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ANCORA SUL VOTO IN SENATO PER AZZOLLINI: UNO SCAMBIO CON PASQUINO

IL POLITOLOGO BOLOGNESE CONTESTA IL ROVESCIAMENTO IN AULA DELLA DECISIONE DELLA GIUNTA PER LE AUTORIZZAZIONI SULLA RICHIESTA DI AUTORIZZAZIONE ALL’ARRESTO DA PARTE DEL TRIBUNALE DI TRANI

Scambio di messaggi email svoltosi fra il 3 e il 4 agosto tra il professor Gianfranco Pasquino e me, a seguito della pubblicazione sul Corriere della Sera della mia lettera Un caso di buona politica e di cattiva informazione [1].

LO SCRITTO ALLEGATO AL PRIMO MESSAGGIO DI GIANFRANCO PASQUINO

Centottantanta lettori coscienziosi
Centottantanove senatori hanno rialzato la testa dalle sudate e faticose carte trasmesse dalla Procura della Repubblica di Trani e in un sussulto d’orgoglio hanno detto: “no, non siamo passacarte”. E’ augurabile che continuino a dirlo e a comportarsi di conseguenza quando, per esempio, toccherà loro guardare le brutte carte della riforma proprio del “loro” Senato. Mentre il suo vice-segretario, la abitualmente zelantissima Debora Serracchiani, si scusa con gli elettori del PD, il segretario Renzi, poco noto per tenere in conto e apprezzare i problemi di coscienza, plaude ai magnifici centottantanove, fra i quali, però, qualcuno è ancora più magnifico. Luigi Manconi affida il suo garantismo allo Huffington Post; Giorgio Tonini imperversa in televisione e sui social; Pietro Ichino motiva in un articolo sul Corriere (ma sono in ansiosa attesa della sua Newsletter del lunedì). Tutt’e tre sostengono di avere letto le carte, vale a dire le 560 pagine inviate alla Commissione del Senato per le Immunità Parlamentari. Tutt’e tre dicono sostanzialmente le stesse cose, già anticipate da un loro costituzionalista di riferimento che si sta da tempo posizionando per la Corte.
In attesa che qualche giornalista investigativo (ci sarà pure un uomo o una donna di tal fatta a Roma?) vada a verificare se, come, quando e per quanto tempo, Manconi, Tonini e Ichino (più il loro costituzionalista) hanno preso a prestito quella corposa relazione, è lecito chiedere se anche gli altri centottantasei senatori sono stati altrettanto solerti e studiosi. E’ lecito anche dubitarne. Qualcuno, però, come il Presidente della Commissione Stefàno e presumibilmente tutti i commissari del Partito Democratico, quelle carte le avevano pur lette e si erano fatti un’opinione chiaramente opposta a quella successiva dei centottantanove. Sì, il collega Azzollini (NCD) doveva, come richiesto dalla Procura di Trani, essere messo agli arresti domiciliari, cioè a casa sua, non in un affollato, maleodorante, sporco carcere dove, peraltro già si trovano gli altri coinvolti nella stessa brutta faccenda. A piede libero, l’Azzollini potrebbe inquinare le prove, attivare reti di relazioni personali, sfruttare tutto il potere politico che i colleghi gli hanno riconosciuto per il passato e per il presente.
I centottantanove senatori hanno anche sconfessato platealmente l’operato della Commissione per le Immunità, più precisamente la maggioranza dei senatori del Partito Democratico ha detto alto e forte che i loro colleghi non hanno saputo leggere le carte e le hanno interpretate in maniera sbagliata. Ce n’è quanto basta per, da un lato, chiedere le dimissioni agli incompetenti, dall’altro, attendersi che siano i presunti incompetenti a dare, nobilmente, ma iratamente, le dimissioni. La prossima volta, comunque, ovvero alla prossima richiesta di arresto, quegli “incompetenti” verranno preliminarmente sostituiti, il precedente essendo già stato creato nella Commissione affari costituzionali. E’ stata scritta da questo orgoglioso Senato non passacarte (dunque, assolutamente da preservare, o no?) una bella pagina sulla libertà di coscienza. Sperabilmente, non soltanto quando in gioco è il salvataggio di un esponente della casta. Sperabilmente, non l’ultima pagina.

LA MIA RISPOSTA

Caro Pasquino,
a mia volta tre domande:
–   perché, in questo suo scritto, neppure una parola sul merito della questione giudiziale specifica, del contenuto delle accuse rivolte all’imputato, dei requisiti per la misura cautelare restrittiva della libertà?
–   perché, se il regolamento del Senato prevede un voto in Aula non vincolato dal voto in Giunta per le Autorizzazioni, lei considera come un’anomalia il voto divergente sul caso del senatore Azzollini?
–   in che cosa dovrebbe consistere il controllo del Parlamento previsto dalla Costituzione, se la sentenza del Tribunale della Libertà bastasse sempre a evitare qualsiasi lesione del principio dell’indipendenza reciproca tra potere legislativo e potere giudiziario?
Grazie delle risposte, se ci saranno.
Pietro Ichino

IL SECONDO MESSAGGIO DI G.P.

Come può pensare, caro Ichino, che le risposte non ci siano? Eccole:
1. Nessuna parola sul merito perché, personalmente, non ho letto le carte, quelle della Procura di Trani, contrariamente a voi che le avete lette e studiate. Sarò lieto se lei mi dirà quando le ha avute fra le mani quelle carte e quanto tempo le è stato necessario per leggerle.Questa è una risposta che non ho avuto da lei.
2. Non considero affatto un’anomalia l’aula che ribalta il voto della Commissione. Anzi, mi auguro che avvenga anche sul testo di modifica del Senato. Anomalo è che i commissari di un partito che hanno letto le carte vengano sconfessati dai senatori dello stesso partito che non hanno letto le carte. Più che “anomalo” politicamente e, se posso, eticamente, molto grave.
3. Se la inventa lei, sulla scia del piccolo cattivo maestro Ceccanti, l’idea che potere legislativo e potere giudiziario debbano essere separati. Interagiscano alla grande, sempre. Si figuri che cinque giudici costituzionali sono addirittura eletti dal Parlamento. Il controllo Parlamento/Magistratura è reciproco. Il Senato non doveva rispondere alla domanda se Azzollini è colpevole, ma se la Procura aveva ragione di ritenere che a piede libero inquinerebbe le prove. La Procura non ne chiedeva l’arresto, ma la “neutralizzazione” ai domiciliari. Dove cavolo sta il fumus pesercutionis?
Grazie dell’attenzione alle mie risposte, Non pretendo repliche e neppure mi dispiaccio della sua suscettibilità
Gianfranco Pasquino

LA MIA RISPOSTA AL SECONDO MESSAGGIO

L’ULTIMA REPLICA DI GIANFRANCO PASQUINO

Comunque, i miei sospetti, sulla non lettura delle carte (che è tutt’altra cosa dalla lettura delle relazioni e voi avete sostenuto di avere letto LE CARTE) da parte dei centottantanove senatori (meno, tu [nel corso di questo scambio siamo passati al “tu” – n.d.r.] ne menzioni quattro) possono essere facilmente fugati dai dati, domanda alla quale non hai risposto: quando hai letto e quante pagine? Per gli altri fa testo, se ne dispongono e lo rendono disponibile, il registro della Commissione per le Immunità Parlamentari che dovrebbe contenere i nomi di coloro che hanno preso a prestito, fotocopiato o altro le, ho letto, 560 pagine della richiesta della Procura di Trani. Sono sicuro che anche tu ritieni che la trasparenza sia un valore politico e civile di tutto rispetto.
Gianfranco Pasquino

UN MIO COMMENTO FINALE, PER I FREQUENTATORI DI QUESTO SITO

In realtà, l’intero fascicolo relativo al procedimento contro il senatore Azzollini è fin dall’inizio on line sul sito del Senato [2]: chiunque può accedervi senza bisogno registrarsi presso la segreteria della Giuta delle Autorizzazioni, né di chiedere o fare fotocopie; e di chi via acceda o no nessuno, ovviamente, può avere l’elenco.
Risolto dunque il motivo di cruccio del mio interlocutore, resta il motivo di cruccio mio. Gianfranco Pasquino non è un quivis de populo, è professore di Scienza della Politica all’Università di Bologna. Il fatto che lui (e non l’ultimo arrivato) sia così fortemente scandalizzato perché il Senato ha disatteso l’indicazione della Giunta per le Autorizzazioni, e che lo sia in riferimento a un caso di cui lui stesso dichiara di non conoscere minimamente i termini effettivi e di non essersi minimamente curato di prenderne conoscenza – come avrebbe potuto con un semplice clic -, è davvero sorprendente e anche un po’ preoccupante. Se c’è un caso in cui la parte maggiore del Gruppo di maggioranza del Senato ha cambiato idea sulla base delle risultanze processuali, e non in funzione di un interesse politico, è proprio questo: l’interesse politico immediato avrebbe semmai consigliato ai senatori Pd di votare come probabilmente voleva la stragrande maggior parte dei loro elettori. Se lo avessero fatto, confermando l’arresto del senatore Azzollini, magari senza neppure leggere le carte, il professor Pasquino non avrebbe niente da ridire: lo avrebbe, anzi, considerato come atto dovuto.