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L’IMPRENDITORE OBBLIGATO A TENERE IN AZIENDA CHI LO TRADISCE

SE IL BASISTA DEI SEQUESTRATORI NON PUÒ ESSERE LICENZIATO DALL’IMPRENDITORE MINACCIATO DALLA BANDA, PER TEMA DELLA REINTEGRAZIONE E DEL RISARCIMENTO DEL DANNO, C’È EVIDENTEMENTE QUALCHE COSA CHE NON VA NELLA NORMA CHE DISCIPLINA LA MATERIA

Articolo pubblicato dal quotidiano L’Unione Sarda l’8 aprile 2014.

Al processo per il tentato sequestro di Alessandro Podda oggi la parola è toccata proprio all’imprenditore finito nel mirino della banda dei rapitori. “Non potevo licenziarlo col rischio che venisse reintegrato, dunque ho dovuto tenerlo in azienda per oltre un anno. In questo frangente mi chiese persino un aumento di livello“. Così sul banco dei testimoni, davanti ai giudici della prima sezione penale del Tribunale di Cagliari, l’imprenditore caseario Alessandro Podda – titolare della ditta Podda di Sestu fondata dal padre Ferruccio – ha svelato di aver dovuto convivere per più di un anno con l’ex dipendente Efisio Mereu, nel frattempo indagato come basista del suo tentato sequestro. Presente in aula l’imputato Niveo Batzella, che la Procura ritiene essere il capo della banda di rapitori, già condannato all’ergastolo in primo grado per l’assassinio del titolare di un night club, Gianluca Carta, e sotto processo per un secondo omicidio. L’uomo è accusato di aver cercato di organizzare il sequestro di Podda a scopo di estorsione avvalendosi di una serie di complici, tra cui Efisio Mereu con il ruolo di basista grazie al suo lavoro nel caseificio. Difeso dall’avvocato Riccardo Floris, Batzella è considerato dagli inquirenti il capo di una banda che negli anni avrebbe messo a segno anche rapine e altri gravi reati. In abbreviato, invece, avevano scelto di essere giudicati il nipote Gianfranco Batzella (che da tempo sta aiutando la Procura a ricostruire i tanti reati per i quali è sospettato lo zio e la sua banda) e il presunto basista: entrambi condannati. Oggi davanti al collegio presieduto da Mauro Grandesso è comparso Alessandro Podda che ha ricordato i giorni in cui ha scoperto che qualcuno voleva sequestrarlo. “Mi ero reso conto di essere sotto scorta dei carabinieri, poi venni informato del rischio nel febbraio 2013 – ha ripetuto – Arrivavo in azienda fra le 6 e le 6.20, andavo via dopo mezzogiorno. Anche mia moglie veniva al caseificio per occuparsi dello spaccio, ma lei non aveva un orario preciso”. Scoperti i preparativi del sequestro, dopo l’arresto della banda Batzella Podda non ha potuto licenziare subito quello che per l’accusa è il basista. “Mi dissero che Mereu non poteva essere arrestato – ha chiarito l’imprenditore – dunque abbiamo deciso di tenerlo in azienda per oltre un anno. Non volevo correre il rischio che venisse licenziato per poi essere reintegrato. […]

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