NEL SETTANTESIMO DELLA LIBERAZIONE DI AUSCHWITZ VA RICORDATO CHE LA STRAGE NON SAREBBE STATA POSSIBILE SENZA IL COLLABORAZIONISMO ANTISEMITA DELLE POPOLAZIONI DEI PAESI OCCUPATI: LA SOLIDARIETÀ DEI DANESI SALVÒ IL 99 PER CENTO DEGLI EBREI
Tabella ripresa, per celebrare il 27 gennaio, dal Corriere della Sera del 23 gennaio 2015 – Segue la scheda sul Salvataggio degli ebrei danesi tratta da Wikipedia
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Polonia: 3.000.000 di ebrei uccisi, 90% della popolazione ebraica prima del 1939
Ucraina: 900.000, 60%
Ungheria: 450.000, 70%
Romania: 300.000, 50%
Bielorussia: 245.000, 65%
Paesi Baltici: 228.000, 90%
Germania e Austria: 210.000, 90%
Russia (parte occupata dai nazisti): 107.000, 11%
Olanda: 105.000, 75%
Francia: 90.000, 26%
Boemia e Moravia: 80.000, 89%
Slovacchia: 75.000, 83%
Grecia: 54.000, 77%
Belgio: 40.000, 60%
Jugoslavia: 26.000, 60%
Bulgaria: 14.000, 22%
Italia: 8.000, 20%
Lussemburgo: 1.000, 20%
Norvegia: 890, 41%
Danimarca: 52, 1%
da Wikipedia:
SALVATAGGIO DEGLI EBREI DANESI
Il salvataggio degli ebrei danesi fu avvenne nel corso dell’occupazione della Danimarca [1] da parte della Germania [2], durante la seconda guerra mondiale [3]. Il 1º ottobre 1943, il Führer [4] Adolf Hitler [5] ordinò che gli ebrei [6] danesi venissero arrestati e deportati. Nonostante il grande rischio personale, il Modstandsbevægelsen (Movimento di Resistenza danese), con l’aiuto di molti civili danesi, diede vita a una grande operazione di evacuazione via mare di circa 8000 ebrei dalla Danimarca [7] verso la vicina Svezia [8], paese neutrale [9].
Non solo questa operazione di salvataggio, ma anche la solidarietà diffusa tra i danesi non ebrei nei confronti dei loro concittadini perseguitati permise alla maggioranza della popolazione ebraica danese di evitare la cattura. Come risultato del salvataggio, e dell’interessamento attivo del Governo di Copenhagen per la sorte di quel 5% di ebrei danesi che erano stati invece deportati nel campo di concentramento di Theresienstadt [10], più del 99% degli ebrei danesi sopravvisse all’Olocausto [11]. Questa è considerata una delle più grandi ed efficaci azioni collettive di resistenza non violenta nei paesi occupati dalla Germania.
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