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IL PD E’ ALLA RICERCA DI UNA LEADERSHIP FORTE, IL PDL RISCHIA DI PERDERE LA SUA

I VOTI DI PD E LISTA BONINO SOMMATI SI AVVICINANO MOLTO ALLA SOGLIA PSICOLOGICAMENTE IMPORTANTE DEL 30%. E LO SCHIERAMENTO DI OPPOSIZIONE, PUR MOLTO DISOMOGENEO, SUPERA NEL VOTO L’INSIEME DELLE FORZE DI GOVERNO (DOVE SI DELINEA UNA GRAVE SCONFITTA PERSONALE DI SILVIO BERLUSCONI). E’ URGENTE CHE ALLO SCOPPIO DELLA “BOLLA DI FIDUCIA” DEL PREMIER L’OPPOSIZIONE, SE VUOLE CANDIDARSI A VINCERE, SAPPIA PRESENTARSI CON UNA GUIDA FORTE E UNA ALTERNATIVA PROGRAMMATICA CHIARA, INNOVATIVA, REALISTICA E LARGAMENTE CONDIVISA

Commento a caldo sulle prime proiezioni dei risultati delle elezioni europee, alla mezzanotte del 7 giugno. A due giorni di distanza il dato del PD si attesta su di un valore più basso rispetto alle prime proiezioni: 26,1%; ma il discorso, nel suo complesso, non cambia.

Se il dato emergente dalle prime proiezioni sarà confermato, Il risultato ottenuto in queste elezioni europee dal Partito Democratico non è disprezzabile: la somma dei voti del PD e di quelli della lista Bonino (che l’anno scorso erano uniti) sembra raggiungere il 30%. E’ un dato peggiore rispetto a quello delle elezioni politiche; ma non è una flessione disastrosa. E c’è un grande serbatoio di voti dispersi al quale il PD potrà attingere in futuro, se saprà proporsi in modo convincente.

Il dato sorprendente, infatti, è che in questo Paese fino a ieri considerato da tutti (noi compresi) totalmente dominato da Silvio Berlusconi, lo schieramento di opposizione – pur molto disomogeneo – sembra raccogliere complessivamente più voti delle forze di Governo, tra le quali il partito del Premier è nettamente in calo. Certo, quel 30% del PD+PR di oggi fa risaltare il valore del risultato conseguito nell’aprile dell’anno scorso: quasi il 34 per cento. Quel risultato era il frutto di una scelta di linea fortemente innovativa, che tagliava recisamente i ponti con il passato e prefigurava la costruzione di un partito totalmente diverso rispetto a quelli dalla cui fusione il PD era nato. Nell’anno che è seguito il partito non ha saputo tenere con decisione la barra su quella linea; si è disunito; e ha lasciato riaffiorare a tratti gli schemi di una vecchia politica, ancorata alle categorie ideologiche del secolo scorso. Questo gli ha tolto un po’ di smalto e incisività.
Ma il 27+3 per cento di questa sera – se risulterà confermato nei dati definitivi – è pur sempre un risultato di tutto rispetto per un partito nato soltanto due anni or sono; e lo è ancor di più se confrontato col risultato in queste elezioni degli altri partiti europei di centro-sinistra. Per altro verso, costruire un grande partito riformista e radicalmente nuovo rispetto al passato non è compito che possa esaurirsi in un paio d’anni: è un’opera di largo respiro, nel corso della quale ben possono verificarsi anche flessioni come questa. La bontà di una strategia politica si misura sulla distanza di almeno una legislatura, non su quella del piccolo cabotaggio. Ora si apre una stagione pre-congressuale, attraverso la quale il PD dovrà riuscire a darsi un profilo più chiaro e originale, con una guida forte e sicura.
Sul versante del Governo, invece, si delinea una pesante sconfitta personale di Silvio Berlusconi. Nei giorni precedenti al voto il leader del PDL, indicando per il proprio partito un obiettivo irrealistico del 40% o addirittura del 45%, ha mostrato di non avere capito ciò che stava accadendo nelle file dell’elettorato di centro-destra; ha temerariamente scommesso ancora una volta sulla capacità della “politica dell’annuncio” di cambiare la realtà a suo favore. Ora la scommessa da lui clamorosamente persa può segnare l’inversione dell’oscillazione del pendolo della politica italiana. Inversione che rischia di essere per il premier tanto più rovinosa, quanto più rapido è stato nell’ultimo anno il gonfiarsi della “bolla di fiducia” dell’opinione pubblica nei suoi confronti.
Se davvero queste elezioni segnano l’inversione dell’oscillazione del pendolo, per chi è convinto della bontà delle ragioni per cui è nato il PD è il momento di rimboccarsi le maniche e proseguire con maggior determinazione nell’opera intrapresa.