- Pietro Ichino - https://www.pietroichino.it -

IL M5S E IL REDDITO MINIMO DI INSERIMENTO

IL DIBATTITO IN SENO ALLA COMMISSIONE LAVORO DEL SENATO HA PRODOTTO IL RISULTATO UTILE DI CONVINCERE IL MOVIMENTO DI BEPPE GRILLO DELLA NECESSITÀ DI CONDIZIONARE L’ASSISTENZA DI ULTIMA ISTANZA ALLA DISPONIBILITÀ FATTIVA DELL’INTERESSATO PER LA RIOCCUPAZIONE

Dichiarazione pubblicata, con alcuni tagli per motivi di spazio, su il Fatto quotidiano del 5 marzo 2015.

È un frutto molto positivo del dialogo instauratosi in seno alla Commissione Lavoro del Senato il fatto che il Movimento 5 Stelle, pur continuando a indicare la sua proposta con l’espressione “reddito minimo di cittadinanza”, ne abbia modificato il contenuto trasformandolo sostanzialmente in un sistema di “reddito minimo di inserimento”. In un sistema, cioè, nel quale il diritto a questa forma di assistenza non si acquista per il solo fatto di essere cittadino italiano, e neppure per il solo fatto di essere cittadino italiano in una condizione di povertà, essendo il trattamento condizionato anche alla rigorosa condizione della disponibilità per una qualsiasi forma di impegno lavorativo. Su questo terreno il dialogo con il M5S non soltanto è possibile, ma come dicevo è già positivamente incominciato. L’altro passo indispensabile, sul piano progettuale, che il M5S non ha ancora compiuto su questo terreno è quello che riguarda la soppressione di tutte le forme di assistenza impropria, che devono essere sostituite per far confluire le risorse oggi spese male nella provvista necessaria per attivare il r.m.i.: mi riferisco in particolare alla Cassa integrazione in deroga, alle pensioni di invalidità erogate con criteri eccessivamente laschi in alcune provincie, ai “lavori socialmente utili” nei quali si lavora poco o nulla e la cui utilità è solo per chi ne percepisce l’assegno mensile. A tutti i beneficiari di queste forme di assistenza dobbiamo offrire, invece, il r.m.i.; ma per questo occorre imparare anche a reperire le occupazioni possibili e ad attivare i percorsi di formazione mirata ad esse, in un mercato del lavoro nazionale in cui si calcola che mezzo milione di posti di lavoro restino permanentemente scoperti per mancanza di persone disponibili e dotate delle qualifiche necessarie.