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IL LAVORO SENZA ORARIO E I GIORNALI CHE DISINFORMANO

LA STAMPA QUOTIDIANA TRASFORMA UNA NOTAZIONE RAGIONEVOLISSIMA DEL MINISTRO DEL LAVORO IN UNA NOTIZIA-BOMBA, E I SINDACATI CI CASCANO

Secondo editoriale telegrafico per la Nwsl n. 370, 29 novembre 2015.

I giornali calcano sempre un po’ la mano per dare colore alle notizie, d’accordo; ma c’è un limite a tutto. Venerdì il ministro del Lavoro dice una cosa che per chiunque si occupi di lavoro è del tutto ovvia, che tuttavia merita di essere ricordata al grande pubblico: ci sono, e diventeranno sempre più numerosi, rapporti di lavoro dipendente nei quali la prestazione non può essere misurata con l’orologio, perché non è soggetta a vincolo di orario; dunque occorre studiare nuovi modi di misurarla e retribuirla. Questione niente affatto trascurabile, se si considera che, invece, il nostro diritto del lavoro e della previdenza oggi non conosce altro parametro per la misurazione del lavoro e la commisurazione del compenso, che non sia l’orario. Il giorno dopo il quotidiano la Repubblica spara questa notizia con un titolone in prima pagina: POLETTI: BASTA CON L’ORARIO DI LAVORO. Subito sotto, un articolo corrucciato della pur valente sociologa Chiara Saraceno, che paventa la fine di ogni protezione contro lo sfruttamento del lavoro, con inizio in prima e seguito a pagina 31. La distorsione della notizia, da parte di chi fa il giornale, in questo caso è dolosa; perché lo stesso quotidiano pubblica anche una bella intervista a Maurizio Del Conte, nella quale il giovane giuslavorista consigliere del Governo spiega molto bene il concetto ragionevolissimo che il ministro ha voluto richiamare; ma l’intervista è collocata a pagina 15, sotto un titolo che non richiama in alcun modo la dichiarazione di Poletti, in modo che il grande pubblico si accorga il meno possibile della forzatura compiuta in prima pagina. La cosa ancora più stupefacente, però, è che la leader della Cgil (seguita peraltro da alcuni altri di Cisl e Uil) ci caschi come una pera cotta, squalificando irosamente la dichiarazione del ministro: “sul lavoro non si scherza!”. Non si stupisca, poi, se i suoi tesserati sono per la maggior parte pensionati.

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