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LA NOSTRA CONSONANZA COL PD DI RENZI NON NASCE OGGI

SC È NATA PROPRIO PER FARE CIÒ CHE OGGI STA FACENDO IL PD DI RENZI – LE IDEE LIBERAL-DEMOCRATICHE OGGI POSSONO ESSERE PROMOSSE MOLTO MEGLIO INSIEME AI MOLTI CHE NEL PD LE CONDIVIDONO, PIUTTOSTO CHE COSTRUENDO UN NUOVO PARTIT(IN)O IDENTITARIO

Lettera al Corriere della Sera pubblicata l’8 febbraio 2015 – In argomento v. anche il mio editoriale telegrafico dell’8 gennaio 2015 Perché non parteciperò al congresso di SC [1]; inoltre la mia  [2] intervista a [2]Italia Oggi [2] del 1° luglio 2014 [2] e l’editoriale telegrafico del 26 maggio 2014 L’insuccesso (non inutile) di Scelta Civica [3]

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Caro Direttore, è giusto criticare chi cambiando partito abbandona i propri elettori per seguire un indirizzo politico diverso dal mandato ricevuto. Ma nel caso di Scelta Civica è accaduto l’inverso: qui sono stati gli elettori (nove su dieci, secondo tutte le analisi dei flussi) ad abbandonarla nel maggio scorso alle europee, per votare il PD di Renzi, che con una professionalità politica e una potenza di fuoco incomparabilmente maggiori aveva occupato tutto lo spazio politico del partito di Monti e dava maggiori garanzie di attuazione di gran parte del suo programma.

Oggi l’obiezione che ci viene mossa da chi è rimasto attaccato al progetto di Scelta Civica è questa: “Renzi probabilmente non ce la farà; e quando cadrà, a quel punto recupereremo lo spazio elettorale che abbiamo perso”. Dunque dovremmo sperare che il governo Renzi fallisca? Noi siamo tra quelli che sperano che ce la faccia; anzi, siamo stati fin dall’inizio tra i suoi più convinti sostenitori, proprio perché vedevamo nella sua iniziativa e poi nel suo governo il mezzo migliore per realizzare le cose che proponiamo. Ma allora, perché coloro che sperano che Renzi ce la faccia non dovrebbero unirsi e lavorare insieme per aiutarlo a farcela?

L’appello rivoltoci giovedì scorso dal Segretario del PD ha un significato niente affatto scontato: nel PD le idee liberal-democratiche che costituiscono il patrimonio di Scelta Civica hanno pieno diritto di cittadinanza. Di più: “su molte di quelle idee – dice Renzi – vi riconosciamo di aver lavorato bene e siamo pronti a un percorso e a un approdo comune”. Così stando le cose, i militanti e iscritti di Scelta Civica, e in generale tutti coloro che in Italia si riconoscono negli ideali del liberalismo democratico e dell’integrazione dell’Italia in Europa devono chiedersi laicamente: qual è lo strumento migliore oggi, nella situazione data, per dare gambe solide e forti a quegli ideali? Abbiamo maggiori chances di realizzarli ricostituendo un partit(in)o che coltivi la nostra identità politico-culturale, o accogliendo l’invito che il PD ci rivolge a metterli in comune, confrontandoci su di essi con i suoi iscritti e militanti, dei quali moltissimi sono sulla nostra stessa lunghezza d’onda?

Il nostro sistema politico sta finalmente evolvendo verso un bipolarismo moderno caratterizzato dalla competizione diretta tra i due partiti maggiori, giocata sulla conquista del centro. Una cosa diversissima dal bipolarismo del 2013 (Bersani-Vendola contro Berlusconi-Maroni) tutto giocato sulla conquista dei voti sulle ali estreme. Proprio Scelta Civica nel febbraio 2013 ha contribuito in modo decisivo a impedire per un soffio (300.000 voti!) che vincesse l’asse Berlusconi-Maroni. Oggi, nel nuovo contesto che noi stessi abbiamo contribuito in modo decisivo a determinare, non c’è spazio per un partito liberal-democratico terzo, perché entrambi i poli maggiori – anche per effetto della riforma elettorale che stiamo varando – ora sono costretti, se vogliono vincere, a confrontarsi proprio sul terreno della politica liberal-democratica.

Per quel che riguarda me personalmente, aggiungo soltanto che il mio vero partito è sempre stato uno solo: quello della riforma del mercato del lavoro italiano secondo il modello nord-europeo. Da quarant’anni tutto il mio lavoro e le mie scelte politiche sono state orientate univocamente a questo obiettivo. Il mio servizio civile in Parlamento cesserà al termine di questa legislatura, spero a missione compiuta: non ho dunque alcuna candidatura da chiedere. Né aspiro ad altro che ad adempiere nel modo più efficace possibile in Senato l’impegno assunto con gli elettori nell’aprile 2008 e poi nel febbraio 2013, esattamente sui progetti e proposte sui quali in entrambe le occasioni ho chiesto il loro voto. Se oggi, insieme all’intero Gruppo dei senatori SC, accolgo l’appello di Renzi a continuare la battaglia nel Gruppo del PD, lo faccio senza alcun tornaconto personale, ma solo perché questa è oggi la scelta più coerente con quel mio impegno.

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