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L’INSUCCESSO (NON INUTILE) DI SCELTA CIVICA

DUE LEZIONI NE VANNO TRATTE: NON PUÒ ESISTERE UN PARTITO SENZA UN LEADER; E LA POLITICA NON PUÒ NUTRIRSI SOLTANTO DI ONESTÀ E BUONE COMPETENZE PROFESSIONALI – RESTA IL FATTO CHE LA SVOLTA DI OGGI NON SAREBBE STATA POSSIBILE SE ALLE POLITICHE DEL 2013 SC NON CI FOSSE STATA

Secondo editoriale telegrafico per la Nwsl n. 297, 26 maggio 2014

Sotto l’uno per cento, se i dati di mezzanotte risulteranno confermati: un risultato largamente al di sotto anche delle previsioni più prudenti. Una prima lezione da trarne è che nessun partito può vivere senza un leader. Scelta Civica ha perso il suo già nei suoi primi mesi di vita. La seconda lezione è che l’onestà e la competenza professionale – delle quali i parlamentari di SC sono abbondantemente dotati – non bastano perché una formazione nuova possa avere successo: occorre anche una capacità di organizzazione, di “manovra” e di comunicazione di massa, che è propria del politico di professione e della quale la maggior parte dei parlamentari di SC difetta invece gravemente. Insomma, alla parte migliore della “società civile” non basta essere tale per trasformarsi d’un tratto, a comando, in “ceto politico”. Lo stesso discorso riguarderà, credo, in qualche misura anche il Movimento 5 Stelle (nonostante che un leader esso lo abbia).

Detto questo, non rimpiango la scelta che ho fatto nel dicembre 2012: quando, avendo già deciso di tornare al mio lavoro in università, ho ceduto all’ultimo alle pressioni di Mario Monti per accompagnarlo nella sua avventura. Credo che questa sua scelta sia stata comunque utile al Paese, perché senza Scelta Civica nel febbraio 2013 Silvio Berlusconi avrebbe molto probabilmente conquistato il premio di maggioranza alla Camera (il distacco di FI dal PD fu solo di poche migliaia di voti). Il che significa che avremmo rischiato di ritrovarcelo Presidente della Repubblica. Altrimenti – ma le analisi dei flussi elettorali che alimentarono allora il quasi 10 per cento di SC danno questa come ipotesi molto meno probabile – avrebbe vinto l’asse Bersani-Vendola; il che avrebbe rinviato sine die la trasformazione del PD in un grande partito capace di conquistare voti al centro dello schieramento politico, e quindi di saltare d’un balzo quello che fino a ieri era stato il “muro” storico invalicabile del 33 per cento arrivando addirittura a superare di qualche punto il 40.

Auguri, dunque, a Matteo Renzi e all’Italia che ha scelto di affidarsi al suo PD. Quanto ai parlamentari di SC, essi porteranno a compimento il mandato elettorale che hanno ricevuto cercando di assecondare fino in fondo la trasformazione profonda del quadro politico avviata dalle elezioni del febbraio 2013 e rafforzata da queste elezioni, con l’orgoglio di esserne stati in qualche misura un fattore decisivo. Poi, quando questa legislatura di transizione si concluderà, ciascuno di essi tornerà al suo posto nella società civile, come si conviene a chi politico di professione non è.

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