEADER DELLA CGIL SBAGLIA QUANDO TENTA DI SQUALIFICARE MORALMENTE CHI NON LA PENSA COME LUI SUI PROBLEMI DEL LAVORO, PER CREARGLI INTORNO UNA SORTA DI “CORDONE SANITARIO”

Secondo editoriale telegrafico per la Nwsl n. 294, 5 maggio 2014.

Mercoledì alle otto e mezza, quando è incominciato il programma di Lilli Gruber sulla “7”, le agenzie avevano battuto da poco la notizia dell’accordo tra i partiti della maggioranza sul mio emendamento contenente il “preambolo” al decreto Poletti [1]con la previsione del contratto a tempo indeterminato a protezioni crescenti. L’ex-leader della Cgil, che già aveva digerito male il resto del decreto, ancor peggio aveva digerito quel preambolo. Così, in un passaggio della trasmissione nel quale avevo raccontato come funziona la valutazione del sistema scolastico in Gran Bretagna, mi ha lanciato di punto in bianco un’invettiva tanto gratuita quanto velenosa: “Quando parli di licenziamenti sei sempre particolarmente lieto”. Mi ero limitato a dire che oltre Manica, quando un istituto scolastico è valutato negativamente dall’agenzia indipendente di valutazione (Ofsted), e non riesce a migliorare, esso viene chiuso, il chief teacher (preside) perde il posto e tutti i dipendenti, docenti e amministrativi, vengono trasferiti in altri istituti scolastici dove il loro lavoro possa essere valorizzato meglio. Ora, se l’ex-leader della Cgil considera il modo britannico di garantire la qualità del servizio scolastico pubblico come un’ingiustizia sociale, su questo punto evidentemente le nostre opinioni divergono diametralmente. Ma mi sembra che egli farebbe meglio a non tentare di risolvere il problema screditando l’avversario sul piano personale e morale, per creare intorno alle sue idee un cordone sanitario. Già lo fece tredici anni or sono, indicando come “limaccioso” il Libro bianco redatto da Marco Biagi, ma il cordone sanitario funzionò male, almeno per gli obiettivi che la Cgil si prefiggeva: la legge che due anni dopo nacque da quel libro è ancora oggi in vigore e pare confermare la propria buona tenuta ogni anno che passa. Piaccia o non piaccia a Sergio Cofferati, la riforma della quale il decreto Poletti costituisce il primo atto va sostanzialmente nella stessa direzione. Con la non piccola differenza, rispetto a tredici anni or sono, che la riforma oggi è voluta dal capo del suo stesso partito.