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SE L’ARTICOLO 18 RIENTRA DALLA FINESTRA

REINTRODURRE PER CONTRATTO LA JOB PROPERTY COLLOCHEREBBE L’IMPRESA FUORI DAL SUO TEMPO, DANNEGGIANDO NON SOLO L’IMPRESA STESSA, MA ANCHE I SUOI DIPENDENTI

Dichiarazione riportata dal Sole 24 Ore, 19 marzo 2015.

Il contenuto essenziale della riforma del lavoro che sta muovendo i primi passi sta nel passaggio da una property rule, volta a proteggere il lavoratore dal mercato, a una liability rule combinata con misure di protezione del lavoratore nel mercato. Cioè da un regime che considera come un valore l’inamovibilità del lavoratore e la non contendibilità della sua funzione produttiva a un regime che, invece, promuove e tutela la mobilità del lavoratore, necessaria per la migliore allocazione e valorizzazione del suo lavoro. Il nuovo ordinamento consente, ovviamente, all’imprenditore di pattuire con il dipendente una limitazione della propria facoltà di recesso, con una clausola di durata minima, una regola di “preavviso lungo”, il riconoscimento di una maggiore anzianità convenzionale e altre pattuizioni analoghe. Ma l’imprenditore che, in controtendenza con questa riforma, concordasse la reintroduzione di una regola di job property rischierebbe di pregiudicare la capacità della sua azienda di valorizzare nella misura massima possibile il lavoro dei dipendenti. E in ultima analisi farebbe un danno anche a loro.

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