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SULLE IRRIMEDIATE IMMOBILITÀ DEI DIPENDENTI STATALI

LE INERZIE CLAMOROSE CHE SI DETERMINANO QUANDO L’AMMINISTRAZIONE PUBBLICA È INCAPACE DI SPENDING REVIEW, E I COSTI CHE NE DERIVANO

Lettera pervenuta il 5 ottobre 2015 – Sulla disciplina legislativa (per ora totalmente disapplicata) della mobilità d’ufficio dei dipendenti pubblici nei casi di eccedenza di personale, v. Il sovrano la legge non la applica: la cambia [1].

Buon giorno professore. Ho letto la sua ultima Newsletter e in merito all’intervista al Corriere [2] le racconto una esperienza personale vissuta quando ero attivista sindacale nel settore pubblico.
In provincia di Alessandria e precisamente ad Acqui Terme esisteva una struttura molto bella dell’esercito, palazzo del ‘700: “Le terme militari”. A un certo punto furono chiuse ma per anni il personale civile rimase in carico a detta struttura a fare assolutamente nulla. Immagini un albergo con tutti gli addetti presenti, oltre ai cosiddetti fanghini – operatori specializzati nella cure, ma nessun cliente.
Iniziammo riunioni e trattative con i vertici militari e Prefettura per trovare una diversa collocazione. Tutto fu inutile. Qualunque idea costruttiva si scontrava con tante parole ma nessun fatto reale conseguente, necessitavano autorizzazioni varie ecc.
Accadde  in un altra sede di contrattazione, il Provveditorato  agli Studi di Alessandria, che durante un incontro per il personale amministrativo notammo un andirivieni di funzionari verso l’apparecchio fax. Alla richiesta del perché ci dissero che era in corso la predisposizione del futuro anno scolastico e che mancavano sempre centinaia di bidelli (uso la denominazione storica per capirci), al che avanzammo la proposta di utilizzare il personale della Difesa. Il provveditore, recepì la proposta e riesumò una circolare che le consentiva di decidere autonomamente sulla mobilità in entrata. Istituimmo una Commissione paritetica e fatto una piccolo bando, 22 dipendenti della Difesa fecero domanda. Al termine, della procedura e delle proposte di assegnazione, solo 7 accettarono, andando a coprire i posto vicino alle residenze. Tutti gli altri rimasero nelle terme chiuse. Mi risulta che il Ministero dell’Istruzione impiegò molti mesi per capire cosa avevamo fatto e, in più, l’anno successivo la riforma ministeriale attivò i Provveditorati Regionali. Questi nel valutare una eventuale riproposizione di mobilità si dichiararono favorevolmente, ma Torino dista circa 90 km da Alessandria,  quando le decisioni si spostano dal locale verso sedi più lontane nulla più si riesce a fare. Infatti, non avvenne più nulla.
I dipendenti ex Terme militari, furono trasferiti presso una struttura strumentale dell’Aeronautica in provincia di Asti (Castello d’Annone). Curiosamente, il comandante di detta struttura neppure fu avvisato e vide arrivare una quindicina di civili, ritenendoli non necessari.
Alla chiusura di questa ultima struttura, gli stessi dipendenti si attivarono per replicare l’azione di trasferimento verso l’ex Provveditorato, memori del primo successo, aprendo senza ausilio sindacale la nuova trattativa visto che la precedente funzionò. L’esito fu positivo, ora lì’ sono utilizzati per qualcosa di utile visto che l’ufficio è attivo,
Ho letto il libro scritto dal commissario Cottarelli: la lista della spesa, dove si quantificano in 28 mila i dipendenti civili delle F.A. Non credo siano tutti inoccupati, ma la maggior parte si.
Se consideriamo il fatto che in ultima analisi i dipendenti pubblici sono “tutti di fatto sul libro al Mef che distribuisce i fondi ai vari ministeri”, la cosa più logica sarebbe utilizzarli in Uffici funzionanti, qualcosa da fare c’è senza dubbio.
Il problema è chi decide? Personalmente ritengo che la potestà, senza altre autorizzazioni, dovrebbe essere assegnata ai Prefetti con concertazione locale.  Sia loro che i sindacati locali hanno o possono avere la conoscenza e il polso della situazione.
Ad Alessandria ci sono ancora circa 60/70 dipendenti civili nell’ultima caserma attiva, un centro logistico e di veicoli dismessi. Credo abbiano veramente poco da fare. Immaginiamo che in una riunione il Prefetto dica loro: domani mattina anziché presentarvi in caserma, alcuni di voi andranno a prestare servizio in Tribunale, altri alla DPT, altri …. in prestito al Comune, che magari dopo 5 anni li potrebbe assumere e via dicendo.
Nessuno avrebbe da obiettare poiché la sede territoriale di lavoro non cambia 8è sempre lo scoglio da vincere): resta Alessandria (nell’esempio).
Neppure la spesa pubblica (vista come Mef) cambia, in quanto come detto sono di fatto già sul libro paga della P.A. in generale. Questa è la strada possibile almeno per evitare uno spreco che dura da anni e anni.
Grazie per la cortese attenzione, spero che l’esempio possa servire e raggiungere le orecchie di chi deve decidere dove non sprecare e dare un supporto alle amministrazioni “aperte e operanti territorialmente” senza aumentare la spesa pubblica, anzi eliminando un vero spreco.
Mauro Traverso

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